Cap. 85

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<<Eccoti, finalmente ti ho trovata! >> esclamai su di giri, sollevandola in aria in segno di vittoria.

La appoggiai poi con cautela sul pavimento in modo da mettere a posto i vari oggetti che avevo tirato fuori dai mobili per cercarla.

Li infilai nei cassetti alla rinfusa e, quando sistemai anche l'ultima cosa, mi chinai a terra per riprendere ciò per cui ero venuta.

La Glock 17 che ora impugnavo risplendeva sotto la luce debole dello stanzino.

Non avevo mai visto una pistola dal vivo e nemmeno ne avevo mai tenuta una in mano.

Era una sensazione stranissima.

Sentire quel metallo duro e levigato sotto le dita e sapere che quell'oggetto fosse il responsabile di tante morti inutili, mi fece rabbrividire.

Il mio stomaco si strinse, mentre il resto del mio corpo era pronta a scattare e muoversi per l'adrenalina che in quell'istante scorreva nelle vene.

Molto probabilmente stavo commettendo un gravissimo sbaglio e presto mi sarei pentita di essere entrata lì e aver rubato la pistola a Colin.

Ma il mio piano di vendetta non si sarebbe potuto mai realizzare senza.

Chiusi la porta dello sgabuzzino e riportai la chiave in cucina esattamente nel posto in cui l'avevo trovata.

Mi infilai agitata il cappotto e scappai fuori come una ladra.

Mentre correvo in giardino, un vento gelato si insediò prepotente fino alle mie ossa quasi come per punirmi di ciò che stavo facendo.

Attraversai rapidamente la strada quando vidi una macchina arrivare in lontananza e incominciai a correre verso il centro.

Non sapevo dove andare, ma non volevo fermarmi.

Se mi fossi fermata, mi sarei voltata indietro.

E se mi fossi voltata indietro, sarebbe stata la fine.

I miei capelli ondulavano ora a ritmo dei miei passi, mentre percorrevo di fretta quelle strade con la pistola stretta nella mia mano destra.

Di tanto in tanto la luce dei lampioni mi illuminava a sorpresa ed io, spaventata che qualcuno potesse vedere l'arma, la nascondevo dietro la schiena per poi ritirarla fuori quando il buio mi riavvolgeva a sé.

Il silenzio della notte era mio complice e l'aria punente che sbatteva contro la mia faccia mi teneva sveglia.

Dopo una decina di minuti mi ritrovai in centro vicino al parco in cui avevo visto Brad e Ryan litigare.

Mi diressi istintivamente verso di esso.

Aprì il cancello cigolante ed entrai.

I lunghi rami pieni di foglie degli alberi si mossero dolcemente come per darmi il benvenuto, mentre le ultime foglie autunnali si abbandonarono a terra.

Nonostante il freddo della sera, era come se il mio corpo fosse protetto da un'aurea invisibile di calore.

Era come se il mio corpo non fosse lì, mentre la mia mente era molto più lontana.

Lei era sempre in un mondo a sé.

Mi sedetti sulla prima panchina che trovai, appoggiai di fianco a me la pistola con una certa cura e, prima di sdraiarmi, mi tolsi la giacca e la usai come coperta.

Stesi le mie braccia sul ventre e chiusi gli occhi: avevo bisogno di svuotare la mente.

Probabilmente mi addormentai per qualche minuto abbondante, perché quando riaprii gli occhi notai seduta accanto a me una sagoma scura.

Valley Paradise (COMPLETA)/ ITA /Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora