Cap. 84

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Distolsi sfinita lo sguardo dal soffitto, afferrai le lenzuola e, dopo essermi coperta fino alle spalle, mi voltai verso la porta.

Appena mi mossi, si generò sotto il mio corpo uno scricchiolio a causa del vecchio materasso del letto.

Trattenni per qualche secondo il respiro e drizzai l'orecchio verso Colin che stava però continuando a dormire serenamente.

Lasciai andare l'aria dalla bocca: per fortuna quel rumore non lo aveva svegliato.

Appoggiai la mano sul cuscino e contemplai sotto il chiaro di luna che proveniva dalla finestra le striature rosa che avevo su entrambi i palmi delle mani: detestavo vederle sul mio corpo.

Era come se Ryan avesse usato di proposito quelle corde per lasciare un segno su di me. Un segno che sarebbe durato abbastanza per ricordarmi di lui e di quella notte interminabile.

Una lacrima scese piano dal mio occhio, ma prima che potesse scorrere sul mio viso, l'asciugai in fretta.

Non volevo più versare un'altra singola lacrima per quello che era successo, lui non si meritava la mia sofferenza.

Mi misi a sedere e presi poi il reggiseno che avevo appoggiato sul comodino.

Me lo allacciai e portai timidamente i piedi a terra.

Non appena le mie dita si fusero col freddo che emanava il pavimento, una distesa di pelle d'oca ricoprì le mie gambe, riuscendo ad arrivare anche lungo il resto del mio corpo.

Scrollai le spalle e mi voltai per dare un'ultima occhiata a Colin che aveva il viso rivolto verso la finestra.

In punta di piedi attraversai la camera da letto e, prima di spingere la porta che era semichiusa, mi chinai per raccogliere i miei vestiti e le scarpe.

In corridoio mi fermai contro la parete per vestirmi: mi infilai la camicia, la gonna e il resto.

Mi pettinai i capelli con le mani e stirai in malo modo i miei vestiti che erano rovinati da alcune pieghe.

Quando fui pronta, mi guardai attorno spaesata alla ricerca della porta in cui Colin era entrato prima che andassimo in camera da letto.

Non ci volle molto perché i miei occhi vennero attirati dalla serratura ramata che quella stanza misteriosa presentava.

Provai ad entrarvi, ma mi accorsi che era stata chiusa a chiave.

<<Accidenti! >>

Mi misi le mani fra i capelli.

Improvvisamente però un'idea illuminò la mia mente e mi fiondai come una furia in cucina.

Accesi con un gesto sbrigativo la luce e iniziai ad aprire tutti i cassetti, frugandoci dentro.

<<So che sei qui avanti, vieni fuori! >> continuai a muovere le dita fra le posate metalliche e gli altri oggetti che mi capitavano davanti.

Chiusi il primo cassetto piuttosto amareggiata per poi avventarmi su quello seguente e così feci finché non arrivai al terzo.

Sollevai con cura le tovaglie costose che Colin aveva ereditato da una lontana parente benestante.

Ad ogni mio movimento le mie mani vennero accarezzate dalla soavità e delicatezza delle stoffe colorate che si sfregavano sulla mia pelle.

Stetti per chiudere delusa anche l'ultimo cassetto, quando le mie dita si imbatterono ad un certo punto in qualcosa di freddo e metallico.

Valley Paradise (COMPLETA)/ ITA /Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora