41

1.7K 118 31
                                    

Il vento mi fa lacrimare gli occhi già gonfi e rossi di loro mentre le mie mani sembrano congelarsi.
Non me le sento più.
Mi cadono i fiori finti dalle mani.
Le sfrego l'una contro l'altra mentre soffio in mezzo. Sento la stoffa dei guanti di lana neri andare a contatto con la mia pelle, mentre osservo come sia cambiato il clima ora che è dicembre.
Ripongo i fiori con cura nel vaso della tomba di zia Rosa, per poi fare la solita preghiera e il segno della croce. Osservo la sua foto: nonostante la sua malattia sorrideva sempre con quel sorriso che faceva invidia a chiunque. Gli occhi azzurro ghiaccio come i miei si notavano anche da un miglio e i capelli castani, corti e ricci le ricadevano sulla fronte ribelli. Mi manca tutto di lei.

***

Non appena esco dal cimitero - ormai ci vengo spesso - accendo il cellulare e poi internet.
Un messaggio mi fa sobbalzare.

Da Cameron:"Ciao, come stai?"

Un messaggio così semplice inviatomi da una persona qualunque.
Ma se ho reagito così allora non è così semplice come penso.
Il cuore mi batte all'impazzata mentre un sorriso spontaneo mi nasce sul volto, come un fuoco che rompe tutto il freddo che provo in questa giornata gelida di inizio dicembre.

Almeno lui è l'unico che mi chiede queste cose, l'unico capace di chiedermi come sto e farlo per davvero, per interesse.

Di colpo penso a Mike.
Lui questa domanda banale non me l'ha mai fatta.

"Sto." Digito a fatica con la mia solita freddezza, mentre sento le mani congelarsi di nuovo.

Inizio a camminare e sto attenta a non scivolare sul suolo ghiacciato.
Potrei fare invidia alle pattinatrici.
Scherzo, sembro una gallina con la malaria!
Menomale che non c'è nessuno in giro su questa strada.

"Io voglio sapere come stai davvero." Risponde poco dopo.

Un altro sorriso.

Giselle, smettila di sorridere come una demente!

"Sto bene, grazie."

Chiudo la chat e sento che sto andando in fiamme.
Sembro una bambina in preda agli ormoni per la prima cotta.

Vergognati, Giselle!

Peccato che questa non sia una cotta e che io non sia una bambina.

"Ne sei sicura?"

Adoro continuare a ricevere queste notifiche.

"Ti ho detto di sì, non sai leggere?"

"Acida."

"Sempre."

Alzo gli occhi al cielo, spengo il cellulare e lo ripongo nella tasca del giubbotto.

Alzo spesso gli occhi al cielo.

Desidero che nevichi.

Desidero una gioia.

Come non detto, non appena passo davanti al parco mi ritrovo la piccola ex di Cameron con il fratello Marco.

Devo fare finta di niente e andarmene.
Spero che non mi vedano.
E invece mi raggiungono.
Li osservo con la coda dell'occhio dietro di me e faccio finta di non vederli.

"Ciao, Giselle!" Marco è il primo a salutarmi, mentre la sorellina mi rivolge un sorriso timido tenendo il grande cane al guinzaglio.

"Salve." Saluto, riprendendomi dal mio stato di trance.

"Come va?" Mi chiede il ragazzo tutto muscoli e niente cervello.
La solita domanda a cui non so come rispondere. Così banale, così falsa... insomma, a chi interessa davvero sapere come sto?

Vede che non rispondo ma continuo a guardarlo, mentre il suo cane mi annusa ovunque.

Tira via il cane e incrocia il mio sguardo glaciale:"Mi dispiace tanto per tua zia, Giselle. Condoglianze." Si avvicina a me e mi abbraccia forte. Si vede che ha desiderato quell'abbraccio da un po'.

"Grazie, Marco." Ricambio la stretta con non troppo entusiasmo e sono io a sciogliere l'abbraccio il prima possibile.

"Stai meglio adesso? Insomma, è passato un po' di tempo..."

Se non la smette di farmi queste domande gli lancio una pietra addosso.
Non ho voglia di parlare con nessuno.

"Sì sì." Rispondo semplicemente, facendo vedere spudoratamente che non ho voglia di parlare.

"Ehm... io porto il cane a fare i suoi bisogni!" Esclama Madison, facendosi tirare dal grande cane. Si allontana da noi camminando velocemente e rimango da sola con Marco. Il paesaggio autunnale del parco pieno di foglie caduche ci fa da sfondo, mentre i miei capelli già spettinati ondeggiano armoniosamente al vento freddo che attraversa ogni centimetro del mio corpo.

Non so cosa dire e nemmeno ho da dire qualcosa.
Infatti è lui a prendere parola:"Senti, Gi..."

"Non mi chiamare con quel soprannome, mi dà sui nervi!" Lo interrompo.

"Giselle" si corregge "Io volevo chiederti una cosa... sì, insomma... io, cioè..." non trova le parole e mi sembra alquanto imbarazzato.

"Sbrigati." Rimango impassibile.

"Vuoi uscire con me domani sera?"

Non ho l'umore giusto per uscire, ma accetto l'invito subito. Non voglio questo rompipalle tra i piedi ancora per molto. Ma penso che ho bisogno di divertirmi, non esco e non parlo con nessuno da un po'.

"Va bene." Rispondo facendo spallucce.

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora