La duchessa di Raven non pensava che li avrebbe davvero trovati tutti lì, pubblicamente schierati contro di lei al solo scopo di rendere più dolorosa la sua umiliazione. Era passato un anno dall'ultima volta che aveva tentato di spingersi di nuovo in società, un anno in cui il cavaliere si era mostrato indulgente, paziente, che con ostinata fiducia aveva atteso che passasse quella vergogna che l'aveva dapprima ridotta al silenzio e poi l'aveva fatta diventare furiosa. Un anno da quando aveva trovato il coraggio di comprare delle stoffe alla moda, farsi cucire un nuovo vestito, uscire dalla sua volontaria clausura, fare un piccolo passo verso la sua vecchia vita.
Il Cavaliere le aveva fatto molti complimenti, l'aveva vezzeggiata, curata e spronata con dolcezza e pazienza. Non l'aveva abbandonata. Ricordava ancora bene quel giorno preciso in cui aveva pensato di poter ricucire lo strappo della sua esistenza, il suo umore si era persino fatto più mite, accondiscendente.
Con Edmund era stata persino affettuosa, spiritosa. Erano usciti in carrozza, erano mesi che non si decideva a spingersi oltre Sheffild Hall, erano mesi che aveva ridotto il suo mondo ad un perimetro minuscolo. Attendeva che la società dimenticasse, il Cavaliere, dopo molte contrattazioni l'aveva infine persuasa a raggiungere il suo piccolo palco privato all'opera. Al limite l'avrebbero ignorata, aveva insistito Edmund quando lei gli aveva gettato le braccia al collo. A pensarci bene, era stata, persino lei che pensava di essersi lasciata alle spalle gli anni dell'innocenza, fin troppo incauta.La società non solo non aveva dimenticato, ma qualcosa, aveva capito in quell'occasione, nel suo ritiro prolungato era stato visto come l'ammissione della sua colpa. Avrebbe dovuto rispondere alle lettere del marito? Era stato lui ad infangarla fino a quel punto? O era stato solo Magnus, lui e nessun altro?
Eppure le lettere del duca di Raven erano continuate ad arrivare puntuali, settimana dopo settimana, con le stesse invocazioni di perdono, la stessa accorata insistenza sul suo pentimento e sull'amore che ancora nutriva per lei. Si era odiata perché in mezzo a quella corrispondeva ogni tanto faceva l'incauto errore di cercare un'altra scrittura, blu, dai tratti pesanti, senza grazie, capace di risuonare con tutta la sua forza evocativa, di farle avvertire quel tono basso e profondo, quei modi sicuri e sfacciati.
Ma le lettere dello stalliere non erano mai arrivate e la società l'aveva infine respinta. Era rimasta sola, in quel palco buio, con la mano di Edmund sulla sua mentre velocemente la sala prima gremita si svuotava, in silenzio, senza nessun motivo apparente.
Aveva singhiozzato senza curarsi del trucco, della decenza, si era infine lasciata andare alle lacrime, poi si era alzata, lo spettacolo, aveva annunciato un attore già vestito e piuttosto imbarazzato, era stato cancellato.
Ricordava bene quella sensazione di sconforto, eppure non si era lasciata vincere, sapeva che poteva resistere, ormai non c'era più nulla che potesse distruggerla. Le lacrime se n'erano andate e avevano lasciato il passo alla vita consueta.
Il Cavaliere Edmund Vallet del resto non si scandalizzava più quando manifestava, ormai sempre più spesso, i segnali di quel suo disagio sotto la forma consueta. Conosceva quello di cui era capace, le urla, le continue vessazioni a cui sottoponeva la servitù, i modi sgarbati che ormai l'avevano resa sgradevole a tutti. Ma non a lui.
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LA DUCHESSA DI RAVEN
Historical FictionMagnus Leroy ama aggiustare le cose, é affascinante, sicuro di sé, ostinato e segue una regola: non vedere la stessa donna per più di due volte, mai. La duchessa di Raven è in grado di distruggere tutto quello che gli capiti a tiro, se disturba...