.13. An Orange for a Word

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Che la servitù era praticamente speculare a quella presente a Bucklersbury House fu la seconda cosa che Magnus pensò

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Che la servitù era praticamente speculare a quella presente a Bucklersbury House fu la seconda cosa che Magnus pensò. La prima, invece, fu che si vedeva dai colori accesi che quella era una casa in cui viveva una donna sola. I colori dominanti , ossia il rosso, il blu e l'oro della carta da parati e dei tessuti, insieme a quei disegni di rami intrecciati tra di loro, gli facevano subito venire in mente l'oriente. Un oriente morbido e languido. Venne consegnato da un maggiordomo gentile e con i capelli grigi come l'altro a una cuoca grassa e sorridente, poteva tranquillamente essere una lontana parente di Elsa Pound, considerata la somiglianza, che tra una stretta vigorosa e qualche sorriso materno lo indirizzò a sua volta a una cameriera piuttosto avvenente. Si chiamava Lisa e aveva all'incirca la sua età. Aveva i capelli scuri ed era molto minuta e tonda.

<< Cosa ti sei fatto?>>

Gli disse non appena si fu tolto la camiciola.

<< Cos'è quello?>>

La interruppe Magnus guardando sospettoso il vasetto che la ragazza aveva in mano.

<<È un decotto di alcune erbe, latte e miele. Funziona bene sulle ferite, posso?>>

<<Faccio io, se non ti dispiace. >>

Per oggi, gli sembrava che le persone avessero invaso anche troppo i suoi spazi.

<<C-certo come vuoi.>>

Rispose arrossendo la cameriera. Era adorabile, se fosse stata una delle tante serate che passava alla taverna del Diavolo avrebbe provato a sedurla, avrebbe fatto la fatica. Ma oggi era di pessimo umore, così non si prese il disturbo di importunare quella ragazzetta minuta e mora. Allentò le fasciature e prese un po' d'unguento con due dita, non appena quell'intruglio cremoso entrò a contatto con le ferite aperte si sentì immediatamente meglio.

<< Non è stata una rissa.>>

Disse Lisa dimenticandosi che non stava parlando con sé stessa.

<<No, è stata una donna.>>

Lisa mise in maniera teatrale entrambe le mani sulla bocca. Anche se fissava ipnotizzata i muscoli di Magnus Leroy. Non aveva mai visto in vita sua un uomo così bello e Tom Selleck, il figlio del fabbro, era purtroppo destinato a perdere il primato nel suo cuore.

<<Pensavo che nessuna fosse peggio di... di...>>

<<Della contessa di Winthorpe?>>

Terminò Magnus seduto sul grande tavolo di legno e intento a finire il lavoro.

<<Si, insomma lei è....>>

<<Non mi è sembrata così terribile. >>

<< Oh, no con gli uomini non lo è. Non finché... ecco, non subito, comunque.>>

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora