Cap. 51

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Sporsi la testa fuori dall'uscio e ispezionai più volte l'intera sala per controllare che non ci fosse qualcuno nei paraggi.

Per mia fortuna in quel momento nelle scrivanie, grazie anche all'orario di pranzo, c'erano meno poliziotti e quei pochi che erano rimasti erano troppo presi a lavorare sui loro computer per notare cosa stesse realmente accadendo attorno a loro.

Uscii a passo felpato dall'ufficio e, mentre passai di fianco a tutte quelle scrivanie, mi voltai più volte indietro; poi, quando ebbi la certezza che nessuno si era accorto di me, incominciai a camminare più velocemente verso l'uscita.

Svoltai l'angolo e passai a testa bassa di fianco alle foto appese sui muri degli ex- poliziotti, e, quando mi ritrovai davanti all' uscita, aprii la porta con decisione.

Una ventata gelida sbatte con una certa violenza contro il mio viso, risvegliare il mio corpo spossato.

Respirai intensamente l'aria fresca che mi circondava e iniziai poi a scendere i gradini con più carica.

Quando mi lasciai alle spalle anche l'ultimo, mi fermai per riflettere su cosa avrei, ma soprattutto dove sarei potuta andare.

Guardai prima la strada a sinistra e poi quella a destra, sebbene, che prendessi una o l'altra poco sarebbe importato: non avevo nessun posto in cui stare e non conoscevo nessuno che mi avrebbe potuta ospitare.

Per non parlare del fatto che non avevo con me nemmeno un misero soldo che mi avrebbe almeno permesso di pagare un hotel o un motel in cui stare, finché le cose si fossero sistemate.

Ero completamente sola e per di più senza niente.

<<Allora com'è andata? >>

Appena sentii quella presenza dietro di me mi paralizzai dalla paura, mentre il mio cuore invece incominciò a battere energicamente contro il mio petto.

Ma quando i miei occhi incrociarono il viso gentile e sereno di Colin, tirai subito un sospiro di sollievo.

<<Mi hai spaventata. >> ammisi ancora scossa, posando una mano sul petto.

<<Scusami, ma prima lì dentro ti avevo vista parecchio preoccupata e ora vedendoti uscire volevo sapere se avessi risolto. >> disse con un tono sincero, gettando per terra la sigaretta e spegnendola in seguito con il piede <<Non volevo spaventarti. >>aggiunse con un sorriso pulito, sollevandosi dal muretto dell'edificio.

<<Che fine ha fatto il "lei" di prima? Non sono più così importante per te? >> incrociai le braccia con fare offeso.

A quelle mie parole sul viso di Colin comparve uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto e, dopo che si morse quasi di sfuggita il labbro inferiore, mi fissò dritta negli occhi.

<<Ora sono fuori servizio, quindi niente lei. E poi guardandoti meglio sei un po' troppo piccola per pretendere che ti diano perfino del "lei". >>

Mi arruffò giocosamente i capelli.

<<Ho 17 anni, >> lo spinsi via da me << non sono così "piccola"! >> ribadii, posando la mia mano sinistra sul fianco e agitando nel frattempo in aria l'indice dell'altra mano.

<<Wow, allora sei veramente una donna a tutti gli effetti. Mi scusi signora se l'ho offesa. >> mi prese in giro Colin, imitando la mia posa e agitando a sua volta in maniera buffa il suo dito indice.

Davanti a quella scena scossi la testa, fingendomi infastidita, quando in realtà stavo trattenendo sulle mie labbra un sorriso divertito.

<<Allora s-i-g-n-or-a non ha risposto alla mia domanda, ha risolto o no il suo problema? >>

Valley Paradise (COMPLETA)/ ITA /Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora