Cap. 41

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<<Arrivederci signorina. >> il conducente premette un pulsante per aprire le porte del bus.

<<Arrivederci e buona giornata! >> lo salutai, scendendo le scale.

Non appena misi piede a terra, sentii il bus mettersi in moto e proseguire dritto per il suo percorso.

Lo seguii finché il veicolo non divenne un punto lontano infondo alla strada; poi, alzai lo sguardo e voltai il palmo della mano verso l'alto per controllare se stesse ancora piovendo.

Il cielo era ancora coperto dai dei nuvoloni scuri minacciosi che parevano essere dipinti per la precisione e l'eleganza della loro forma, ma per fortuna la tempesta era terminata e ora l'ambiente era dominato da un odore pungente di umido.

Un leggero venticello fece ondeggiare soavemente gli alberi imponenti del bosco che si trovavano ai lati della strada e di tanto in tanto scompigliava anche i miei capelli biondi.

Sorrisi alla vista di quella serenità che mi circondava e, dopo aver ammirato incantata la natura segnata dal passaggio della pioggia, mi incamminai verso casa mia.

Non vedevo proprio l'ora di entrare in casa, farmi una bella doccia calda e cercare di elaborare ciò che in quelle poche ore mi era successo: avevo estremamente bisogno del calore e della sensazione di protezione che riuscivo esclusivamente a percepire dentro quelle quattro mura.

Inoltre, dopo essermi riposata, dovevo recarmi al commissariato e denunciare Ryan.

Non mi importava delle conseguenze che ci sarebbero state, non l'avrebbe di certo passata liscia.

Girai l'angolo ed imboccai la stradina che portava da me.

Attraversai a passo svelto il giardino e, non appena arrivai davanti alla porta, mi arrestai per cercare le chiavi.

Eppure quando misi la mano nella prima non trovai niente e lo stesso accade per le altre.

Ad un certo punto un pensiero lampante invase la mia mente, facendomi immediatamente smettere di cercare: le avevo lasciate in macchina nel parcheggio di via Worlen.

<<Cavolo! >> mi portai la mano sulla fronte << E ora come faccio? >>

Il mio entusiasmo iniziale incominciò a spegnersi e mille pensieri e preoccupazioni presero il sopravvento, mentre mi guardai attorno smarrita.

Quando sarei andata in città per denunciare Ryan, dovevo ricordarmi di prendere la mia macchina.

Ora però la mia priorità era entrare in casa.

Avvicinai nervosa il dito verso il campanello che si trovava di fianco alla porta e lo premetti.

<<Speriamo che almeno mia madre sia in casa. >>

Tolsi il dito dal pulsante e iniziai a guardare intorno per controllare che ci non fosse qualcuno nei paraggi.

Tutto ad un tratto con mio grande sollievo udii da dentro la casa il rumore di alcuni passi.

La maniglia roteò un paio di volte e, dopo pochi secondi, la porta si aprì.

<<Susie non sai cosa mi è suc... >>

Non appena mi imbattei nella persona che mi stava davanti, le parole mi si bloccarono dritte in gola.

<<Salve! >> esclamò con un sorriso a trentadue denti la sconosciuta che mi aveva appena aperto la porta.

La fissai attonita per qualche istante senza dire nulla, cercando di capire chi fosse.

Era una donna che non avrà avuto più di quarant'anni, occhi verdi, capelli castano chiaro con delle meches bionde che comparivano tra una ciocca e l'altra e un sorriso sincero che adornava le sue labbra sottili e morbide.

Valley Paradise (COMPLETA)/ ITA /Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora