Fu davvero strano il sentimento che accompagnò il loro ritorno, entrambi provarono una sensazione che gli era già molto familiare, quella di opporsi con tutte le loro energie ad una forza che li respingeva indietro. Il vento era fortissimo, Magnus sapeva quanto fosse pericoloso quello che stavano facendo, attendere la fine della tormenta era forse preferibile all'esito incerto a cui entrambi stavano andando incontro. Eppure nella sua testa non c'era spazio che per la sfiducia ingiustificata che lei gli riservava da sempre, per il rifiuto con cui accoglieva quello che c'era tra loro. Ginevra preferiva pensare che lui l'avesse usata, era il modo in cui si tutelava dal dover fare una scelta definitiva, in cui evitava di esporsi al ridicolo per i sentimenti che la legavano a lui.
Mentre le dava la schiena e tentava di avanzare, a Magnus sembrò che ogni passo fosse pesantissimo e che ogni traccia scura che lasciava sul manto bianco della neve, fosse una piccola conquista, era il modo in cui aveva vissuto negli ultimi anni. Un passo alla volta, facendosi bastare quello che aveva, Lisa, le sue gravidanze, le donne alla taverna, quelle maledette donne che non erano mai lei e ancora non capiva il perché, le sue invenzioni. Tutte cose che in quel momento gli parvero prive di importanza. Inutile negare che si sentiva vivo solo quando quella femmina era nelle vicinanze.
Si girò per osservarla ma perse il vantaggio che aveva guadagnato, il vento, implacabile, lo costrinse a fare tre passi indietro. Ginevra avanzava con molta fatica, era sul punto di cadere. Magnus tentò di trovare un equilibrio che gli permettesse di non farsi trascinare, affondò bene i piedi nel terreno mentre ancora una volta, anche in quella situazione inverosimile, osservava i suoi capelli castani volare di qua e di là, pieni di neve e umidi di pioggia. Quei capelli che aveva stretto nei momenti convulsi in cui l'aveva posseduta. Anche Ginevra si accorse di lui, si fermò, fece un errore, di nuovo lui, forse inconsciamente o forse con una diabolica intenzionalità, la stava condannando alla rovina. Magnus non sopportò la vista di quello che sarebbe accaduto, serrò gli occhi, proprio come quel pomeriggio alla radura di molti anni prima, si disse che forse doveva lasciarla andare, che se fosse scomparsa dalla sua vita e dal mondo, era probabile che i legacci che lo tenevano tanto oscuramente avvinto a lei si sarebbero allentati, riaprì gli occhi giusto in tempo per vedere che cadeva e che le sue mani artigliavano la neve, trovandola troppo morbida e mancando la presa proprio come prima avevano fatto le sue dita con la terra, mentre lui la penetrava. Poteva andare avanti e lasciarla lì, poteva voltarle le spalle e fingere che non fosse mai esistita, cancellarla, dire che si era trattato di un incidente.
Le sue gambe decisero per lui, tornò indietro, Ginevra si era accasciata sulla neve, il volto era rosso nello sforzo che aveva fatto per arrivare fin lì. Era una follia quello che lui stava per fare, una cosa senza senso, a malapena ce l'aveva fatta a trascinare la sua, di mole, avrebbe fallito se si fosse accollato anche il peso di quel corpo di donna. Non era neppure così esile Ginevra e quelle curve che minacciavano continuamente di mandarlo dritto all'inferno forse ora ce lo avrebbero condotto davvero, rivelandosi fatali per entrambi.
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LA DUCHESSA DI RAVEN
Исторические романыMagnus Leroy ama aggiustare le cose, é affascinante, sicuro di sé, ostinato e segue una regola: non vedere la stessa donna per più di due volte, mai. La duchessa di Raven è in grado di distruggere tutto quello che gli capiti a tiro, se disturba...