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Giselle

"Cameron!" giro per tutti i corridoi e finalmente lo trovo. Mentre la lingua quasi penzola dalle mie labbra per aver corso troppo, guardo l'orologio. Otto e due minuti. Oggi sono stranamente in anticipo.

"Giselle?" anche lui sembra stupito dal mio arrivare in anticipo. Si nota dalla sua espressione facciale "Che ci fai qui ora?"

"Che domanda è? Vengo in quest'incubo di scuola come tutte le mattine." gli faccio segno di allontanarci. C'è troppa gente intorno a noi, tutti ad aspettare il suono della campanella: chi si lamenta con Philomena perché non suona la campanella, chi chiacchiera, chi ride sguaiatamente, chi si mette da parte col cellulare... La solita gente che vedo tutti i giorni.

Lo porto davanti alla palestra.

"Giselle, che facciamo qui?"

"Vieni con me." la mia mano gelida prende la sua, calda, ed entriamo negli spogliatoi femminili passando prima per la palestra dove per fortuna non c'è ancora nessuno.

"Giselle..."

Gli metto un indice sulle labbra per farlo tacere, e con l'altra mano chiudo la porta.

Mi guarda sbigottito.

"Non ti stupro, stai tranquillo." dico con tono piatto, facendolo ridere.

Mi avvicino alla panca e la sposto sotto alla finestra.

"Giselle, ma che...?"

"Stai zitto!"

Obbedisce e io finisco di spostare la panca, per poi mettermici sopra in piedi senza cadere. Apro la finestra e cerco di salire sopra di essa per arrivare al davanzale. C'è un bel sole oggi. Ed è strano vedere questo sole all'inizio di gennaio.

Essendo una sottospecie di nana da giardino, non riesco a salire.

"Cam, invece di stare lì fermo vieni ad aiutarmi!"

"Arrivo, mia regina." scherza lui.

"Come mi hai chiamata, scusa?"

Credo di essere arrossita.
Accidenti, perché?
Non voglio farglielo notare, così rimango di spalle.
In un giro di due secondi sento le sue mani sui miei fianchi, così mi dà modo di salire più facilmente.
Mi aggrappo con le unghie al davanzale rompendone una. Impreco dal dolore, ma non posso mollare qui. L'ultima spinta me la do da sola e finalmente sono sul davanzale.

"Grazie, Cam! Passami la borsa."

Me la lancia e poi mi sorride "Oggi sei così strana e... Gentile. Hai preso una botta in testa, Gi?"

Roteo gli occhi al cielo "Se non ti muovi la botta in testa te la do a te!"

"Questa è la Giselle che conosco!"

Cameron, oggi non mi riconosco più nemmeno io...

Mi raggiunge e si siede con me sul davanzale.
La finestra è stretta e sono talmente vicina a lui da sentire il suo battito cardiaco, un po' accelerato per lo sforzo appena fatto.

"Sei proprio un ninja, Gi. Mi è sembrato di giocare a Minecraft per un attimo. Ma perché siamo qui?"

"Scendiamo da questa finestra e ti faccio capire."

Sta ai miei ordini e scende, poi lo seguo tendendogli la mano. Per fortuna la distanza finestra-pavimento non è così ampia.

"Fammi capire..." dice "Stiamo scappando dalla scuola?"

"Certo, mr. voti alti che non fa mai assenze!"

Mi guarda contrariato e io gli do una spallata, facendogli perdere un po' l'equilibrio.

"È un'assenza, Cam! Che vuoi che sia!"

"Torno a scuola..."

"Sei proprio noioso!" gli dico quando ormai è di spalle.

Si gira di nuovo verso di me "Hai ragione" si avvicina "E oggi ti dimostrerò che riuscirò a fare un'assenza solo per stare con te!"

Lo guardo sbalordita "Cameron... Sicuro di star bene?" gli metto una mano sulla fronte, scherzosamente.

"Devo cambiare idea?"

"Cammina, stupido. Prima che arrivi qualche bidello peloso."

Ridacchia e finalmente mi segue fuori da questo incubo di scuola.

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora