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Sono passati due giorni dalla perdita della zia e in tutto ciò non ho né visto e né sentito Mike: non è venuto al funerale, non mi ha dato le condoglianze, non mi ha nemmeno scritto un messaggio almeno per sapere come stavo.
Sto male già di mio, non può mettersi anche lui!

Sono tornata anche a scuola.
Ho la testa bassa e non parlo con nessuno in mezzo ai corridoi. Nemmeno con Helene che è la persona a me più vicina in questa scuola di merda.
Sento le risate fastidiose delle ochette che camminano come se fossero Dio, le urla dei ragazzi che discutono di calcio come se non avessero mai fatto altro e poi ci sono quelli che camminano normalmente facendosi i fatti loro.
Cerco solo una persona con lo sguardo.

"Bella la festa di ieri, bro bro!"

"Sì, mi sono proprio spaccato dal divertimento!"

"Grazie ragazzi! Lo so."

Eccolo che parla con i suoi amici contro il muro con l'atteggiamento di chi è figo. Lui è sempre figo, anche quando mi fa incazzare purtroppo.
Non appena mi vede sbianca in volto e cerca di evitarmi continuando a guardare i suoi due amici fidati, Nicola e Manuele, come se per lui fossero l'unica ancora di salvezza della situazione. In effetti lo sono perché sto davvero per incazzarmi. Non m'importa se sto male per tutto, ma giuro che devo dirgli due paroline ed essere forte.

Non verso lacrime, ma lo fisso con pesantezza per farlo sentire a disagio.

"Non solo non ti fai sentire in queste occasioni, ma nemmeno ti degni di guardarmi e di venirmi incontro." Mi avvicino a lui dicendo di getto ciò che penso. Non me ne frega se sono davanti ai suoi amici e se quelli stanno sentendo tutto "Non solo devo stare male di mio, ma devo pure dare conto a te!" Le parole mi escono a fatica. Vorrei solo andare via di qui immediatamente, non vedere e sentire nessuno come ho fatto fino a due giorni fa "Sei una merda."

"Ieri c'era la mia festa di compleanno..." si giustifica.

"Che cazzo di giustificazione è mai questa?!" Urlo, facendo voltare le solite persone che non amano particolarmente farsi i fatti loro.

"Avrei voluto che tu ci fossi per il mio diciannovesimo. Era importante per me." Improvvisamente è serio e sostiene il mio sguardo.

"Di certo non avevo nulla da festeggiare." Me ne vado incazzata. Non voglio sentire altre stronzate da parte sua.

Davvero pensa alla sua festa di merda invece di sapere al più presto come sto? Se questo è ciò che vuole per me può andare anche a fanculo. Non gliene frega niente di me apparentemente. Mi costa ammetterlo, ma farò una fatica enorme per lasciarlo andare, e stavolta per sempre. È grave quello che ha fatto e io non mi sono mai lasciata mettere i piedi in testa da nessuno, figuriamoci da quel biondino nano malefico.

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora