.11.Bad Things

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Magnus Leroy si limitò ad osservarla e a sorprendersi di quanto ogni mattina non aspettasse ansiosamente che di vederla

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Magnus Leroy si limitò ad osservarla e a sorprendersi di quanto ogni mattina non aspettasse ansiosamente che di vederla. La notte si aggirava per l'ala est della dimora di Lady Sanders tentando di indovinare quale fosse la stanza di Ginevra, tormentato da un desiderio oscuro e potente.
Erano quattro giorni che era lì, al Natale ne mancavano ormai cinque, era sempre più convinto che quella tensione l'avrebbe ucciso. Dormiva pochissimo, gli pareva che il cibo fosse insapore mentre distrattamente, come stava facendo in quel momento, lo portava alla bocca e la fissava, poco distante, che arrotolava una ciocca dei suoi capelli castani tra le dita e sorrideva ad Edmund e al suo inseparabile amico, quel Charles a cui faceva, a quanto pareva, ogni sorta di confidenza. L'aveva vista serena, allegra e appagata e questo lo aveva fatto impazzire, aveva inconsciamente preso a tormentarla come poteva, pur di strapparle la soddisfazione di una qualsiasi reazione. La vicinanza del suo corpo, i suoi gesti più o meno casuali che si ritrovava ad osservare con avidità, le sue labbra piene e quelle maledettissime mani lo eccitavano senza posa. Eppure da quando era lì, come un'imperdonabile sentimentale, non aveva minimamente preso in considerazione di sfogarsi con altre che non fossero lei.

Si avvicinò Lisette con un vassoio, senza considerare la presenza di Lisa accanto a lui, Magnus le prese un braccio e l'accarezzò di fronte a tutti. Tentare di sedurre una cameriera giovane come Lisette, quando si era un uomo dell'età di Magnus, non era considerato niente di eccessivamente disdicevole. Ma toccarla in pubblico, come stava facendo, e lui lo sapeva benissimo, era un'azzardo sconveniente e inopportuno.

Lisette osservò la mano di Magnus e si schermì il viso, l'uomo la fece abbassare e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Sentì Lisa irrigidirsi accanto a lui, ma la cosa non lo colpì. Quello che invece lo fece sorridere e soprattutto lo compiacque infinitamente, fu il rumore della forchetta della duchessa di Raven che nel silenzio colpiva il piatto, cadendole dalle mani.

Non alzò il viso verso di lei, si sentiva solo il vento che faceva sbattere qualche ramo contro i vetri. Magnus era ormai sicuro di avere la sua attenzione.

Lasciò andare Lisette e la guardò di nuovo, incontrando finalmente i suoi occhi furiosi. A quell'evidente fastidio che Ginevra si era finalmente degnata di mostrare, risposte con un sorriso sfacciato e indifferente.

<<Mi mettete in ridicolo.>>

Sentì dire alla moglie sottovoce mentre si sistemava a testa bassa il tovagliolo sulla gonna. La ignorò, Charles rise spezzando il silenzio.

<<L'uomo è per sua natura preda di ancestrali istinti. Non mi ricordo dove l'ho letto. Voi cosa ne pensate mia cara?>>

La duchessa continuava ad osservarlo mentre parlava.

<<Non tutti gli uomini sono identici, per fortuna di noi povere donne.>>

<<Voi dite che un uomo può far fronte all'istinto di cacciare?>>

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora