I giorni trascorsero così placidamente e così terribilmente simili ai precedenti e forse a quelli futuri, che il mondo della duchessa di Raven sembrò essere davvero tornato in asse. Erano passate circa un paio di settimane. La contessa di Winthorpe l'aveva qualche volta invitata ufficialmente a farle visita, l'ultima sua lettera risaliva a solo tre giorni prima. Si era scusata per quello che era accaduto, promettendole da quel momento in poi, di tornare ad essere la sua cara amica di sempre. Sapeva come la pensava suo marito. Il duca di Raven non aveva nascosto il fastidio di una situazione così poco adatta al loro rango e l'aveva accusata di essersi comportata come una sciocca ragazzetta di campagna. Le aveva fatto, solo la sera prima, di nuovo questo discorso trattandola con molta sufficienza e quello che l'aveva salvato dalla sua furia e dalla sua violenza era stata solo la vergogna di dover confessare la verità. Una verità che ancora le bruciava, ancora risuonava nella sua testa col suono sprezzante delle parole di Magnus Leroy. Ma il suo sangue ormai era scomparso dalla corte dell'entrata secondaria, la rena rossa se l'era mangiato e del suo passaggio non restava che un ricordo volutamente confuso.
La duchessa di Raven indugiava il meno possibile su pensieri che lo riguardavano e che la coglievano di sprovvista solo nei rari momenti in cui abbassava la guardia, come per esempio durante una delle poche cavalcate con Molly che si era concessa e da cui era tornata così scombussolata da decidere di rimandare per un po' anche quelle uscite.
Tornò in camera e riprese in mano la busta immacolata della contessa di Winthorpe, leggeva quelle lettere di corsa, quasi di sfuggita. Aveva lo sciocco terrore che Magnus potesse invaderle la mente anche da sotto quell'inchiostro nero, come se la sua mano invisibile avesse guidato quella della contessa nella scrittura, come se tutto quel nero potesse essere pericoloso, minaccioso e invadente. E un po' la contessa era persuasa che lo fosse davvero, invadente e pericoloso quel Magnus Leroy che le sembrava l'avesse contaminata come aveva fatto il nero col candido foglio poroso e come immaginava avessero fatto le sue labbra con la sua anima, che era piena del suo sangue e di quelle sue terribili parole. Parole che la facevano imbestialire perché colpivano un nervo scoperto, un punto nevralgico e dolente. Il suo piacere, il suo ruolo di donna, un ruolo che rifiutava con tutta la violenza di cui era capace da sempre, sin dalla sua infanzia in collegio piena solo di regole e divieti. E visto che non conosceva altro che potesse rifiutare, rifiutava l'etichetta con l'unica arma che una donna della sua posizione potesse vantare; la violenza.
Era sicura che tutto questo la contessa di Winthorpe lo sapesse benissimo, lo intuiva chiaramente che le aveva sempre invidiato il marito e la posizione pur facendolo dal suo mondo ben meno rigido, dove il suo stato di vedovanza le conferiva una libertà notevole. Ma c'erano dei limiti anche per la contessa, la società non avrebbe chiuso gli occhi di fronte a quello che stava facendo con Magnus Leroy. C'erano delle leggi immutabili e cristallizzate e niente poteva infrangerle, non bastavano certo il denaro e la buona volontà.
Questo era il suo unico e preponderante pensiero durante quelle sue vuote giornate, avrebbe atteso che la scure dei pettegolezzi calasse sulla contessa limandone le pretese.
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LA DUCHESSA DI RAVEN
Fiksi SejarahMagnus Leroy ama aggiustare le cose, é affascinante, sicuro di sé, ostinato e segue una regola: non vedere la stessa donna per più di due volte, mai. La duchessa di Raven è in grado di distruggere tutto quello che gli capiti a tiro, se disturba...