La duchessa di Raven restò affascinata ad osservare i bei lineamenti di Magnus distorti dal piacere, almeno finché fu in grado di assistere come uno spettatore esterno all'intera faccenda. All'inizio il dolore le era parso sordo, poi c'era stato il fastidio per quella che aveva avvertito come un'intrusione forzata. Pensava che si sarebbe spezzata, pensava davvero che sarebbe accaduto. Eppure dopo il fastidio c'era stato qualcos'altro, uno strappo intenso, un allungarsi e tendersi di tutte le sue fibre. Aveva sperimentato il piacere di poterlo accogliere, di fargli spazio, gli aveva permesso di spingere, pompare, lo aveva lasciato fare e si era lasciata fare, sorprendendosi dell'estasi che tale libertà le conferiva, aveva ceduto la responsabilità del suo corpo a Magnus e ora si sentiva infinitamente leggera anche se lui le gravava addosso. Sentiva la vergogna, sentiva la voglia che lui non smettesse mai. Ad un certo punto capì che si stava trattenendo, e lui infatti, come leggendole nel pensiero, le sussurrò roco che voleva fare più forte, che gli costava un enorme fatica dosare la forza, controllarsi.
Iniziò ad assecondare il suo movimento e ad accoglierlo più a fondo, Magnus non riuscì a nascondere un gemito roco e lei trovò quel suono affascinante, delizioso. Fu quel suono e quel nuovo attrito a provocargli la sensazione di piccole scintille che si accendevano e spegnevano dove lui premeva. Intensificò il movimento e le scintille si moltiplicarono insieme a lievi e insistenti contrazioni poco più sopra. Gemette anche lei, gemette in bocca a Magnus, nelle sue orecchie, tra le pieghe del collo e poco sopra la il suo naso. L'odore dei suoi capelli l'avrebbe ricordato sempre, si forzò di memorizzarlo, ci passò una mano sopra.
Magnus si accorse che qualcosa era cambiato tra loro, si puntellò sui gomiti, le sorrise, senza barriere e senza inganni. Questo pensò Ginevra, che fosse disarmante e disarmato, che non stesse scherzando con lei, che si stava mostrava per quello che era, col rischio che questo comportava, recisi gli inganni che li tenevano saldamente fermi al loro posto e nei loro ruoli non avrebbero più avuto scampo. Le scintille si affievolirono un poco quando questa considerazione la colse, la trapassò, le colpì le costole e si nascose bene da qualche parte. Nessun inganno, erano quello che erano, senza filtri, senza protezioni. Si spaventò, le scintille cessarono del tutto nel silenzio di quella stanza dissonante. Il sorriso di Magnus rimase fisso su di lei, rilassato, osservava con una sorta di tragica rassegnazione il viso della duchessa, il suo naso, la forma abbozzata delle labbra, quel riccio ribelle che le si era incollato alla fronte. Il sorriso divenne qualcos'altro, si caricò di paure e timori, una piccola ruga gli solcò brevemente la fronte e la bocca divenne fissa, lo sguardo attento, come se una nuova terribile considerazione l'avesse colpito.
<<Godi con me, Ginevra.>>
Sussurrò chiudendo gli occhi e tentando di scacciare quella sorta di spiacevole premonizione che l'aveva investito, l'idea che il marito l'avrebbe sentita come stava facendo lui, che forse lei avrebbe goduto con altri oltre lui e pensò di impazzire. Sentì che questi pensieri premevano nella sua testa come faceva il suo sesso dentro Ginevra, premevano per uscire, l'avrebbero condotto alla pazzia, se fosse accaduto. Quindi deglutì, si concentrò su quel precipizio verso cui si spingeva e si ritirava. Fece più forte, le fece male. Lei urlò di nuovo. Non lo sopportò, tentò di fare quel movimento che aveva fatto prima, di riportarla indietro. Aprì gli occhi e la fissò intensamente.
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LA DUCHESSA DI RAVEN
Ficção HistóricaMagnus Leroy ama aggiustare le cose, é affascinante, sicuro di sé, ostinato e segue una regola: non vedere la stessa donna per più di due volte, mai. La duchessa di Raven è in grado di distruggere tutto quello che gli capiti a tiro, se disturba...