Cap. 90

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I suoni che provenivano dallo sconosciuto che si trovava lì rinchiuso con me avevano dei tratti animaleschi. Pareva più un grugnito di una bestia feroce che il respiro di un essere umano.   

Non avevo la più pallida idea di chi si nascondesse dietro a quel lungo mantello nero e forse una parte di me non ci teneva poi così tanto ad arrivare fino infondo alla faccenda. 

 Avanzai titubante. 

 <<M-m-mil-mil-ler è-è lei? >> 

 <<Grrr grr grr. >> continuò l'estraneo, dondolandosi nel frattempo con la schiena. 

 Un tappeto di brividi si diramò in tutto il mio corpo, mentre i denti incominciarono a sbattere gli uni contro gli altri. 

 Perché mi ero lasciata convincere da Sean a ritornare indietro? Dovevo andarmene quando ne avevo la possibilità. 

 Mi avvicinai a rallentatore verso la figura nera in movimento, facendo però di tanto in tanto delle piccole pause per assicurarmi che non si girasse di scatto verso di me. 

 Dopo un paio di minuti, mi trovai esattamente alle sue spalle. 

 La mia temperatura aumentò e le mie mani come altre parti del corpo si ricoprirono in poco tempo di minuscole goccioline di sudore. 

 Il maglione era appiccicato in modo fastidioso contro la mia schiena fradicia. 

Allungai tremante la mano destra sul suo capo, l'estraneo accelerò di colpo i suoi movimenti. Presa dal panico afferrai di getto la punta nera che sporgeva da sopra il suo cappuccio e la tirai. Non appena lo feci, il mantello nero cadde per terra velocissimo. 

 Rimasi per un po' a fissare scioccata la veste vuota adagiata sul pavimento. 

 Al suo interno non c'era nessuno! 

 Mi lasciai cadere in ginocchio, non facendo nemmeno caso al male che la botta che mi ero appena data mi aveva causato. 

 Era impossibile che mi fossi immaginata tutto: la presenza, i versi raccapriccianti e addirittura il corpo nero che si muoveva avanti ed indietro lì nell'angolino.

 Le spiegazioni possibili erano due: avevo perso la testa oppure ero ancora sotto ipnosi. Raccolsi il mantello e lo strinsi fra le dita. 

 <<Miller non so se puoi sentirmi e non so nemmeno se tutto ciò faccia parte o meno della terapia o cosa... Ma sono stanca e quindi ora me ne torno a casa. Grazie comunque per l'aiuto e scusa se ti ho disturbato. >> 

 Mi alzai da terra e mi fiondai sulla maniglia della porta. 

 Ma, come temevo, la porta era rimasta chiusa a chiave.

 Dalla rabbia tirai un calcio contro l'ingresso, pentendomi subito dopo della mia reazione impulsiva. 

Mi massaggiai dolorante il piede che aveva incominciato a pulsare da dentro la mia scarpa.

 Lo scrocchiai e lo mossi un po' per assicurarmi che non fosse rotto e, quando ne ebbi la conferma, decisi di cercare nei cassetti della scrivania di Sean per vedere se riuscivo a trovare una seconda chiave. 

 Appena mi voltai, mi si materializzarono davanti sei figure nere: erano identiche a quella di prima.

 I loro volti erano nascosti da un grande cappuccio che non permetteva di vedere dentro. 

Valley Paradise (COMPLETA)/ ITA /Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora