Cap. 44

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<<Ehi bella hai sbagliato strada, casa mia è dall'altra parte! >>

Una macchina rossa fiammante sfrecciò velocissima di fianco a me, facendomi svolazzare in modo brusco i capelli.

<<Vienici a trovare, mi raccomando! >> aggiunse un secondo ragazzo, sporgendosi dal finestrino prima che l'auto scomparisse in fondo alla strada.

<<Certo contaci. >> mormorai, proseguendo verso la fermata del bus.

Non appena arrivai a destinazione, mi precipitai verso il palo dove si trovavano appesi gli orari.

Posai il dito e incominciai a leggerli tutti velocemente, ma quando ebbi finito, mi resi conto che il prossimo sarebbe passato fra ben tre ore.

<<Maledizione! >> tirai un calcio al vuoto <<Ed ora? >>

Non potevo aspettare di certo qui tre ore per uno stupido bus... o meglio, l'avrei potuto fare, ma una volta preso, dove sarei andata?

Passai qualche minuto ad andare avanti e indietro, poi mi arresi e mi sedetti sulla panchina della fermata.

L'unica cosa che potevo fare era aspettare tranquilla l'arrivo del autobus e sperare che oggi non salisse nessun controllore, perché non avevo nemmeno i soldi per un misero biglietto e ciò che mi mancava per completare il cerchio della "fortuna" era soltanto una multa.

Anche se, per quanto riguardava il tunnel di sfortuna in cui mi trovavo bloccata, dovevo ammettere che era in gran parte colpa mia: non avrei mai dovuto cedere subito alle minacce di mia madre per venire a vivere lì con me, ma avrei dovuto invece insistere perché non restasse.

Lo sbaglio più grande in fin dei conti era stato il mio, perché avevo permesso a Susie, non solo di rientrare nuovamente a far parte della mia vita dopo tutto quello che mi aveva fatto in passato, ma soprattutto le avevo permesso di distruggermela ancora una volta senza pietà.

Ma ormai era inutile piangersi addosso e ripensare a come mi sarei dovuta comportare, perché ciò che doveva accadere era accaduto e purtroppo non si poteva più tornare indietro.

Mi assicurai che non ci fosse nessuno e mi distesi poi in fretta sulla panchina.

Mi abbottonai i bottoni del cappotto in quanto ora l'aria era cominciata a diventare più fredda e in seguito socchiusi gli occhi per cercare di rilassarmi per un po' fino all'arrivo dell'autobus.

Un venticello gelido avvolse il mio viso per poi scendere insidioso giù verso il collo, scossi la testa infastidita e decisi di mettermi su un fianco, tirando il colletto del cappotto verso l'alto in modo da coprirmi.

Strinsi le braccia e mi rannicchiai su me stessa; ma ad un certo punto udii il motore di una macchina spegnersi di colpo a pochi metri da dove mi trovavo.

Continuai a tenere gli occhi chiusi, ma in compenso drizza la testa verso per capire se ci fosse qualcuno.

Trattenni anche il fiato per sentire meglio, eppure sentivo solo il vento che faceva sbattere tra loro i rami degli alberi.

Mi abbandonai più tranquilla la testa sulla panchina, convincendomi che forse era stata la mia immaginazione; ma, dopo pochi istanti, sentii un rumore di passi avvicinarsi verso di me.

Il mio cuore iniziò a battere violentemente dentro di me e una profonda sensazione di puro terrore si diramò lungo il mio corpo, paralizzando ogni singola parte di me e impedendomi addirittura di alzarmi dalla panchina e scappare.

I passi nel frattempo si fecero più vicini e l'ansia dentro di me non fece che aumentare.

Ma tutto ad un tratto intorno a me calò di colpo un silenzio surreale.

Valley Paradise (COMPLETA)/ ITA /Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora