<<Scusami, non so perché ti sto continuando ad annoiare con queste cose. >> tagliai corto ad un certo punto, alzandomi di scatto dal letto e dirigendomi verso il bagno <<Sono soltanto stupide paranoie adolescenziali, non sei obbligata a starmi a sentire! >>
<<Non mi stai affatto annoiando, anzi, mi fa davvero piacere ascoltarti e, se posso, anche darti dei consigli. >> rispose l'amica di Nick ad alta voce dall'altra parte della stanza << Dopotutto io ci sono già passata e so come tu ti possa sentire in questo momento. Con tutte le pressioni, le insicurezze, la voglia irrefrenabile di lasciare tutto e tutti e scappare in qualche posto isolato senza però sapere veramente come vivere e farcela da sola. Alla tua età talvolta anche il posto più insignificante sulla faccia della terra può apparire più grande e pericoloso di quel che è in realtà. >>
Ascoltai distrattamente le parole di Alexandra che non facevano che accumularsi caoticamente una sopra l'altra.
Sospirai e girai di proposito la manovella dell'acqua fredda, poi mi sciacquai più volte il viso con l'acqua gelida che usciva a fatica dal rubinetto.
Ora capivo perché non avevo mai confessato a nessuno tutto ciò che pensavo, perché parlandone mi sentivo addirittura peggio!
Lasciai l'acqua del rubinetto scorrere ancora per un po' e appoggiai nel frattempo i pugni delle mie mani contro i lati del lavandino; poi, alzai istintivamente la testa verso lo specchio appeso al muro.
Era da tanto tempo che non mi specchiavo e, non appena vidi in che condizioni ero, mi pentii di averci addirittura provato.
I miei occhi erano ridotti a due piccole fessure insignificanti accompagnate da delle evidenti occhiaie tendenti al nero che non facevano che aggravare ancora di più l'espressione triste che era ora dipinta sul mio viso.
La pelle della mia faccia presentava invece un colorito smorto che mi faceva apparire malata e che esaltava al tempo stesso il colore scuro che si trovava sotto ai miei occhi stanchi.
Le mie labbra erano screpolate e i miei capelli erano spettinati e gonfi a causa dell'umidità.
Prima di ritornare da Alexandra, una macchia verdastra sulla mia guancia destra attirò la mia attenzione.
La osservai per qualche secondo e, mentre la studiai minuziosamente, avvicinai una mano e premetti delicatamente sul punto in cui il colore era più scuro.
Non appena ci appoggiai le dita, arricciai di scatto il naso ed una smorfia di dolore si estese su tutta la mia faccia.
Non potevo essermela fatta al ristorante di Nick, aveva già perso il tipico color rossastro che di solito la pelle assume quando si sbatte da poco contro qualcosa.
Il segno che partiva dal mio zigomo e che arrivava fino a metà della mia guancia aveva già assunto l'aspetto di un livido.
Dovevo essermelo fatto prima di andare a pranzo con Alexandra.
Dopo averlo guardato una seconda volta, capii quale fosse la sua origine: era stato Ryan quando mi aveva colpita a casa sua.
Ripensando a quella scena e alle ore infernali che avevo trascorso in quella lurida camera, mi si formò un forte peso sullo stomaco.
Scossi la testa per dimenticare quelle immagini e presi invece un po' d'acqua dal rubinetto per bagnarmi le punte capelli e poterli così pettinare con più facilità.
Sapevo i capelli bagnati in inverno non era di certo una delle idee più brillanti, ma almeno riuscii a far scorrere con meno difficoltà le mie dita fra le ciocche.
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Valley Paradise (COMPLETA)/ ITA /
Teen FictionCaitlyn Gervais è una ragazza di 17 anni,bionda,profondi occhi marroni e con una vita complicata alle spalle. Dopo la morte della nonna Grace,a cui era legata in un modo molto particolare,decide di dare una svolta alla sua vita. Finalmente ha trovat...