.49. Human Gestures

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Il duca fece tutto quello che era in suo possesso per umiliarla definitivamente, ma sentiva che non era tutto, che aveva in mente qualcosa, lo capiva perché spesso il suo sguardo si perdeva lontano, aveva detto di preparare una carrozza

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Il duca fece tutto quello che era in suo possesso per umiliarla definitivamente, ma sentiva che non era tutto, che aveva in mente qualcosa, lo capiva perché spesso il suo sguardo si perdeva lontano, aveva detto di preparare una carrozza. Lo aveva ordinato a Roland che ondeggiava dritto, lì dove di trovava, come se un'enorme mano lo avesse piantato a terra e non riuscisse a muoversi. Non aveva il coraggio di guardare ancora Magnus ma non riusciva a sfuggire al suo, di sguardo, che abbracciava quella vergogna esposta come monito e incarnata in lei, la scrutava dalla roccaforte sicura in cui era, dal posto sociale perfettamente consolidato in cui, alla faccia della duchessa, si trovava Era un uomo rispettabile che stava per sposarsi, mentre lei, invece, ora di rispettabile non aveva più nulla. Mary, Pauline e Elsa partecipavano anche loro allo spettacolo della sua pubblica umiliazione, in un crescendo di autolesionismo la duchessa si convinse che tutti fossero lì per godere di quella vista, per prendersi una rivincita su di lei, che nessuno fosse dalla sua parte. Per un po' non si udì nessun gesto e nessun movimento, ma ad un certo punto Roland si riscattò, si mosse nervoso come se di botto si fosse ricordato che la carrozza non si sarebbe preparata da sola.

Fu allora che di nuovo si permise di scrutare la donna che avrebbe goduto della compagnia di Magnus dalla mattina alla sera, che lo avrebbe avuto dentro di lei, che lui aveva scelto. La trovò comune nella sua cuffietta e lo sguardo vivo, la ricollocò dove l'aveva sempre vista, ossia sotto scacco della contessa di Winthorpe, vessata dalla sua amica in continuazione e un po' ne fu contenta. Lisa la osservava senza compassione, pensava già alla sua nuova vita accanto a Magnus, ne era sicura. Guardò con sufficienza il cappelletto, il fiocco di pessima sartoria, il vestito pieno di trine che la faceva sembrare ancora una bambina. Storse il naso, quando Lisa appoggiò la mano sul braccio di Magnus, sebbene vide Magnus ritrarsi, immaginò, anche così com'era conciata, di buttarsi in avanti e toglierglielo di dosso.

Ripensò a quello che il marito le aveva fatto, non l'avrebbe voluta più nessuno, ormai, nemmeno Magnus.

<<Posso prepararla.>>

Esordì Pauline con sicurezza senza ostentare forme di rispetto in una tacita rivoluzione tutta femminile, Pauline era dalla sua parte, non l'aveva mai sentito così chiaramente. Gli occhi si riempivano già di lacrime per il gesto inaspettato ma si trattenne.

<<E perché dovresti farlo? Non ti conviene lordarti le mani con questa femmina, è solo una squallida puttana, nient'altro, e deve andare in giro con le sue qualità belle in vista.>>

Le parole del marito non fecero così male, si sorprese, il dolore fece presto a trovare una sua collocazione, si consolò alla fine.

Il duca infine intimò a Magnus di andare a vedere a che punto fosse la carrozza, sembrava che avesse sentito ad un tratto la smania furiosa di proseguire nel suo riscatto di marito. Magnus si allontanò, stettero zitti col fiato sospeso, in attesa, finché non lo videro tornare, lo fissarono tutti, tranne lei.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora