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Ed ecco che arriva Mike con quella sua solita aria da bad boy strafottente.

L'unica cosa che mi viene da pensare è Perché tra tutti proprio lui doveva venire a rompermi l'anima oggi?

Frena, apre il finestrino e mi guarda allungando un angolo della bocca all'insù:"Ma guarda chi si vede." Dice freddo.

Cameron inizia a guardarci stranito.
Lui non sa che ci siamo lasciati.
In realtà nessuno lo sa, a parte quell'oca giuliva di Dana. È solo colpa sua.

"Ma guarda un po', arriva il traditore. Levati dalle palle, Mike."

"Stai calma, zuccherino, sono qui solo per prendere un caffè al bar." Dice, indicando il bar alla fine del quartiere.

"Potevi parcheggiarti lì e non venire a rompere il cazzo a me."

"Faccio il cazzo che voglio, capito puttana?"

"Zitto che fino a ieri piangevi per me. E poi... puttana. Ma senti chi parla, quello che adotta le cagne. Vattene sfigato."

Sento Cameron al mio fianco soffocare una risata, mentre Mike stringe i pugni, tutt'altro che divertito.

Non dice niente (infatti l'ho zittito, come sempre!) e si allontana verso il bar.

Posso attuare la mia vendetta, macchinata in un nano secondo nella mia mente.

Prima di tutto mi serve un ago.
Faccio per alzarmi, ma la voce di Cameron mi fa girare verso di lui, ancora seduto sul marciapiede in pietra.

"Dove vai, Giselle?" Mi chiede.

"A prendere un ago."

Mi guarda stranito, ma subito dopo sorride e scuote la testa:"Che hai intenzione di fare, piccola peste?"

Gli faccio un occhiolino e sparisco dalla sua vista senza proferire parola.

Torno a casa di mia zia.
Ma prima di tutto controllo se quella peste di mio cugino sia a dormire.

"Vai a dormire!" Gli urlo, mentre metto via tutti i suoi giochi.

Mi guarda quasi piangendo con quei suoi piccoli occhi azzurri e innocenti molto simili ai miei per il colore e va a letto.

"Bravo bel bambino." Dico, facendo un sorriso malvagio.

Dopo ciò, mi introduco nello studio dove mia zia cuce.

Accendo la luce e mi ritrovo davanti stoffe di ogni tipo, manichini, metri, macchine per cucire, gessetti colorati, fili, tessuti da ricamo e altre cose. Sembra proprio uno studio d'alta sartoria.

Ma non sono qui per contemplare lo studio da sarta di mia zia.

Devo sbrigarmi, che quel coglione di Mike ha preso solo un caffè, quindi non sarà via per molto.

Mi affretto a trovare un grande ago e mi precipito fuori casa, con quel sorriso malvagio che non mi si è tolto da quando ho elaborato tutto ciò.

Con gli occhi pieni di convinzione, mi avvicino alla macchina e, da brava bambina dispettosa, mi affretto a bucargli tutte le ruote.

Caro Mike, devi sapere che vinco sempre io.

"Tu sei pazza, Gi." Commenta Cameron, che ha passato tutto il tempo a vedermi fare piccoli buchi in tutte le ruote di quella macchina di merda.

"Questo ed altro per il piccolo Mike." Rispondo ironica, sorridendo maliziosamente e mettendomi l'ago in tasca.

Ritorno alla posizione dov'ero prima in fretta, mente Mike arriva alla sua carrozza, dove ci sono salita chissà quante volte.
So tutti i suoi cd a memoria, passavamo a fare di tutto in quella macchina, era il nostro posto felice nonostante puzzi di piscio e alcol perché non l'ha mai lavata. Ho detto bene, era. Non ci salirei mai più, manco morta. Chissà cosa ci ha fatto con Dana in quella macchina. Non lo voglio nemmeno sapere, quindi smetto di chiedermelo.

"Lo stronzo è arrivato." Sibilo, mentre lui apre la portiera.

Seriamente aveva intenzione di ignorarmi così e di andarsene senza essersi accorto di niente?

"Lasciami stare."

"Ti ho già lasciato da un po', cretino, ed è quello che ti meriti."

Dà uno sguardo alle ruote e io soffoco una risata sotto il suo sguardo stranito.

Se ne accorgerà strada facendo il piccolo M.

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora