.34.Dirty Snow

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        Si era addormentata, ad un certo punto la stanchezza aveva avuto la meglio e gli occhi si erano chiusi

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Si era addormentata, ad un certo punto la stanchezza aveva avuto la meglio e gli occhi si erano chiusi. Quando li riaprì, la prima cosa che vide fu il sole alto e caldo come non era mai stato fino ad allora. La luce che entrava dalle spesse cortine illuminava e accarezzava gli oggetti che li circondavano dando l'illusione - particolarmente struggente allo stato attuale di cose - di una nuova speranza.

La seconda cosa che vide furono gli occhi verdi e fissi di Magnus Leroy su di lei, la guardava come se non riuscisse quasi a metterla a fuoco.

Era strano pensare al dolore in quel momento, era sbagliato non lasciarsi andare al calore del suo corpo contro quello di Magnus. Niente gridava davvero al pericolo in mezzo al conforto della sua vicinanza se non i fatti che innegabilmente si erano succeduti e di cui Magnus ancora portava i segni addosso. Sangue vecchio, scuro, sulle sue belle mani da gentiluomo.

L'avevano accusata di essere un'assassina e alla fine l'assassino, per un macabro gioco del destino, era diventato lui.

Tentò di alzarsi ma Magnus con una stretta decisa la riportò contro il suo torace.

Ginevra non riuscì a non avvertire la disperazione della sua presa, il bisogno che le sue dita avevano di sentirsela addosso e di non lasciarla andare neppure per un breve istante.

<<Magnus...>> Iniziò a dire. Fu in quel momento che i suoi occhi verdi che prima sembravano freddi e lontani si riaccesero di un calore che si insinuò sotto le vesti da notte di Ginevra.

<<È il nostro primo Natale...>> Disse solamente Magnus, la voce all'iniziò gli mancò, si incrinò come se non riuscisse a finire l'ultima parola e fu accompagnata da un leggero movimento della testa che andava da destra a sinistra.

Forse fu quel modo di parlare così insolito per lui, l'assenza di quella tracotanza che sembrava parte integrante dei suoi modi e che ora si era tramutata in un verso soffocato, a spezzarle il cuore.

O forse fu il fatto che anche se non aveva terminato la frase, lo stesso quella sentenza di ineluttabilità aleggiava ormai tra di loro, insinuandosi in quello spazio infinitesimale che rimaneva tra il corpo dell'uno e quello dell'altro.

Dio alla fine, dovette a malincuore ammettere, gli aveva voltato le spalle.

Ginevra non rispose, lasciò che la mano libera di Magnus le accarezzasse i capelli.

<<Ti ho amata da subito.>> Disse ancora con quel tono che gli apparteneva tanto poco. <<A dispetto di tutto, del tuo carattere, della violenza che mi hai riservato, della distanza tra la mia vita e la tua...e non so il perché... non ho mai capito perché cercassi i tuoi occhi azzurri tra tanti che incrociavo, non ho mai capito perché con le altre donne non volessi mai andare oltre il secondo incontro e con te... con te mi sento morire se penso a quello che succederà.>>

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora