Mentre Magnus Leroy percorreva il corridoio col cuore in gola, poteva senza dubbio affermare di avere un solo bisogno preponderante; vedere Ginevra. Si era tormentato tutto il giorno nell'ansia di raggiungerla, seppure la delusione per il modo in cui lei respingeva il suo amore lo aveva ferito in maniera indicibile.
Come poteva non credere alle sue parole? Come poteva quando, nonostante tutto quello che li separava, lui continuava a tornare da lei?
Sperava che sarebbe stata meno cocciuta, che questa volta sarebbe bastato quello che i loro corpi potevano fare quando erano insieme, che si sarebbe fidata delle sue mani, della sua voglia, delle sue labbra che dipendevano da lei, esistevano solo per lei.
Si rendeva conto di quanto questo suonasse sdolcinato ma ormai non poteva più ignorare i suoi sentimenti. Gli erano stati sufficienti sei anni di buio e per rendersi conto che la qualità della sua esistenza dipendeva dalla presenza nella sua vita di quella donna. Non sapeva dire perché e non voleva darsi una ragione troppo razionale, era un inventore, gli piaceva pensare di sé stesso di essere un uomo razionale, eppure tutto quello che aveva a che fare con Ginevra, da quel primo giorno di sole in cui l'aveva incontrata, sfuggiva al suo controllo, era invisibile e impalpabile come poteva esserlo l'anima, ma era ugualmente presente e ingombrante.
Lei era un pensiero ossessivo, lo erano i suoi occhi azzurri, le sue mani eleganti, le minuscole unghie rosate e ovali, il piccolo neo che aveva sotto la bocca e la voglia a forma di stella che aveva sopra al fianco destro.
Lo era la sua voce bassa e leggermente roca, i suoi gemiti incredibilmente eccitanti e gutturali.
Il suo spirito, il suo coraggio, il fatto che fosse tanto diversa dalle altre, così seria, così sprezzante delle convenzioni.
Riluceva in maniera abbagliante e lui non riusciva a distogliere gli occhi da lei, non riusciva a non desiderare la sua compagnia. Lui che si era preso gioco di tutte le donne che aveva fottuto, lui che non si era mai sentito legato a niente a nessuno, che riusciva a resistere quasi a tutto.
Ma non al fatto che lei non gli avesse creduto, aveva rischiato di perderla in mezzo alla tormenta, il gelo era così implacabile che nel tratto di strada che avevano percorso per tornare indietro, ogni pezzo di pelle esposto si era screpolato, tagliandosi. Aveva tentato di coprirla come meglio aveva potuto, le aveva fatto scudo col corpo mentre era incosciente, aveva fatto in modo che il vento si accanisse sulla sua, di pelle, perché questo lo poteva sopportare, non gli interessava.
Ma non poteva tollerare che qualcosa scalfisse la sua bellezza, che lei provasse dolore.
Aveva passato la notte insieme a Ginevra combattendo contro il sonno solo perché era terrorizzato all'idea che non si risvegliasse più. Ma quando finalmente aveva aperto gli occhi lo aveva guardato in maniera terribile, come se non fosse la stessa che aveva posseduto nella serra. Gli aveva rinfacciato nuovamente il passato, gli aveva detto che lui non aveva perduto nulla.
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LA DUCHESSA DI RAVEN
Fiksi SejarahMagnus Leroy ama aggiustare le cose, é affascinante, sicuro di sé, ostinato e segue una regola: non vedere la stessa donna per più di due volte, mai. La duchessa di Raven è in grado di distruggere tutto quello che gli capiti a tiro, se disturba...