.1. Oh My Lady!

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La duchessa di Raven fece un rapido calcolo del numero di domestici che c'erano in quella casa e improvvisamente le fu così lampante come il numero fosse esagerato e la loro incapacità parimenti, che la rabbia salì in maniera repentina e pensò di ...

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La duchessa di Raven fece un rapido calcolo del numero di domestici che c'erano in quella casa e improvvisamente le fu così lampante come il numero fosse esagerato e la loro incapacità parimenti, che la rabbia salì in maniera repentina e pensò di parlare al marito della possibilità di cacciarli tutti. Era l'ora di uscire e i capelli non stavano su nemmeno per errore, anzi erano così crespi ed elettrici da poter competere con quelli delle bambole che si trovavano nella nursery in attesa che lei mettesse al mondo dei figli. Era sicura che loro, i bambini, a meno che non avessero preso da lei, non avrebbero avuto niente da ridire sul dubbio gusto estetico delle bambole, ma poteva giurare su Molly, la cosa più importante che attualmente possedesse, che quella frivola pettegola di lady Winthorpe non avrebbe mancato di farglielo notare. Certo, non sarebbe andata direttamente al punto, come si conveniva ad aristocratici del loro rango, avrebbe solo arricciato il naso in quella smorfia odiosa, come se uno dei suoi mille barboncini, per un attimo dimentico della sua elitaria educazione, gliel'avesse fatta proprio sotto al naso.

Era ancora davanti alla toeletta, ancora non si capacitava di quel disastro. Naturalmente il problema non erano solo i capelli, ma anche la cipria che la faceva assomigliare non tanto ad una duchessa, quanto al vaso da notte di porcellana bianca che aveva sotto al letto. Per non parlare del fard, non voleva neppure pensarci all'associazione che le veniva subito in mente e che la fece arrabbiare ancora di più. Ultimamente le sembrava di essere tranquilla solo quando poteva cavalcare in santa pace Molly. Robert, suo marito, le aveva più volte consigliato di non farlo perché non si addiceva ad una donna del suo rango, ma lei non gli aveva dato ascolto, erano d'altronde le uniche cose che la facessero stare bene e le tenessero la giornata impegnata, oltre ai necessari rimproveri destinati alla servitù, naturalmente.

Il vestito era anche quello un disastro, non erano state in grado di stringerlo abbastanza, cosicché la sua figura sempre perfetta, secondo i canoni dell'epoca, appariva ora informe. Stavolta non poteva proprio tirarsi indietro di fronte ai suoi doveri di vicinato, era curioso come quanto più in alto ci si trovasse, quanto più gli obblighi formali aumentassero senza posa. Provò a strattonare da sola il suo vestito di mussola ma non c'era niente da fare. Respirò una, due, tre volte tentando di reprimere la rabbia.

Sapeva come la giudicavano gli altri, tutti, compreso suo marito, come un'insopportabile, mutevole, capricciosa, bisbetica. E la cosa all'inizio l'aveva un po', solo un po', resa triste. Ora invece poteva dire di trovare la situazione quasi affascinante, ci si sentiva a suo agio in questo ruolo. Gli altri la rispettavano, non solo per la sua posizione gerarchica, ma perché la temevano. E il rispetto era tutto quello che possedesse e che le interessasse possedere.

Scese le scale evitando di guardare i domestici, era terribilmente offesa dagli avvenimenti recenti che riguardavano la sua persona. Si avvicinò Tyrell Abrams, aveva in mano un vassoio d'argento con delle lettere.

<<Vostra grazia, ben svegliata, è arrivato il nuovo ragazzo, lo stalliere, si sta già occupando di Molly. >>

La duchessa fece un cenno del capo. Impercettibile quasi, ma Tyrell lo vide e se lo fece bastare. Era meglio quello dei suoi sfoghi d'ira.
La duchessa avrebbe voluto chiederle come stava Molly e se il nuovo stalliere l'avesse trattata bene. Ma non disse nulla, se ne sarebbe accertata presto.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora