.8. Libertine

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La duchessa di Raven lanciò un'occhiata di fuoco a Magnus Leroy

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La duchessa di Raven lanciò un'occhiata di fuoco a Magnus Leroy.

<< Ringrazia il cielo che sono già in un ritardo imperdonabile.>>

<<Che volete dire my Lady?>>

Billy Round stava cercando di farsi gli affari suoi, ma ogni tanto la sua attenzione andava alla duchessa di Raven e a Magnus Leroy, si chiedeva di cosa stessero parlando, Magnus era di fronte alla donna, sotto la pioggia, come se si fosse trattato non di un comune stalliere ma di un gentiluomo che avesse gli stessi diritti della duchessa. Billy Round rise mentalmente per la sua stupidità del suo pensiero mentre l'acqua grondava giù dal suo cappellino da valletto. Qualunque cosa Magnus Leroy potesse sembrare, la verità era che rimaneva comunque un semplice sottoposto.

La duchessa non poteva davvero credere che Magnus stesse facendo tutto questo. Si scrollò di dosso la pioggia spingendola via dalle pieghe del vestito con la mano libera come se avesse potuto farlo anche con Magnus e con le sue parole.

<<Sei un uomo molto stupido.>>

<<E voi siete una donna molto bella.>>

La duchessa di Raven strinse fermamente l'ombrellino, sentiva conficcarsi il legno dell'intelaiatura all'interno dei polpastrelli e nel palmo della mano. Lo sentiva attraverso i guanti, ma era l'unico modo per distrarsi dai suoi intenti. Non poteva dargli una lezione come avrebbe voluto, era giorno, si trovavano in una strada rispettabile di Londra e per di più erano di fronte alla casa della contessa di Whintorpe.

<<Non scherzare con me. Non sono una delle tue contadine e non ho la pazienza necessaria per sopportare questo atteggiamento.>>

Ancora il legno entrò a contatto con la pelle. Se fosse dipeso da lei avrebbe impugnato l'ombrello e avrebbe fatto esattamente come quella mattina.

<<Non ve l'ha mai detto nessuno, my lady?>>

In tutta risposta la duchessa di Raven lo spinse di lato. All'inizio sentì la resistenza del suo corpo, un muro massiccio di muscoli. Ma l'uomo fu abbastanza saggio da togliersi dalla sua traiettoria.

Magnus pensò che le cose stavano andando esattamente come aveva previsto. La resistenza della duchessa di Raven non lo spaventava così come le sue minacce. Lo aveva bastonato come se fosse stato un animale e lui si sarebbe comportato di conseguenza; come un asino ostinato. E la donna si sarebbe pentita, pensò, di non avergli permesso di andarsene via quella mattina.

Per ora non c'erano cenni che facessero pensare che la duchessa di Raven fosse una delle tante donne che risentivano del suo fascino. Ma nemmeno per un momento Magnus pensò che dipendesse dalla posizione che occupava la donna nella scala gerarchica. In fondo era persuaso del fatto, che le femmine, fossero tutte uguali senza vestiti, indifferentemente dal fatto che fossero regine o che si trattasse di quelle sue contadine che la duchessa nominava spesso.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora