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Helene

Rigiro la piccola ma grande lametta tra le mani mentre fisso la mia immagine allo specchio: il trucco è colato completamente e i capelli lisci color biondo cenere sono spettinati e scomposti, come la mia anima in questo momento.

La mia lametta viene sempre con me, ho sempre pensato che il dolore fisico sia meglio di quello emotivo, di quel dolore che solo Marco mi può dare.

Guarda, ragazzo, guarda cosa mi hai fatto.

La appoggio sul polso, respiro profondamente e, decisa, lo faccio.
Spingo giù, come se volessi spaccarmi il mio stesso braccio, come se questo danno non lo stessi facendo a me stessa.

Helene, che stai facendo?
I tuoi amici ti prenderanno per pazza, una pazza psicopatica! I pettegoli inventeranno storie di tutti i tipi! I ragazzi non ti vorranno e ti estranieranno ancora di più!

Io lo faccio per me.
Mi fa stare bene.

Tampono continuamente il sangue sui tagli mentre mi mordo il labbro per non lamentarmi per il dolore. Sfogo il tutto piangendo silenziosamente.

Sciacquo la lametta e prego che il sangue che scorre da diversi punti del mio polso si fermi.

Fermati, dannazione!

Non si ferma.
E sono sempre più in panico.
La campanella è suonata da un bel pezzo e tutti si chiederanno dove io sia finita.
Ma nessuno saprà niente.
Mai.
È un segreto tra me e la mia lametta.

"Ehi." Una voce maschile alle mie spalle mi fa sobbalzare "Perché lo stai facendo?"

"Perché sei nel bagno delle ragazze?" Chiedo intimidita, mentre cerco di nascondere tutto, anche se ormai sono stata scoperta.

Dannazione Helene, proprio a scuola devi cacciarti in questi casini?

"Perché lo stai facendo?" Mi chiede avvicinandosi a me, ignorando la mia domanda.

È Mike.

Sento il suo respiro regolare dietro di me, mi sta osservando mentre sciacquo la lametta intrisa di sangue nel lavandino sporco del bagno delle femmine.
Alzo gli occhi allo specchio e lo vedo che mi sta guardando anche lui da lì con quegli occhi marroni e intensi.
Sono a disagio.
Non sono mai stata così vicina a un ragazzo.

"C-cosa ci fai qui? E perché mi fai queste domande?" Mi allontano da lui per prendere un fazzoletto per poi spiaccicarmelo sul polso sinistro "Insomma, non ci siamo mai parlati in questi anni in cui ci conosciamo."

Mi fa segno di stare zitta.
Questo ragazzo è parecchio strano, oltre ad essere uno dei ragazzi più desiderati della scuola.
Mi sento ancora più a disagio.
Nessuno dei due parla per qualche secondo.

"Sei triste?" Mi chiede.

Mike, che cazzo di domande fai?!

"No... sai, mi taglio per la troppa felicità!" Dico sarcastica, alzando gli occhi al cielo e sorridendo istericamente.

La porta si apre lentamente e sento dei passi entrare qui dentro.

Più veloce di Flash, mi rinchiudo nel bagno a chiave insieme a Mike.
Stiamo entrambi zitti e aspettiamo che quella ragazza esca.
Ma non appena esce rimaniamo qui, in questo posto che puzza di sigarette e pipì, in questo posto pieno di ragnatele e polvere, in queste quattro anguste pareti che sembra mi schiaccino da un momento all'altro.
Ma non usciamo.
Si sentono solo i nostri respiri.

"Sei triste per qualcosa che non puoi avere?" Mi chiede all'improvviso.

Annuisco.

Ormai mi sono trovata a confidarmi con lui.

Perché non dovrei dirglielo?

Ho bisogno di parlarne, anche se lui non è la persona a me più vicina.

"Non farlo mai più." Continua a parlare, fissando il mio polso.

"Chi sei tu per dirmelo?"

"Una persona che l'ha fatto due anni fa. L'ho fatto per Giselle. Quella ragazza che prima di stare con me faceva bullismo nei miei confronti. Io ero sempre quel ragazzo strano ma rispettato da tutti, quello che tutte le ragazze si giravano a guardare nei corridoi per poi sussurrare qualcosa o sorridere compiaciute." Prende fiato "Ma Giselle non era come le altre. Ed era questo il lato che mi piaceva di più di lei. Mi tagliavo per lei, per ogni volta in cui non ho potuto averla. Ero innamorato perso."

"Lo sei ancora?"

"Scusa..." ignora ancora la mia domanda "Non so cosa mi sia preso, ma avevo bisogno di parlarne."

"Tranquillo." Rispondo abbastanza stranita.

"La amo ancora. E l'ho persa come un coglione."

Senza dire altro dà un pugno forte alla porta ed esce, lasciandomi lì.

Faccio finta di niente, allungo le maniche della felpa ed esco da quel piccolo bagno.

Non appena esco mi ritrovo delle ragazze che mi guardano malissimo.

Cerco di non considerarle e di non farmi intimidire da quegli sguardi ed esco dal bagno, per poi andare in classe facendo finta di aver fatto seconda ora.

Sento specialmente lo sguardo di Mike e quello di Giselle addosso ma li ignoro e vado al mio solito posto.

Giselle capisce sempre quando ho qualcosa che non va.

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora