.1. Middle Earth

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Che fai qui dunque, presuntuosa d'una Pamela? Lascia subito queste rive pericolose, e fuggi da queste onde increspate, che sembrano anch'esse rimproverarti col loro mormorio la tua impetuosità! Non voler tentare la bontà di Dio su queste rive verd...

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Che fai qui dunque, presuntuosa d'una Pamela? Lascia subito queste rive pericolose, e fuggi da queste onde increspate, che sembrano anch'esse rimproverarti col loro mormorio la tua impetuosità! Non voler tentare la bontà di Dio su queste rive verdi, che sono state testimoni dei tuoi propositi colpevoli; e finché hai forza, allontanati dalle cattive intenzioni, se non vuoi che il tuo peggior nemico, ora respinto dalla grazia divina, attraverso la riflessione, non torni all'assalto, con una forza cui tu, debole come sei potresti non saper resistere! E non far sì che un momento di impulsività distrugga tutti quei principi che ora hanno saputo domare la tua mente ribelle, riducendola di nuovo al servizio di Dio e alla rassegnazione alla sua volontà!

Pamela - Samuel Richardson

Magnus si avvio a passo lento e come sempre faceva quando voleva rimandare qualcosa di doloroso tentò di concentrare la sua mente su altro. Cerco imprimere bene i particolari della bella dimora di Gremorne Hall, questa casa che, ora lo sapeva bene, gli era costata così tanto.

Era la casa dei suoi sogni, aveva dovuto apportare solo qualche piccola modifica per far risaltare la sua natura rustica. Aveva fatto mettere un grande tavolo di legno scuro, fatto togliere qualche ninnolo in eccesso, scelta in cui sua moglie aveva messo becco, eppure ora che la osservava bene, che vedeva l'elegante tappezzeria e le pareti quasi spoglie di pietra grezza, i lampadari austeri con i loro cerchi di ferro battuto, le grandi finestre a ogiva sapientemente camuffate da drappi rossi e dorati, la volta che faceva da raccordo tra il salone e la sala da pranzo, lo colse quel sentimento doloroso che lo coglieva sempre quando vedeva la sua dimora per quello che era: una faccenda a metà.

Mirava ad essere un'abitazione moderna eppure non riusciva a celare la sua anima medievale, non serviva a niente truccare, limare, nascondere. Persino ora, mentre saliva le scale, Magnus si rese conto che il morbido tappeto persiano che le ricopriva di lato lasciava chiaramente indovinare l'irregolarità della pietra dura di cui erano fatti gli scalini. Si sentiva come quella casa da tempo ormai, gli pareva che più tentava di rendersi un buon marito, un amante decente, un brav'uomo, più la sua anima ribelle, il suo carattere cocciuto, i suoi desideri inconfessabili lo spingessero ogni tanto ad abbandonarsi agli eccessi per poter ritornare ad essere quello era necessario che fosse.

Solo la sera prima era di nuovo venuto meno ai suoi buoni propositi, era andato alla taverna di Johnny Ballington, si era ubriacato, aveva fatto a botte, si era sfogato per bene con un paio di tizi finché dalla sua testa non era sparita l'immagine di quella donna vestita di bianco e scalza che camminava sui sassi appuntiti, di quei piccoli piedi eleganti, dei suoi occhi azzurri come la neve quando ci si riflette il cielo e del suo pube nerissimo.

Solo quando alla fine una specie di oblio lo aveva avviluppato aveva smesso di prendersela con quei due. Uno lo aveva quasi ucciso, aveva dosato male la forza, si era lasciato andare. Poi era entrato di nuovo nella taverna, sporco di sangue e puzzolente di birra e aveva fatto in modo di riscuotere la sua vincita. Aveva trovato il pretesto di una fanciulla volgare, imbellettata come la sua casa da ricco, lo stucco che aveva in faccia nascondeva una pelle porosa, un'età avanzata, poteva avere trentacinque anni, quarantacinque, non faceva alcuna differenza. La volevano tutti e tre, lui e gli uomini con cui si era accanito, perché era una delle poche donne presenti, perché era la meno virtuosa, la più disposta ad esaudire tutti i loro desideri più bassi.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora