.21. That binds us Together

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Magnus tracciava piccoli cerchi con le dita sul corpo di Ginevra, iniziava a fare troppo freddo là dentro, la protezione dell'esile vetro e del ferro della struttura non bastava ad isolare l'ambiente in cui si trovavano

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Magnus tracciava piccoli cerchi con le dita sul corpo di Ginevra, iniziava a fare troppo freddo là dentro, la protezione dell'esile vetro e del ferro della struttura non bastava ad isolare l'ambiente in cui si trovavano.

Temeva che Ginevra stesse soffrendo il gelo anche se pareva tanto tranquilla. Sapeva che la cosa migliore era tentare di tornare a Pitchford Hall il più in fretta possibile, sfruttando la poca luce del sole che ancora illuminava il giardino. Eppure contro ogni logica e ogni buonsenso, continuava a rimandare il momento di tornare indietro. Osservava la pelle d'oca che il suo tocco provocava sul corpo rilassato di Ginevra e gli pareva che niente oltre quell'intimità contasse. Là dentro erano solo loro due, erano un uomo e una donna, un uomo, nello specifico, che moriva dalla voglia di possedere ancora la donna che accarezzava, là dentro nessuna finzione contava più. E se c'era una cosa che Magnus Leroy era stanco di fare, quello era fingere come aveva fatto negli ultimi sei anni che tutto andasse bene. A dire la verità, in questa recita del bravo marito, dell'inventore geniale e del compiaciuto baronetto, non ci si era neppure messo troppo d'impegno e a testimoniarlo bastavano i corpi delle prostitute in cui si era perso le sere in cui George era dovuto andare a recuperarlo alla taverna di Jonny Ballington e la sua costante e sempre presente insoddisfazione.

Ginevra lo stava guardando, aveva il busto poggiato ad uno di quegli alberi esotici che riempivano la serra, lui le era accanto appoggiato invece al suo, di corpo.

Dov'era la sua infelicità ora? Era solo la momentanea soddisfazione di quello che era appena successo ad averla dissipata e nascosta? Era sempre lì? Oppure davvero quella bizzarra fanciulla aveva il potere di redimerlo o di dannarlo solo con la sua presenza?

Si erano osservati per ore, l'aveva presa ancora, stavolta con calma, facendola sdraiare sulla terra umida, nello spasmo di quel godimento assoluto, Ginevra aveva penetrato con le dita la terra. Oltre a quel piacere che l'aveva stordito e ai suoi gemiti, al suo odore seducente, ricordava l'immagine delle mani di Ginevra che convulsamente cercavano un appiglio che non c'era perché la terra troppo friabile le si scomponeva tra le dita e lei tentava ancora e ancora di trovare un sollievo all'onda dell'orgasmo quasi doloroso che la stava travolgendo.

E adesso bastava quello sguardo azzurro, quella bocca leggermente spalancata, il suo profumo familiare a farlo impazzire ancora di desiderio e a farlo sentire contemporaneamente tanto calmo, tanto presente.

Era un potere senza dubbio perverso, pensava Magnus, forse erano vere le voci sul suo conto, forse era un demonio, una strega, un'ammaliatrice.

Nel dubbio continuava a tracciare quei piccoli cerchi sulla pelle a darle piccoli baci sulle spalle, sul collo.

<<Non ne verrà niente di buono.>> La voce di Ginevra sembrava un sospiro. <<Finora tutto questo ci ha condotti alla rovina.>>

<<Ti sbagli, è l'assenza di questo che ci ha rovinati.>>

Ginevra scosse la testa. <<Vorrei non averti mai conosciuto, Magnus Leroy.>>

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora