.6. Clarity of Purpose

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Calpestò il pavimento di pietra come se ne andasse della sua vita

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Calpestò il pavimento di pietra come se ne andasse della sua vita. Recuperò la respirazione solo una volta all'interno della sala da ballo. Ginevra appoggiata ad una balaustra sembrava dovesse anche lei fare uno sforzo per respirare bene, era sola là in mezzo, la ignoravano tutti, le sue braccia erano tese in avanti, strette sul legno, osservava il Cavaliere che non si era accorto di lei e scherzava e danzava con la dama bionda. Percepì chiarissimo il dolore della donna, la sua esclusione e infine la fetta di colpa che Magnus ricopriva in tutto questo, ma in mezzo all'urgenza di ottenere un qualunque rilievo nella sua vita non provò pena. Non sentì nemmeno i passi di Lady Sanders dietro di lui.

Era un'energica contessa di mezz'età, aveva i capelli già quasi completamente grigi e una voce che arrivava dritta al sodo, prodigiosa, pensò Magnus, considerata la voce mogia e l'eloquio lento che caratterizzava le classi sociali come la sua.

<<Mio caro Sir Magnus. Sono contenta che abbiate accettato uno dei miei innumerevoli inviti, siete il benvenuto nella mia dimora ma non ho intenzione di girarci troppo intorno. Non ostinatevi nei vostri intenti, fatelo per una vecchia signora come me che ha già assistito inerme ad ogni tipo di sopruso e sa che i peggiori sono proprio quelli che avvengono qua in mezzo, tra queste anime ben vestite e molto lustre, vi prego Sir, desistete.>>

<<Di che state parlando?>>

La contessa di Sanders indicò la donna che entrambi stavano guardando, la duchessa elegante, che era rimasta infine intrappolata dalle stesse convenzioni sociali che l'avevano tutelata fin dall'infanzia e che a causa di amicizie sbagliate e soprattutto a causa sua, di quello che le aveva tolto, l'avevano infine schiacciata. Eppure Magnus provò fastidio e non genuino dispiacere, perché era chiaro che la duchessa di Raven fosse in quel momento gelosa di quello che vedeva, ossia del Cavaliere che continuava a scherzare con la dama, e non di quello che aveva visto, vale a dire dei suoi assalti a Lisette.

Lo trovò inconcepibile, frustrante oltre ogni possibilità. Se era pur vero che la necessità spesso sfociava in virtù, Magnus sentì con fin troppa chiarezza che quella smania di possesso e non sapeva bene dire cosa, nei confronti di quella donna, non avrebbero condotto a niente di buono.

<<So tutto. Conosco l'intera meschina faccenda che l'ha vista precipitare dal piedistallo e cadere giù. Non vi conosco, ma ho sentito parlare di voi. La vostra reputazione vi precede mio caro, siete un uomo di grande ingegno. Ma ora io mi sto rivolgendo all'uomo e non all'inventore. >>

<<Non vi capisco, vostra grazia.>>

<<Oh, per voi sono Lady Sanders, come per tutti i miei ospiti.>>

<<Bene, non capisco a cosa vi riferite, Lady Sanders.>>

La voce di Magnus lasciava trapelare il fastidio, si sentiva un animale in cattività, odiava con tutto sé stesso l'urgenza che lo spingeva ancora ad andare verso la duchessa, a parlare con lei, a sentire la sua voce, a rivedere quegli occhi azzurri orgogliosi e terribili. Voleva ancora avere parole seppure di sdegno da stritolare tra le mani come aveva fatto con la stoffa del suo abito di seta rossa mentre le era dentro. Chiuse gli occhi quando sentì l'eccitazione montare a quel ricordo.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora