.46. Sentimentality

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La duchessa di Raven non sapeva che le cose potessero davvero cambiare dal giorno alla notte in quella maniera, dapprima diede, in maniera un po' sciocca e fantasiosa, la colpa a quella luna volitiva, seducente, che li aveva osservati in silenzio ...

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La duchessa di Raven non sapeva che le cose potessero davvero cambiare dal giorno alla notte in quella maniera, dapprima diede, in maniera un po' sciocca e fantasiosa, la colpa a quella luna volitiva, seducente, che li aveva osservati in silenzio mentre si scambiavano in maniera sfacciata il piacere e il dolore. Aveva capito anche in quell'occasione, dopo quel primo violento strappo nel ventre, che si, forse ogni tipo di felicità comportava anche una parte di sofferenza. Questa convinzione si era insinuata dentro di lei in sordina, lentamente, l'aveva poi riempita, colmandola.

Aveva sofferto molto quando Magnus aveva confermato che si sarebbe sposato, che le cose non avevano subito nessuna variazione in quella stanzetta spoglia, questo l'aveva indotta a pensare che per lui non ci fosse alcuna differenza tra lei e un'altra femmina qualunque e che forse anche per lei, non ce ne sarebbero state con un altro uomo.

Era corsa in salotto, l'aveva ignorato, si era sentita persino felice, a suo agio, sicura di sé come non era mai stata lì in mezzo. Aveva scherzato col Cavaliere davanti al marito, e finché Magnus era rimasto lì vicino si era sentita forte, viva, come se finalmente avesse avuto un qualche rilievo nel mondo, aveva proprio immaginato che il suo corpo fosse più spesso, si muoveva con una nuova pesantezza, sentiva ancora le mani e il peso di Magnus su di lei.

Poi non l'aveva più visto e più per noia che per frivolezza aveva accettato anche il secondo, il terzo e l'ultimo ballo che il Cavaliere le aveva chiesto. La insidiava con le parole, sfiorava la sua carne in gesti apparentemente casuali mentre la musica li avvolgeva, approfittava del Cotillon per scambiare con lei frasi audaci, "posso rivedervi da sola, ho bisogno di parlare con voi, solo questo, lo giuro, ho bisogno solo di un po' di tempo insieme, siete affascinante, un essere unico."

La duchessa aveva chiuso gli occhi, aveva immaginato che le stesse parole provenissero da Magnus, ogni tanto si era negata, ogni tanto aveva assecondato le voglie del Cavaliere. Non si era accorta che il marito non la perdeva di vista, era tutta presa a colmare con quello che aveva, l'improvvisa assenza di Magnus e del suo corpo massiccio addosso.

Si era separata dal Cavaliere con la promessa che si, lo avrebbe infine rivisto durante un tè a casa della contessa di Winthorpe, solo un innocente tè.

Il marito quando lo aveva raggiunto si era da subito comportato in maniera bizzarra, era troppo scattoso, rosso in viso, sputacchiava a vanvera parole sulla creanza, sul pudore, su quello che ci si aspettava da una duchessa e infine sul ridicolo a cui la sua assurda sceneggiata sentimentale col Cavaliere l'aveva sottoposto. "Lo capiscono tutti che state amoreggiando col Cavaliere, si vede da lontano un miglio". Il suo rossore era peggiorato, il duca aveva bevuto troppo Brandy, anche, lo capì dall'odore fastidioso che insieme alle sue parole cattive usciva dalla sua bocca.

La duchessa aveva negato, lui aveva detto che era ora di andarsene a casa e di comportarsi da quello che erano; da marito e moglie. La duchessa si era sentita mancare a quelle parole, aveva sentito di nuovo il panno ruvido sotto al sesso, aveva dato un'occhiata distratta al salone, alle riproduzioni enormi di caccia a l'esposizione fiera di quella violenza che si riproduceva all'infinito su quelle tele, il fantino a cavallo, il piede sullo sperone, la gamba piegata in avanti e la povera bestia, una volpe forse? - Difficile dirlo dalla posizione in cui si trovava adesso - che senza nessuna possibilità di salvezza e in preda solo all'ultimo disperato istinto di scamparla, si lanciava in una fuga disperata. E infine eccolo il marito che la braccava, che l'accerchiava. La sua, di violenza, dov'era finita? Ci si era difesa da sempre, aveva creato un cerchio di protezione intorno a lei, un'aurea invalicabile che aveva tenuto tutti a distanza. Ma non sentiva niente della vecchia furia, non riusciva a rintracciarla in mezzo alla preoccupazione. Se l'era portava via Magnus? L'aveva sostituita col piacere, le aveva tolto davvero l'unica arma che possedesse e lei glielo aveva consentito? Dov'era finito soprattutto? Dove diavolo si era cacciato?

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora