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Inizia la vendetta, Lorenzo.
Ancora non hai capito come io mi sia sentita offesa dopo il tuo rifiuto.

Ovviamente non me ne frega più niente di lui dopo tutti questi anni, ma essere vendicativa è da me.

"Come va la vita in Germania?" Chiedo distrattamente.

"Si vive bene, dai." Risponde con il mio stesso tono, ma con una leggera nota di imbarazzo.
Chissà se si ricorda dell'avvenimento accaduto qualche anno fa. Io non l'ho mai dimenticato.

Continuiamo a camminare e a parlare di cose noiose, come la scuola, gli amici... Continua a raccontarmi dei fatti suoi e di come le scuole in Germania siano migliori.

Non me ne frega un cazzo, Lorenzo!
Io voglio solo vendicarmi.

"Stai ancora con quella ragazza?" Chiedo e lui deglutisce all'istante, strabuzzando gli occhi "Sembrava una cosa seria dall'ultima volta..." lo punzecchio "Eri così preso da quei messaggi..." continuo.

"L'ho lasciata un mese fa." Stringe i pugni e tiene lo sguardo fisso davanti a sé.

Godo.

"Oh..." mi fingo dispiaciuta "Come mai?"

"Giselle, non voglio parlarne. Andiamo a fare un giro nei negozi, che è meglio." Mi spegne. Anzi, crede di avermi spenta.

Lo accontento.

C'è il negozio dell'adidas.
Sicuro quel figlio di papà vorrà entrare lì e spendere un patrimonio per una stupida maglietta.
Perché devono costare così tanto?
Guardo tutti i prezzi in silenzio, mentre scorgo Lorenzo nel reparto maschile che prende due o tre maglie sportive velocemente, per poi portarle alla cassa e pagarle.

"Non le misuri nemmeno?" Chiedo una volta fuori, dando uno sguardo alla busta firmata Adidas.

"Nah." incrocia le dita dietro la nuca "A me sta bene tutto, che sia largo o stretto. Sono un figo, no?" Si passa una mano tra i capelli e si morde il labbro. Patetico.

"Ah, è arrivato Cameron Dallas del poveri!" Lo schernisco.
Nominando quel figo di Cameron Dallas mi viene in mente Cameron... il mio Cameron. Il mio amico Cameron. Doveva dirmi una cosa e io l'ho liquidato in malo modo, nonostante fossi pervasa dalla curiosità di sapere. Quel ragazzo non ha mai niente da dire... ma sarà pieno di sorprese, me lo sento.

"Sono anche meglio, Giselle!" Lorenzo mi riporta alla realtà col suo narcisismo che non è mai andato via. Me lo ricordo ancora quando si pavoneggiava per tutte le cose che possedeva, e io che annuivo scocciata e invidiosa. Bisogna ammetterlo quando si è invidiosi.

"Potresti smetterla di chiamarmi col mio nome per intero?" Lo fulmino con lo sguardo, mentre lo trascino da Alcott. Almeno qui le cose hanno un prezzo ragionevole "Mi irrita."

"Ok, Giselle."

"Non devi scherzare con me." Gli sussurro parola per parola, mentre striscio con le mani i vestiti che sono nel reparto dei saldi.

"Questo negozio è una noia!" Si lamenta il ragazzo.

"Fai silenzio!"

"Che simpaticona."

"Grazie, so di essere simpatica. Ma ora stai zitto."

Gli passo davanti fiera con una maglia nera estiva tra le mani e vado a pagare, per poi uscire seguita da lui.

"Posso parlare ora?" Mi chiede ironico, una volta fuori dal negozio.

"Meglio se non mi rivolgevi la parola dal primo giorno, Lorenzo." Sibilo con un sorriso malvagio addosso.

Lui rimane esterrefatto, ma vuole ribattere qualcosa.

"Non ci siamo mai tenuti simpatici." Continuo, lasciandolo in silenzio.

"No... la realtà è questa. Solo perché ti ho rifiutata tu adesso hai quest'odio nei miei confronti." Abbassa la voce, temendo di dare troppo spettacolo.

"Guardami negli occhi prima di tutto e stammi a sentire." Gli metto due dita sotto il mento e gli faccio alzare lo sguardo verso il mio "Ecco, così va bene." Non lascio la presa "Non me ne frega più niente di te e nemmeno dei..."

"Pensi che ti sto a credere?" Ridacchia, appoggiandosi al muro.

Mi paro di fronte a lui "Oh, hai ragione..." il mio tono cambia e diventa un finto tono da gatta morta. Gli metto l'indice sulle labbra per non lasciargli replicare niente e mi avvicino al suo orecchio "In realtà provo ancora gli stessi sentimenti di tre anni fa."

Rimane sbalordito, poi fa il solito sorriso da idiota, quel sorriso che mi ha fatta innamorare tre anni fa.

"Giselle, devo confessarti una cosa... anch'io provo gli stessi sentimenti per te. Devo ammettere che ho lasciato la mia ragazza proprio per stare con te. A distanza di tre anni ho riflettuto su ciò che volevo davvero e ho anche ripensato alle tue parole... voglio te, Giselle. Il tuo carattere di adesso mi attrae."

Fatta la sua confessione, non posso far altro che ridergli in faccia.
Che scherzo del destino!
Però era proprio quello che volevo... sì, quello che volevo per attuare la mia vendetta.

"Lorenzo..." sussurro il suo nome, mentre avvicino una mano alla sua guancia e la mia bocca alla sua. Sono quasi vicina alle sue labbra, quando si ritrova un bel calcio nei gioielli di famiglia.

Urla dal dolore "Maledetta puttana!"

"Tua madre!" Alzo il dito medio "La prossima volta notami prima, sfigato!" Aggiungo, per poi dargli le spalle e andarmene.

***

"Allora, ti sei divertita?" Mi chiede speranzosa mia madre "Prima non mi sembrava che Lorenzo ti guardasse in un modo tanto amichevole..." Da uno sguardo al cielo scuro e nuvoloso, mentre procede con la macchina in moto.

Faccio un ghigno, divertita.
Penso ancora alla sua faccia direttamente proporzionale al dolore provato.
Non faccio a meno di scoppiare a ridere, anche se ho cercato di trattenermi "Da matti!" E continuo a ridere "Adesso Lorenzo torna in Germania?" Chiedo, cercando di mettere da parte il tono speranzoso. Se si leva dalla circolazione è meglio, l'ho già sopportato troppo a quel ragazzo.

"Frequenterà la tua scuola, ormai resta definitivamente qui in Italia. E verrà a prenderti tutte le mattine con la macchina. Frequenterà la quarta dal 7 di Gennaio. Non te l'ha detto?"

Non me l'ha detto il bastardo.
Ed è bastata questa notizia a rovinarmi le vacanze di Natale e tutta l'esistenza.

Lo ignorerei se le nostre madri non insistessero a farci stare insieme ogni santa volta.

***

Sciacquo la mia faccia con l'acqua calda, strofinando le mani specialmente sugli occhi colmi di trucco.

Mi guardo allo specchio ma smetto immediatamente perché il telefono vibra.

Con il trucco colato ancora sulla faccia mi precipito verso il telefono.

Messaggio da numero sconosciuto-ore 21:30

"Sono Lorenzo.
Il 7 devo passarti a prendere?"

Lo segno in rubrica come "Lorenzo rompipalle".

"No, Lorenzo. Non faccio queste recite del cazzo." Digito velocemente, mentre prendo un dischetto per struccarmi.

Messaggio da Lorenzo rompipalle:
"Ci si vede a scuola, Gi. Ti farò pentire di quello che hai detto oggi."

"Quando gli asini voleranno, Lorenzo."

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora