.4.No Pain No Gain

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 A Magnus parve che quella serata danzante, che aveva visto all'inizio solo come una scomoda incombenza e da una settimana a quella parte come la scadenza che avrebbe finalmente allontanato quegli ospiti sgradevoli da lui, ora stentasse ad arrivare

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A Magnus parve che quella serata danzante, che aveva visto all'inizio solo come una scomoda incombenza e da una settimana a quella parte come la scadenza che avrebbe finalmente allontanato quegli ospiti sgradevoli da lui, ora stentasse ad arrivare.
La contessa di Winthorpe lo aveva rincorso fino a quel momento, l'aveva incalzato in svogliate e frivole discussioni, aveva fatto in modo di tirarlo dalla sua parte, e ora, dopo avergli annunciato che la duchessa di Raven era sempre stata a poche miglia da lui, aveva semplicemente continuato a parlare con Lisa di vestiti, di atteggiamenti da tenere in società e non aveva fatto altro che lamentarsi degli effetti di quella nuova vita che ora il suo flessuoso corpo ospitava.

Magnus aveva, invano, tentato di riportare agli albori la discussione. Era stordito, gli pareva di avere freddo, ora caldo. Gli parve persino che la giovane donna bruna all'interno dell'arazzo che aveva fatto appendere in sala da pranzo, somigliasse in maniera indiscutibile a Ginevra. Aveva gli occhi azzurri, i capelli scuri, l'incarnato rosato e quello sguardo indecifrabile di sfida. Gli parve di impazzire, che scolorissero i confini di quello che era reale e di quello che non lo era. Rimase imbambolato. Fu Lisette, con la brocca del vino in mano, a riscuoterlo.

<<State bene, signore?>>

Magnus osservò Lisette come se anche lei fosse uscita dall'arazzo e dunque non facesse realmente parte della sua vita. Si riscosse, annuì e le porse il bicchiere da riempire.

<<Dove vive?>>

Chiese girandosi verso la contessa di Winthorpe. Non c'entrava nulla, lo aveva tirato fuori interrompendo l'ennesimo discorso sugli accessori irrinunciabili che dovevano far parte del corredo di una dama che volesse essere alla moda.
Magnus fu certo che un sorriso saettasse su quel viso pallidissimo ma la contessa fece invece finta di non aver sentito continuando imperterrita a spiegare a Lisa i vantaggi di possedere una buona cameriera personale che sapesse acconciare i capelli secondo il gusto che stava andando per la maggiore quell'anno.

<<Alexandra? Sto parlando con voi!>>

La sua interlocutrice si riscosse.

<<I miei intenti non erano certo quelli di aizzare un fuocherello su un po' di brace spenta.>>

Rispose subito quella scuotendo amabilmente la testa acconciata da Lisette in maniera semplice, con un nastrino ocra come il vestito di velluto che indossava la contessa.

<<Vedete mia cara, i capelli, secondo la moda dovrebbero saltellare di qua e di là in maniera naturale, bisognerebbe tenerli su con grazia, e dovrebbero ricadere in morbidi ricci voluminosi. Ecco la vostra cameriera dovrebbe imparare a farli come vi dico, vi donerebbero.>>

Lisa annuì entusiasta e chiamò Lisette.

<<Hai sentito?>>

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora