.39. The missing Ingredient

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Londra, Dicembre 1802

Bucklersbury House

<<Avanti, Mary, dev'essere tutto pronto per stasera!>>

Mary Shelly sospirò sonoramente per la quinta volta da quando era scesa, non erano nemmeno le otto e già Elsa Pound non faceva che abbaiare ordini a destra e a sinistra e comportarsi come se fossero già in ritardo. Tyrell Abrams si avvicinò di soppiatto, tentando di evitare la linea di fuoco di Elsa e nascondendosi, in maniera invero abbastanza villana, dietro alla povera Mary che si pentì amaramente, per la milionesima volta, di aver peccato di vanità rivelando di saper leggere e scrivere per far capire agli altri che non era solo una semplice cameriera.

Da quel momento in poi, infatti, Elsa aveva deciso che sarebbe andata personalmente lei al mercato con in mano la lista degli ingredienti, e così era stato, una scocciatura che la costringeva ad abbandonare il suo fidanzato, Roland Barns, la mattina all'alba sotto le coltri calde per avventurarsi nel freddo tagliente del mercato, tra gli odori che da qualche tempo avevano iniziato a darle particolarmente fastidio, si, convenne, doveva essere questo il motivo per cui era tanto insofferente, da un po' di tempo non si sentiva molto bene e si rifiutava di accettare, come le aveva detto Pauline con atteggiamento sprezzante, che non era diventata grassa come un oca, ma che era gravida come una mucca. Lo sapeva che aveva ragione, non aveva più avuto il menarca.

Si ritrovò a sospirare pensando che non vedeva l'ora tornasse di nuovo l'estate, ma era appena Natale e avrebbero dovuto aspettare ancora.

Tuttavia, come ogni maledetto giorno, in mano teneva un foglio con diverse cancellature, Elsa non faceva che aggiungere e eliminare ingredienti per il suo pudding natalizio, cosa che Mary trovò assolutamente frustrante a quell'ora del mattino. Si grattò la testa mentre Elsa poggiava minacciosamente entrambe le mani sulla sua vita enorme ricominciando ad elencare con voce tonante.

<<Il miele, l'uvetta, le mandorle e ...e...ah, che diavolo manca?>> Disse Elsa.

Pauline Lefevbre arrivò stropicciandosi gli occhi, afferrò un'arancia, la pulì con la gonna della sua uniforme da cameriera e quando le sembrò abbastanza lucida iniziò a giocherellarci con le mani, subito dopo, davanti allo sguardo furioso e attonito di Mary, si buttò sulla vecchia panca di legno continuando a sbadigliare.

<<Perché non può andarci lei?>> Tentò di dire Mary, frustrata, indicandola. Era la sua migliore amica, questo era vero, ma il suo lato francese, quello spregio che esibiva con orgoglio, quella sorta di incuranza degli ordini, la faceva indignare moltissimo.

Perché, si domandava Mary, lei invece aveva paura di tutto? Aveva paura di Elsa, dei tradimenti possibili di Roland, ma soprattutto temeva la furia della padrona che aveva appena scoperto di aspettare un bambino e che era diventata assolutamente insopportabile, anzi, era sicura di non averla mai trovata tanto indisponente.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora