.3. A Matter of Hours

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Magnus Leroy fece di tutto per stare lontano da Gremorne Hall il più possibile e quando il disgusto per la situazione che si era venuta a creare si faceva insopportabile, ricorreva a Lisette infrangendo l'unica regola alla quale finora si era atte...

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Magnus Leroy fece di tutto per stare lontano da Gremorne Hall il più possibile e quando il disgusto per la situazione che si era venuta a creare si faceva insopportabile, ricorreva a Lisette infrangendo l'unica regola alla quale finora si era attenuto, quella di non superare le due volte. Lisette si mostrava piuttosto compiacente ma per lui era solo un modo di allontanare la frustrazione accumulata e quella sensazione sgradevole che lo faceva sentire teso come il filo su cui la servitù metteva ad asciugare i panni. La contessa di Winthorpe si accompagnava sempre col duca di Raven, quindi finora era stato impossibile per loro scambiare più di qualche convenevole senza significato. Aveva appreso tuttavia molte informazioni da sua moglie, che dimentica di essere stata niente più di una servetta maltrattata, ora si sentiva la più intima confidente della contessa e non mancava occasione di far notare al marito quanto quella nobil donna la tenesse in altissima considerazione mettendola a conoscenza di tali personali faccende.

Per esempio ora Magnus Leroy sapeva che la contessa era incinta di quattro mesi, che era andata via da Londra per evitare uno scandalo e far calmare le acque in attesa di trovare una soluzione e che sicuramente sotto c'era dell'altro, anche se non riusciva a capire cosa. Non era mai stato un uomo particolarmente interessato ai rituali sociali, tuttavia capiva da solo che lo scandalo ci sarebbe stato eccome una volta che avessero fatto ritorno, che il fatto di nascondere la gravidanza non era il perno della faccenda, il perno era che la contessa, anche nello stato di vedovanza in cui si trovava, seppure più libera della maggior parte delle donne nella sua condizione, aveva lo stesso infranto un divieto, non si era risposata e portava addosso le prove della sua colpa.

Quella mattina aveva condotto nelle sue stanze Lisette un paio di volte, lo aveva fatto per un motivo preciso, evitare di fare l'unica domanda che gli stesse a cuore e di cui, ne era convinto più che mai, non voleva davvero ricevere una risposta.

Uscì dalla sua camera sfinito, Lisette, doveva riconoscerlo, si era rivelata onesta, non aveva chiesto nulla che Magnus non fosse disposto a concederle, si limitava a far sfogare l'uomo e poi si rivestiva e se ne andava, nessuna chiacchiera superflua, nessuna attribuzione illogicamente sentimentale ai loro amplessi.

Soffocò quell'ingombrante coscienza che tentava di fare confronti, che non mancava di fargli notare che anche quell'altra donna, quella che lo tormentava, non gli aveva chiesto niente, si era rivestita e si era diretta verso il salone dove era iniziata la sua rovinosa discesa. Aveva maturato nei confronti della duchessa di Raven una strana forma di feticismo unito a profonda ammirazione. Si mischiavano in lui sentimenti contrastanti, persino i ricordi facevano a pugni, si intersecavano male gli uni agli altri; era stato lui a tentare di fermarla quando si era rivestita? Era stata lei ad allontanarlo in malo modo? Era stata la duchessa fin dall'inizio a sottrarsi a lui e lui ad inseguirla come non aveva mai fatto con nessuna prima di lei?

E perché? Perché proprio lei? Questa domanda lo assillava, era un'altra di quelle cose che non sapeva spiegarsi e a cui non voleva dare una risposta coerente. Si vedeva semplicemente preda di pulsioni ancestrali e inspiegabili, immaginava che avesse a che fare con il fatto che quella donna fosse per lui un mistero insondabile, che riuscisse ad incarnare tanti opposti apparentemente contraddittori senza perdere credibilità, che l'avesse vista in mille forme: un carnefice sadico, una fanciulla timida spaventata dal sesso, una donna coraggiosa che si sottraeva al suo ruolo scappando per la radura, una dama elegante che danzava in quel salone gremito e infine una martire vestita di bianco che si lasciava sacrificare dalle maglie strette delle convenzioni sociali, che l'avevano infine intrappolata.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora