.2.Hold him!

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Magnus Leroy si disse che era meglio se quella stupida donna che aveva dinanzi l'avesse licenziato

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Magnus Leroy si disse che era meglio se quella stupida donna che aveva dinanzi l'avesse licenziato. La situazione era intollerabile, gli aveva dapprima toccato il braccio con la mano nuda, subito dopo gli si era buttata addosso per fustigarlo e adesso lo guardava con odio trattenuto a stento. Non era il momento giusto, se ne rendeva perfettamente conto, ma anche se  la sua mente stava disperatamente trovando un modo per sottrarsi a quella situazione il prima possibile, i suoi occhi, traditori e dissidenti, erano innegabilmente rapiti dal movimento che faceva il corpetto del vestino, dal su e giù ritmico, invitante, con cui assecondava il respiro della donna, dal bianco della mussola che si tendeva sotto ai lacci per colpa di quel seno pieno. In quel momento Magnus Leroy tentò di richiamare alla mente tutto quello che era in grado di provocargli ribrezzo; l'odore del sangue di maiale ucciso dal vicino di casa due giorni prima, la carne putrefatta della prostituta morta nel vicolo fuori dalla taverna del Diavolo e lasciata a marcire nell'acqua e infine la puzza delle fogne che appestava l'aria dopo la pioggia, il che a Londra avveniva di frequente. No, non era il caso di concedere alla duchessa di Raven un ulteriore motivo per pensare che lui fosse una bestia, non era il caso che il suo corpo reagisse come se si trattasse di una delle donne che si fotteva alla taverna.

La duchessa di Raven non si era mai sentita così umiliata in vita sua. La sua sorpresa era assolutamente simile allo shock. Nessuno le aveva mai risposto per le rime, figurarsi paragonarla ad una cavalla bizzosa. Poté vedere il lacché, di cui non ricordava il nome, allargare le pupille per l'orrore, quegli stupidi corsetti non la facevano respirare, avvertiva le goccioline di sudore scendergli dal collo all'interno della scollatura. La mano dell'uomo aveva appena mollato la presa lasciandole un fastidioso dolore laddove l'aveva stretta.

<< Chiama il domestico... il paggio, chiama qualcuno, muoviti!.>>

Il lacché si produsse in un inchino e scattò, ansioso di eseguire l'ordine e soprattutto desideroso di mettere quanta più distanza possibile tra se e quella polveriera umana. Nessuno avrebbe potuto biasimarlo per quel terrore che provava, chiunque avesse avuto un po' di sale in zucca- e quel Magnus Leroy che aveva davanti non ce l'aveva - avrebbe temuto quella donna che, Billy Round ne fu definitivamente convinto, era certamente posseduta dal demonio.

<< Mi rincuora notare che le vostre cattive maniere non sono destinate solo a me, my lady.>>

La duchessa puntò gli occhi sul frustino caduto a terra, era in ritardo e questo non era ammissibile, il suo mondo seguiva da sempre uno schema rigido e ordinato, oggi niente era andato come doveva andare. Il sole iniziava a scottare, poteva sentire i vestiti aderirle sempre di più. Aprì l'ombrello in un gesto che le servì per prendere tempo. Era mai stata sola con un uomo che non fosse Robert? Era fuori, all'aperto e lui non era un uomo, era un servo. Le sue mani l'avevano stretta e per un attimo aveva sentito su di se tutta la loro forza, la sentiva ancora in quel leggero dolore che avvertiva anche se la morsa si era allentata. Molly ora era calma e mangiava placidamente un po' d'erba poco distante. La colpì di nuovo quel modo altezzoso, arrogante e  di scherno con cui quel servo le si rivolgeva. La stava prendendo in giro, la rabbia, che fino a quel momento si era limitata a palesarsi solo come una sensazione circoscritta di fastidio, amplificò il calore che sentiva sotto ai vestiti e si preparò ad esplodere.Chi era quel ragazzo che osava giudicare i suoi modi? Chi si credeva di essere?

<<Ti ritieni speciale? Pensavi che ti avessi riservato un trattamento speciale? Qual'é il tuo nome?>>

Magnus fissò gli occhi nel sole prima di rispondere, poi li piantò in quelli della duchessa. Sapeva che non avrebbe dovuto osare tanto, guardarla così a lungo, sfidarla. Ma gli occhi di Magnus così come la sua lingua non erano avvezzi ai salotti, non si curavano di rispettare le forme.

<<Magnus Leroy, per servirla.>>

Rimase in piedi. di fronte a lei. La stazza di Magnus Leroy gli dava un vantaggio fisico innegabile e primordiale su quel corpo di donna. Lo avrebbero cacciato, era sicuro. Era meglio così, l'unica cosa di cui era dispiaciuto è che non avrebbe potuto finire di leggere quei libri sui mulini, peccato, era estremamente curioso di avere più nozioni sul funzionamento dell' asse orizzontale, ma non avrebbe tollerato quella specie di donna un minuto di più. Doveva essere il diavolo in persona per avere un aspetto del genere e essere così perversa. Era stata lei ad abbassare gli occhi per prima e non lo aveva fatto per pudicizia. Magnus seppe che erano puntati sul frustino con desiderio.

<<Magnus Leroy è un bel nome, ed è sprecato per una bestia.>>

La duchessa di Raven lo disse in maniera asciutta, si chiese quanto tempo ci avrebbe messo ancora il lacché. Maledetti tutti. Se avessero tardato ancora avrebbe provveduto da sé. Ma le piaceva torturare quel ragazzo, quel Magnus che la guardava con tanta sfacciata sicurezza, gliel'avrebbe scorticata di dosso tutta la sua stupida fierezza. Questo divenne il suo desiderio più grande, vendicarsi di lui. Non le importava più della cameriera francese, del tè al limone e delle pesche troppo mature. Nessuno l'avrebbe mai rispettata se il valletto avesse parlato raccontando quello che era successo, che un servo l'aveva sfidata, rispondendole come se fosse un suo pari.

<< Sono un uomo, non lo vedete?>>

Magnus Leroy stava peggiorando la sua condizione ogni minuto di più. Indicò la sua figura alla donna di fronte a lui. Le sue braccia erano rilassate lungo i fianchi, non era spaventato.

<< No, quando ti guardo non vedo un uomo. Io vedo solo un povero animaletto troppo ottuso per capire cosa gli conviene e cosa no. Sei molto giovane, quanti anni hai?>>

<<Non molti meno di voi, my Lady.>>

<<In base a cosa sei così bravo a indovinare l'età di una fanciulla? Pensi che i tuoi studi sulle contadine che frequenti siano attendibili?>>

Magnus Leroy rimase fermo continuando a scrutarla mentre le parlava.

<<La intuisco dalle sue rughe, dalla consistenza della pelle, quella delle donne mature non riflette più la luce, è meno lucida. Infine le fanciulle più giovani arrossiscono subito, senza bisogno del belletto. Certo, concordo con voi, le contadine si mantengono peggio, è per via dell'esposizione al sole e della fatica.>>

La duchessa pensò che quello che per lei era riprovevole, frequentare le donne di una classe sociale così bassa, per lui era normale, non era ferito mentre ne parlava. Non lo aveva colpito. No, Magnus Leroy non si vergognava del posto modesto che occupava del mondo. La duchessa era troppo impegnata ad odiarlo, in quel preciso momento, per notare che le sue parole e il suo lessico erano inusuali, così diversi dai modi degli altri servitori che aveva. Non notò la voce bassa, profonda e stranamente melodiosa di Magnus Leroy, niente da fare, non c'era spazio dentro di lei affinché quelle note potessero risuonare.

<<Per questo sono stato generoso quando ho deciso che voi non dovete avere meno di trent'anni. Il vostro aspetto ha già superato il suo apice. Guardandovi ci si chiede come potevate essere al massimo del vostro splendore. Il trucco aiuta, ma non può fare miracoli, my Lady, che si tratti di una contadina o di una regina. >>

La duchessa di Raven strinse con più forza il manico dell'ombrellino. Le aveva appena detto che la sua bellezza era sfiorita? E le aveva dato trent'anni! Trenta! Come aveva osato? Molti più di quanti ne avesse! Era un maledetto cafone! Che tipo di donna poteva accompagnarsi ad un essere tanto meschino e tanto poco galante? Non era un uomo di brutto aspetto, lo capiva da sé, era innegabile, aveva abbastanza gusto per notare la sua fierezza e una strana, inusuale eleganza del portamento. Ma era il più fastidioso di tutti. Pensò ad un modo abbastanza incisivo per rispondergli, poi vide che il paggio e il lacché stavano arrivando e capì che non era necessario, che avrebbe dovuto preoccuparsi dell'aspetto della sua, di pelle, quando lei avesse finito di fare quello che aveva in mente. Allora di nuovo quel sorrisetto compiaciuto si affacciò sul suo bel viso di duchessa, senza illuminarlo per niente.

<< Tenetelo fermo.>>

Gli occhi di Magnus Leroy che prima avevano fissato il sole con tanta spavalderia e poi lei, si accesero. Ma le braccia rimasero abbandonate lungo i fianchi e le mani rilassate.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora