Cap. 31

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Ogni singola parte del mio corpo era paralizzata dalla paura, mentre i miei occhi erano fermamente serrati nella speranza che ciò che stavo vivendo, fosse solamente un orribile incubo da cui mi sarei presto svegliata.

Ma quando li riaprii, mi resi conto che purtroppo non era così: era tutto dannatamente vero.

I rintocchi della lancetta dell'orologio risuonavano nel silenzio opprimente della stanza, scandendo ogni secondo infernale che si aggiungeva a quell'interminabile supplizio.

Il tempo sembrava essersi improvvisamente fermato ed io ero distesa su quel maledetto letto in attesa di essere umiliata e ferita.

Non avevo nemmeno la possibilità di difendermi e ciò mi faceva stare ancora peggio, perché sapevo che sarei stata costretta a guardare e subire impotente ciò che Ryan aveva intenzione di farmi.

Di tanto in tanto dalle mie labbra uscivano alcuni singhiozzi smorzati, ma ormai non avevo più la forza per piangere.

Delle stupide lacrime non avrebbero di certo impedito a quel mostro di violentarmi, non si sarebbe commosso davanti ad una ragazza che lo pregava di smettere e di non rovinarle la vita con un gesto così spietato e atroce.

Quando sentii le sue mani crudeli afferrarmi per i fianchi, capii che era solo questione di pochi attimi e l'inferno sarebbe presto iniziato.

Richiusi automaticamente gli occhi e ripensai ai pochi momenti della mia vita in cui fui felice per cercare di evadere almeno col pensiero da quella lurida stanza.

Nella mia mente iniziarono ad affiorare ricordi meravigliosi di cui avevo ormai completamente ignorato l'esistenza a causa di quelli, invece più tristi che avevano oscurato i primi, accantonandoli in un angolo nascosto del mio cuore.

Fra i tanti mi venne in mente quando per il mio sesto compleanno Grace che, come al solito era stata l'unica a ricordarsene, mi aveva regalato un piccolo cavallo di legno sul quale avevo passato intere giornate a giocarci, immaginando di cavalcarne uno vero e scappare con lui per vivere insieme mille avventure.

Oppure quando l'anno successivo mia nonna mi aveva convinta a tuffarmi insieme a lei nel lago vicino a casa sua e mi aveva perfino insegnato a nuotare.

La cosa meravigliosa non era tanto il fatto che avevo imparato a nuotare; ma che, nonostante la mia paura cieca di affogare e le mie continue lamentele, lei era sempre stata pazientemente al mio fianco.

E come dimenticare le volte in cui i miei genitori, nei periodi in cui avevano speso i loro stipendi in alcol e altre cose inutili, mi mandavano (o meglio abbandonavano) settimane o addirittura interi mesi qui da lei.

Eppure non mi dispiaceva affatto essere "scaricata" da loro come un pacco indesiderato, perché quelli a Valley Paradise erano i mesi più belli e indimenticabili della mia infanzia, se non addirittura di tutta la mia vita.

Adoravo trascorrere i miei pomeriggi a giocare spensieratamente con Grace e con i nostri vicini, mi divertivo tantissimo a svegliarmi presto e preparare quintali di biscotti e di torte squisite che finivamo in pochi giorni davanti ad una tazza fumante di cioccolata calda.

E il tutto completato dalle nostre risate che facevano da sottofondo a quegli attimi perfetti.

In quelle occasioni non mi mancavano di certo le urla, i pianti e il caos che ero purtroppo abituata a sentire in casa mia.

Qui stavo decisamente meglio.

Ma soprattutto era una sensazione meravigliosa vivere, anche se per poco tempo, in una casa dove mi sentivo amata e protetta.

Valley Paradise (COMPLETA)/ ITA /Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora