Cap. 65

559 86 13
                                    


Avvicinai tentennante la mano sulla grande parete che mi si era materializzata davanti.

Quando le mie dita vennero in contatto con il materiale estremamente ruvido di cui era rivestita, un brivido di ribrezzo percorse la mia schiena.

Rimasi a squadrarla sconcertata per alcuni secondi, poi mi voltai verso Brad che stava per raggiungermi.

Presa dal panico, iniziai a battere con la forza e la disperazione che mi rimanevano contro il grosso blocco bianco che si era messo fra me e la mia libertà.

Ad ogni singolo colpo che sferravo, sentivo le unghie delle mie dita conficcarsi contro i palmi delle mie mani a causa dei pugni chiusi che stavo cercando di mantenere per far più rumore possibile ed aumentare così le possibilità di essere udita da qualcuno.

<<Aiutatemi vi prego! Aiutatemi! >> urlai a pieni polmoni, picchiando decisa contro quella parete inossidabile a causa della quale mi stavo ferendo le mani.

Ma non potevo fermarmi.

Non potevo smettere di lottare, almeno non quando dall'altra parte si trovava la mia via d'uscita.

L'unica via d'uscita che mi rimaneva.

Mentre tentai esasperata di abbattere quell'ammasso solido di mattoni, ripensai rapidamente alla lunga serie di inspiegabili avvenimenti che mi erano accaduti nell'ultima mezz'ora.

Prima la scomparsa improvvisa di Alexandra e l'inaspettata apparizione del figlio del signor Rogers, poi il suo aspetto e le sue parole che erano in maniera sinistra identiche a quelle di ieri sera ed ora, si aggiungeva anche questo dannato muro che mi stava tenendo intrappolata nel bagno assieme a Brad, o chiunque fosse il maniaco che si trovava dietro di me.

Era tutto talmente irreale ed assurdo che mi sembrava di essere ormai sul punto di impazzire.

Forse quando ero andata in bagno assieme ad Alexandra, ero svenuta e ciò non era altro che un semplice incubo che stavo avendo prima di riprendere conoscenza.

Ma, se fosse davvero così, se si trattasse solamente di un orribile sogno, quanto ancora sarebbe durato?

Quand'è che mi sarei risvegliata?

Quanto ci voleva prima che finisse definitivamente e tutto ritornasse alla normalità?

Realtà o sogno, l'unica cosa di cui ero certa era che non ce l'avrei fatta ancora per molto a resistere rinchiusa in quel luogo così piccolo.

Non ero mai stata claustrofobica, ma, sapendo di essere bloccata in quelle quattro pareti che sembravano volermi schiacciare, mi sentivo soffocare.

Non ero più in grado di ragionare lucidamente, la mia mente era stata inghiottita da un vortice di oscurità e terrore.

I miei demoni gridavano feroci di essere liberati e la mia anima era un completo disastro.

C'era troppo rumore dentro di me e l'incessante silenzio che mi circondava non mi era di certo di aiuto.

A questa situazione di disagio si sommava poi anche l'insistente paura di rivivere una seconda violenza.

Tutto ad un tratto quelle mie ansie vennero interrotte dal respiro affannoso e caldo che sentivo battere contro il mio collo scoperto.

Smisi di colpire la parete bianca e, alzando il capo verso di essa, notai riflessa sul muro un'ombra minacciosa che si sovrapponeva in modo irregolare alla mia. Mi aveva in pugno.

Abbassai sconfitta le mani, non staccando nemmeno per un momento lo sguardo dalla sagoma scura che era immobile dietro di me, e le adagiai lungo i miei fianchi.

Valley Paradise (COMPLETA)/ ITA /Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora