.25. Everybody's Lives

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Ginevra tirò le coperte di lana fin sotto il mento

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Ginevra tirò le coperte di lana fin sotto il mento.

<<Temo di non essere presentabile.>>

<<E io temo, mia cara, di essere stata invece troppo poco scandalizzabile. Ho peccato di eccessiva libertà mentale finora, in ogni caso ho bisogno di scambiare giusto due parole con voi.>>

Le disse Lady Sanders avvicinandosi al letto con estrema lentezza.

Sentiva i passi di Magnus che si allontanavano lungo il corridoio. Si stupì di quanto più quel corpo possente fosse distante dal suo, più avvertisse una sorta di nebbia attraversarle la testa e lasciarla in uno stato ovattato, assurdamente irreale. Tutto l'opposto di come si era sentita nella serra, dove aveva sperimentato l'insolita sensazione di essere invece presente a sé stessa, viva.

Persino il viso in genere familiare della sua amica le parve adesso grigiognolo, spigoloso, attraversato da lampi sinistri. La luce biancastra che entrava e illuminava gli oggetti eleganti della sua camera le sembrò invece implacabile, metteva in risalto tutto quello che la circondava, tutto quello che ora le sembrava fasullo e che simboleggiava bene la sua esistenza dorata, la sua prigionia annosa.

I colori, persino quelli, ora ferivano gli occhi, troppo vividi, in contrasto con l'espressione della sua amica.

Cosa stava accadendo? Perché sentiva l'impellente bisogno di correre dietro a Magnus, di implorarlo di tornare? Aveva bisogno di saperlo vicino, di sentire la sua presenza, di avere le sue mani e la sua voce addosso. Deglutì nervosamente nello sforzo di sedare i suoi istinti distruttivi e chiuse brevemente gli occhi.

Era davvero una sciocca, nient'altro.

La sua amica scambiò quello che vide per nervosismo ed era esattamente la reazione che si aspettava.

<<Sento la necessità di parlarvi apertamente e col cuore in mano.>>

Si sedette sul bordo del letto. Teneva la testa dritta e i suoi occhi verdi, di un verde acquoso, ben diverso da quello brillante e torbido di Magnus, la giudicarono con insolita severità.

<<Certo.>>

Ginevra tentò di alzarsi, il corpo le doleva come se avesse la febbre. Si appoggiò all'elegante testiera in legno intarsiato del letto. Avvertì le irregolarità degli intarsi che le si conficcavano nella schiena, li ignorò e lasciò il fastidio libero di agire, il suo busto, già dolorante, divenne ipersensibile contro quella superficie dura. Ma non importava, aveva bisogno che qualcosa distraesse i suoi pensieri dall'unico che contava in quel momento e  soprattutto, aveva bisogno di una distrazione che le impedisse di correre dietro a Magnus per supplicarlo di restare con lei.

<<Prima di tutto voglio dirvi che ho commesso un errore grossolano agendo con tale leggerezza a proposito di una questione tanto spinosa e delicata. In passato voi mi avete aperto il vostro cuore palesandomi il vostro turbamento e io mi sono dimostrata, credo, in quel caso, una valida amica e soprattutto un'alleata preziosa. Ho compreso a fondo il vostro dolore nei confronti degli errori giovanili in cui siete incorsa, quando le azioni che avevate commesso si sono rivelate fatali e avete perduto tutto quello che una donna con sani principi potrebbe desiderare; vale a dire, la reputazione e un marito non troppo ingiusto o assente. Quando parlammo la prima volta vi giudicai un'anima sfortunata, che per eccesso di ingenuità aveva trovato conforto in un errore assolutamente comprensibile e scusabile con l'ignoranza a cui la nostra educazione ci condanna. Tuttavia lo sconforto che lessi nei vostri occhi mi persuase ad aiutarvi e i miei propositi divennero più saldi quando per la prima volta vi trovaste di fronte a lui. Ero stata io a far in modo che questo avvenisse includendolo nell'invito anche se sapevo che non era solito, né avvezzo, a frequentare i salotti. Una donna nella mia posizione e con un marito inesistente ha molto tempo libero, tempo che è più che sufficiente a conoscere nel dettaglio i pettegolezzi sulle vite altrui. Sapevo che vostro marito si trovava per un fortuito caso ospite dell'uomo che vi aveva sedotta. Ho pensato che avrei avuto la fortuna di dimostrarmi un'amica impagabile per voi. Potevo non solo fare in modo che vi lasciaste alle spalle il passato, ma che la smetteste di vivere in maniera amorale con un uomo che vi era abbastanza indifferente. Edmund vi è affezionato ma vi siete trovati incastrati, senza dubbio, in una situazione che si è rivelata comoda per entrambi, e come amica mi trovo nella posizione di consigliarvi di allontanarvi da lui. Lo scopo di riunire qui le ombre del vostro passato era quello di rendervi la vostra vita, di permettere a vostro marito di avvicinarsi nuovamente a voi. Mentre voi non avevate occhi che per Magnus Leroy la prima volta che lo avete rivisto, io, invece, avevo subito notato che il duca di Raven conservava per voi un sincero affetto, un sentimento che lo avrebbe spinto a passare sopra a tutto.>>

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora