Fredda come la neve

36

Cameron

Le foglie autunnali continuano a cadere dagli alberi del parco lente e leggiadre, mentre continuiamo a schiacciare con la suola delle scarpe quelle già cadute. Quel rumore piacevole è l'unica cosa che si sente, oltre al cane di Madison che continua a seguirci ovunque andiamo.

Le nostre mani non sono intrecciate come al solito e io sono imbarazzato. Più che imbarazzato mi sento in colpa.

Nessuno parla, ma continuo a fissare i suoi occhi lucidi e rossi.
Da quanto tempo sarà a piangere per me?
Mi chiedo.

"È tutto così sbagliato." Inizia, sforzandosi di non sembrare malinconica.

"Cosa?"

"Fare un dramma per quella foto. So che è stato solo un Photoshop."

"Hai ragione."

Non so che altro dire.
So solo che mi sento uno stupido per avere ceduto ai modi di fare falsi di quella Dana.
Tutto ciò l'ha fatto per riprendersi Mike e non ci è riuscita. Ma quello che è uscito peggio dalla situazione sono io. Mi sento usato, mi sento uno stupido.

"S-sei arrabbiata?"

Cameron, che domanda stupida le hai appena fatto? Si vede lontano un miglio che è arrabbiata. Più che altro delusa.

"Devo dirti una cosa." Ignora la mia domanda.

"Che c'è?" Temo il peggio.

Si allontana da me e va a sedersi su una panchina. Il cane accollato alle sue gambe e io al suo fianco, ma non troppo vicino.

Fa freddo e vorrei abbracciarla.

"Io non ce la faccio più a soffrire per questa relazione." Mi sputa in faccia la verità e sento il mio cuore rompersi in mille pezzettini. Ho bisogno della colla. Anzi no, ho bisogno di una persona che me lo aggiusti immediatamente e quella persona non è Madison in questo momento.

Non dico niente e aspetto che continui.

"Vedi... stavamo molto meglio quando eravamo solo amici."

Sembra che non deve dire più niente.

"Madison, ma io ti amo e tu ami me? Che problema c'è?"

"C'è che non sono tranquilla." Guarda il cielo, cercando di non piangere "C'è che questa relazione mi fa stare in ansia, cosa che quando eravamo amici non manifestavo. C'è che è stato tutto uno sbaglio ed è successo tutto in modo repentino. Mi dispiace Cameron."

Non riesco a dire niente.
Sento la gola pizzicarmi e le lacrime minacciano di scendere amare.
Cameron, non adesso. Il tempo per fare la femminuccia è finito da un po'!
Tiro indietro tutto e stringo i pugni all'interno del parka.

"Ehi." Mi stringe la mano calda con la sua fredda procurandomi leggeri brividi "Non è finita qui. Rimarremo comunque amici. Sei l'unico amico che ho."

Leggo tristezza nei suoi occhi. La tristezza di chi non si sente mai abbastanza.

"Vorresti far finta di niente e tornare amici come prima?" La guardo incredulo.

"Cameron, è l'unica cosa da fare. Non sono pronta e non voglio piangere per amore a quattordici anni, quasi quindici."

Annuisco.
E forse la capisco pure.
È finita e lo accetto, anche se per essere la mia prima relazione è andata malissimo.

"Quasi quindici..." ripeto "Festeggerai il tuo compleanno giovedì?" Cerco di cambiare argomento.
Siamo di nuovo amici, no? E dobbiamo lasciarci alle spalle questa storia. La nostra storia.

Arrossisce e guarda verso il basso.
Cosa ho detto di male?!

"Non ho amici, chi dovrei invitare?!" Esclama con una durezza disarmante, che non è da lei.

"Piccola, ci sono io." Mi avvicino a lei e finalmente annullo quella brutta e snervante distanza che ci divideva poco fa.

"Sei l'unico che è rimasto al mio fianco fino ad adesso." Sussurra. Non la sto guardando ma scommetto che sta trattenendo le tante lacrime che vorrebbero uscire liberatorie in questo sfogo "L'unico e solo."

La abbraccio.
Non c'è bisogno di aggiungere niente.
E cosa posso fare in questa situazione se non abbracciarla?

"Comunque lo festeggio solo in famiglia, ma se vuoi puoi venire." Dice sciogliendo l'abbraccio.

"No, grazie. Ho vergogna."

Si fa una risatina, però si vede che ci è un po' rimasta male.

Vedrò di rimediare.
Il suo cuore è rotto? E io glielo aggiusto.

Ma qualcuno deve aggiustare il mio...