.18. Embroidery Thread

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L'aria pungente che li accolse appena furono usciti dall'enorme magione di Pitchford Hall, sembrò per un attimo ristabilire una sorta di ordine in quel nuovo marasma che si era venuto a creare, allontanando la paura dagli animi dei presenti, e se ...

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L'aria pungente che li accolse appena furono usciti dall'enorme magione di Pitchford Hall, sembrò per un attimo ristabilire una sorta di ordine in quel nuovo marasma che si era venuto a creare, allontanando la paura dagli animi dei presenti, e se non l'allontanò del tutto, perlomeno la nascose, come stava facendo il bianco manto della neve steso come una fitta coperta sull'erba e sui fiori di quel giardino invernale.

La duchessa di Raven osservò la marchesa di Villeron danzare con le mani rivolte verso il cielo. Ne invidiò la giovinezza e fu tentata di spostare l'attenzione su Magnus che le camminava accanto in silenzio. Suo marito, ossia il duca di Raven, trovava ogni scusa per parlare con lei, si stupì che si comportasse in una tale pericolosa maniera, che fosse incurante del vistoso malumore che investiva la contessa di Winthorpe ogni volta che simili scene si ripetevano.

Se persino lady Sanders si era infine lasciata vincere e sedurre dalla libertà che quell'uscita aveva conferito ai loro animi, tenuti al chiuso per troppo tempo a causa della bufera, l'unica che continuava ad esibire un'evidente scontento era proprio la contessa.

Addirittura la duchessa di Raven, che si sentiva perennemente stritolata da quella nuova invadente presenza a cui Magnus la stava quasi obbligando e a cui si stava abituando, riuscì a godere di quell'aria frizzate e di quello spettacolo estremamente suggestivo.

Edmund le si avvicinò e si mise accanto a lei, ignorando il rivale. <<Siete molto bella oggi, vi dona la vita all'aria aperta, non ve ne ho mai fatto mistero.>>

Sentì Magnus irrigidirsi, anche se trovò curioso essere tanto sensibile alle reazioni di un corpo che non fosse il suo.

<<Siete molto gentile.>>

<<Mi mancate.>> Disse improvvisamente Edmund. Raramente si lasciava andare a simili, evidenti sfoggi sentimentali.

<<Ci vediamo tutti i giorni.>> Rispose la duchessa tentando di scherzare. Sentiva la tensione crescere, sapeva di dover pesare le parole. <<Godiamo della reciproca compagnia più di quando siamo a Howe e voi siete preso da tutti i vostri innumerevoli impegni, dalle cene per soli uomini, dai vostri viaggi a Londra.>>

Era un terreno spinoso, lo sapeva bene la duchessa, un terreno in cui si rischiava, mettendo un piede in fallo, di cadere rovinosamente.

Di solito evitava di andare a fondo con lui, di vessarlo troppo facendogli pesare la distanza che c'era tra le loro due reputazioni. Quella di Edmund era inviolabile, la sua, invece, era distrutta. Eppure dopo sei anni, dopo che la sua vecchia vita le pareva un sogno fin troppo scolorito, tranne che per quei momenti che aveva vissuto con Magnus, si stupì di essere in grado di mostrare una tale, serena rassegnazione al suo destino. L'artefice di tutto, colui che aveva infranto la facciata della sua rispettabilità le camminava di fianco come se questo non fosse mai accaduto, come se non fosse stata colpa sua, anzi, a giudicare dalla postura tesa e dalla linea della mascella serrata, si sentiva lui la parte lesa di quel perverso gioco che li aveva avvicinati dall'inizio.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora