Cap. 62

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<<Tieni. >>

Le porsi l'asciugamano pulito che avevo trovato in uno dei cassetti vicino al letto.

<<Grazie. >>

Alexandra chiuse il rubinetto del lavandino e prese il seguito il panno bianco che tenevo fra le mani.

<<Sapevo che oggi non dovevo truccarmi, conciata così sembro una strega. >> commentò disgustata, mentre nel frattempo si asciugò accuratamente il viso.

Mi appoggiai allo stipite della porta.

<<So che mi hai detto che per te ormai è una storia chiusa, ma ci tenevo a scusarmi per la nostra lite di prima. Se l'avessi saputo, non mi sarei mai permessa di dirti quelle cose. Veramente, non mi sarebbe mai passato per la mente di... >>

<<Lo so Cait, ho capito, però adesso basta così. Non ho mai messo in dubbio che tu fossi una brava ragazza e continuo a crederlo tutt'ora. Ma quello che hai commesso tu è purtroppo un errore che fanno tutti quanti al giorno d'oggi, ovvero giudicare le persone basandosi unicamente sull'idea che si sono fatte di loro senza però conoscere in realtà cosa c'è dietro. Senza fermarsi a chiedersi perché la persona che hanno davanti parla o si muove in un certo modo. Ormai più nessuno se lo domanda... dopotutto a cosa servirebbe? È un'inutile perdita di tempo, no? In fin dei conti è più facile pensare che le persone sono soltanto l'immagine superficiale che abbiamo davanti ai nostri occhi. Dimenticando però che dentro ciascuno di noi c'è un intero mondo di cui gli altri ignorano l'esistenza, di cui spesso noi stessi ne ignoriamo addirittura l'esistenza. >>

Aprì decisa con il piede la cesta marroncina che si trovava di fianco all'entrata della toilette.

<< Però ora non prendertela troppo con te stessa. Non pensarci più e dimentica ciò che ti ho appena detto, Cait. Non è così grave. Significa soltanto che sei uguale al resto del mondo e ci sono cose peggiori nella vita di cui preoccuparsi. >> aggiunse impassibile, gettando l'asciugamano dentro al cesto.

La fissai perplessa.

Io uguale a tutti gli altri?

Da quando lo ero diventata?

Ero delusa da me stessa.

Non mi reputavo una persona superficiale, non mi ero mai

fermata alle apparenze e tanto meno avevo mai osato giudicare qualcuno senza prima conoscerlo a fondo.

Eppure questa volta l'avevo fatto.

Com'ero potuta cambiare così tanto in quegli ultimi mesi?

Se mi ero trasferita a Valley Paradise era perché volevo ritrovare me stessa e dare una svolta decisiva alla mia vita che pareva essere rimasta intrappolata in un gigantesco posto di blocco.

Volevo vivere in mezzo alla natura per trovare un po' di tranquillità e incominciare a lavorare per risparmiare anche abbastanza soldi da potermi poi trasferire in qualche grande città, magari come New York e dedicarmi lì interamente al mio futuro.

Invece non mi ero avvicinata minimamente agli obiettivi che mi ero prefissata.

Durante il mio soggiorno ero riuscita soltanto a perdere tempo, correndo invano dietro ad un diavolo travestito da angelo che si era rivelato poi essere la mia condanna più grande; mi ero lasciata sfuggire l'unico lavoro che poteva permettermi di mettere da parte del denaro e, infine, avevo fatto rientrare mia madre nella mia vita in modo da servile su un piatto d'argento la possibilità di distruggermela del tutto.

Valley Paradise (COMPLETA)/ ITA /Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora