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Giselle

"Giselle!" Mi si avvicina Helene urlando il mio nome in mezzo al cortile della scuola.

Non la vorrei vedere in qualsiasi momento della giornata, figuriamoci a prima mattina, con l'ansia per il compito di matematica e con il ciclo al primo giorno.

Sento la rabbia ribollirmi nelle vene e mi viene sempre più voglia di andare lì, prenderla a cazzotti e stenderla su quell'asfalto grigio e pieno di fossi, ma la ignoro.

"Volevo dirti che..." mi si para davanti, guardandomi dritta negli occhi. Quegli occhi dolcissimi...
Ma io continuo a non riuscire a guardarla con gli occhi di un'amica.
Mi ha delusa solo vedendola quel pomeriggio con Mike. Che stiano insieme o no. Non mi interessa. Voglio solo che mi stia lontana.

"... che mi dispiace." Continua balbettando.

"E 'sti cazzi?" Le rispondo facendomi una risata.

"Cosa ho fatto di male? È da una settimana che mi ignori."

"Cosa hai fatto di male? Lo sai cosa hai fatto di male. Vuoi che te lo ripeta?" Sbotto, con la rabbia a mille. Per chissà quale grazia di Dio non l'ho ancora presa a pugni davanti a tutti "Continua a uscire con il mio ex senza dirmi niente. Bell'amica di merda che sei. Poi quando ti farà perdere la verginità e ti farà piangere non venire da me."

"Ma... io e lui siamo amici."

"Non me ne frega cosa siete. Ma so benissimo come è fatto Mike."

"Ti prego... non gli rivolgerò più la parola ma non mi abbandonare!" Mi supplica, quasi mettendosi a piangere.

"Oh, hai ragione... Poi chi ti protegge dai bulli? Chi ascolterà le tue paranoie su Marco?" Faccio sarcastica, ruotando gli occhi al cielo "Sei patetica, Helene. Hai ancora molto da imparare. E non sei l'amica adatta a me dato che la nostra amicizia, specialmente nell'ultimo periodo, sia così fragile. Basta."

Non dice niente.
Ma scoppia a piangere.

Sento qualcuno dire "Oddio ma la sta bullizzando!" E qualcun altro dire "Ma non erano amiche inseparabili?"

Ascolto i suoi pianti per qualche secondo, mentre sono ancora davanti a lei "Cosa piangi? Sei tu che hai rovinato la mia fiducia." Aggiungo.

"Hai ragione. Scusa, Giselle." Detto questo se ne va, preparandosi a prescindere sul fatto che delle scuse non me ne faccio niente.

Me ne vado soddisfatta come se mi fossi appena tolta un peso.
In effetti la mia amicizia con la dolce Helene è sempre stata strana: due caratteri opposti che non avevano niente in comune.

"Ciao Cameron!" Scorgo Cameron con Madison tra la folla e lo saluto.

"Giselle... Helene sta bene?"

Alzo un sopracciglio "Cosa me ne frega?"

Vedo Madison fare un cenno a Cameron e allontanarsi da noi intimorita.

"Vedi che non mordo." Le dico alzando gli occhi al cielo.

Fa un sorriso scemo, arrossisce e scompare dalla nostra vista.
Faccio così paura solo con la mia presenza?

"L'ho vista andare via piangere." Dice Cameron, mettendosi una mano dietro per aggiustare il colletto della solita camicia. Ma un po' di fantasia per vestirsi questo ragazzo non ce l'ha? Camicie, maglioni che nemmeno nonno porta più, jeans più attillati dei miei, le solite scarpe da ginnastica consumate... Devo insegnare un po' di stile a questo ragazzo.

"Gliene ho dette quattro." Faccio spallucce "Ti va di andare in palestra oggi?" Chiedo improvvisamente. Da dove ho cacciato quelle parole?

Dalla bocca, stupida Giselle!

Sì ma con quale coraggio? Non era mia intenzione...

Sì che era tua intenzione.

"Volentieri." Dice imbarazzato "Non mi sono ancora iscritto."

"Lo sapevo!" Alzo gli occhi al cielo per una seconda volta "Troppo tempo da passare sui libri, giusto?" Dico sarcastica, dandogli un pugno amichevole sulla spalla.

La campanella mette fine alla mia spensieratezza.

"Cameron, oggi c'è il compito di matematica e io non so un cazzo di matematica!" Sbotto preoccupata.

"Da quando in qua ti interessa avere un bel voto in matematica?" Chiede sarcastico, mentre iniziamo a camminare insieme e controvoglia verso l'ingresso della scuola.

Lo fulmino con lo sguardo.
Non mi interessa davvero avere un bel voto in matematica.
Ma allora perché gli ho chiesto di farmi copiare il compito? Probabilmente è solo una scusa per poter parlare e collaborare con lui in più... No, ma cosa vado a pensare!

"Ti aiuto io. Tu non distanziarti troppo da me quando il professore ci divide i banchi."

Annuisco complice e batto il mio pugno con il suo ridacchiando.

Non ho notato una cosa: Mike è vicino all'ingresso e ci sta osservando da mezz'ora.

"Cameron!" Si avvicina a lui.

"Sei ricercato stamattina, visto?" Ignoro Mike e continuo con i miei commenti sarcastici.

"Ho notato. Le verifiche di matematica fanno questo effetto in 3ªB." Mi appoggia Cam, mentre si toglie gli occhiali e li asciuga con la stoffa della camicia.

Sarebbe davvero un figo da paura senza occhiali e senza vestiti di merda.

Giselle, smettila!

"Mi aiuti o no? Non ho tempo da perdere!" Chiede Mike brusco, notando che il mio braccio è incastrato in quello di Cameron e che sono molto vicina a lui.
Lo sto facendo apposta, già!
Ma stranamente questa vicinanza mi fa stare bene anche in un altro senso... un senso che non capisco.

Guardo Cameron, lui guarda me per poi guardare Mike e replicare:"E invece sì che ne hai di tempo da perdere! Potevi studiartela la matematica ieri."

Nemmeno il tempo di lasciargli rispondere che io e Cameron procediamo insieme ridendo e ancora sottobraccio.
Mi giro un'ultima volta a guardare Mike con aria cattiva.

Ho preso la mia rivincita.

Mi lascerò lui ed Helene alle spalle.
Ma nel frattempo mi sento così sola... ok, ho una certa popolarità a scuola e tanti amici, ma continuo a sentirmi da sola.

"Possiamo staccarci? Fa caldo oggi." Cameron si stacca da me, imbarazzato.

"Siamo in pieno dicembre." Gli faccio notare. Probabilmente si sentiva troppo imbarazzato a stare appiccicato a me. E sinceramente mi sento anche offesa dal suo gesto.

"Lo so, ma fa caldo."

In effetti una volta varcato l'ingresso inizio a sudare.
Sia lodato il cielo! I riscaldamenti iniziano a funzionare!

Non so perché, ma la vicinanza a Cameron di cinque secondi fa già mi manca.

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora