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Cameron

"Madison... tra poco devo andare." Dico riponendo il cellulare nella tasca in modo veloce.
Voglio nasconderle a tutti i costi che vado da Giselle. Potrebbe ingelosirsi e io non voglio che diventi gelosa quando tra me e Giselle c'è solo una semplice amicizia.

Oramai Marco non ci dà più fastidio e ha accettato il fatto che io e Madison stiamo insieme, a patto che io non la faccia soffrire.

Se la fai soffrire ti prendo a pugni fino a farti arrivare al camposanto!

Ricordo quelle testuali parole.
Se lei scopre della chat tra me e Giselle rimarrà male.
So che è una ragazza molto sensibile e gelosa.

"Capirai... è da tutto il pomeriggio che messaggi invece di ascoltare ciò che ho da dirti." Si lagna, mentre tortura nervosa una ciocca di capelli scuri tra le piccole dita.

Siamo seduti sul divano di casa sua, l'uno vicino all'altra ma sempre imbarazzati.
Vorrei rompere questo ghiaccio il prima possibile.
So che è difficile perché è la prima storia d'amore per tutti e due.

"Giocavo a Clash Royale." Faccio un sorriso furbo, mentendo. E noto che questo sorriso è molto contagioso nei suoi confronti.

"Il solito nerd!" Prende un cuscino e me lo getta in piena faccia ridendo, facendomi cadere gli occhiali dal viso.

"Vuoi la guerra? E guerra avrai!" Nemmeno il tempo di lasciarla replicare che sono sopra di lei a farle il solletico.
Mi piace muovere le dita sopra quel corpo esile mentre lei si dimena e ride come una pazza.

Nemmeno i bambini di due anni, che vergogna!

Il suono di una notifica blocca entrambi.

Io sono sopra di lei e mi sono fermato con i palmi sopra i suoi fianchi, mentre lei è rimasta immobile a osservare lo schermo del display del mio cellulare illuminato sopra il tavolino.

Mannaggia a me, dovevo mettere il silenzioso!
Perché non faccio mai cose buone nella mia vita?

Mi fiondo sul cellulare velocemente e tolgo quella notifica.

"Ma chi è che ti stressa con i messaggi?" Chiede lei.

"Mad, non mi cagano nemmeno i piccioni. Smettila di farti i film mentali."

Un'altra notifica e un altro suono che mi tortura le orecchie.

Io oggi uccido Giselle.

Mi avvicino di nuovo cautamente al telefono, tolgo quella notifica, metto il cellulare in silenzioso e lo appoggio con lo schermo verso il tavolo, così se si illumina il display non si vede nemmeno. Che genio.
Sto facendo di tutto per far finta di niente.

"Ti cagano fin troppe persone secondo me." Dice acida, togliendomi le mani dai suoi fianchi e mettendosi a sedere composta "Sei carino, simpatico, intelligente..." continua con quel suo solito tono timido. Sta cacciando queste frasi con tanto coraggio. Non è abituata.

Faccio lo stesso e la guardo negli occhi.
Sembra che abbia gli occhi lucidi. Non voglio farla piangere, cazzo!

"Mi dici chi è che ti messaggia continuamente? E mi dici perché sei così preso?"

Mi ha scoperto.
Mi ha fatto la vista a raggi X fino al mio cuore senza attrezzature particolari.
Le donne notano tutto ed è vero.

"Mia madre, devo andare Mad. È da tre ore che mi stressa e non sa nemmeno che sono da te." Le do un bacio sulla fronte leggermente sudata, mi alzo dal divano ed esco di casa frettolosamente.

"Ciao..." mi dice con una voce spezzata.

"Muoviti, sono a casa di mia zia!" Leggo i messaggi che non avevo letto prima.

"Arrivo Giselle."

***

"E fu così che la povera Giselle finì in punizione per una settimana da sua zia Rosa a occuparsi del cuginetto posseduto da Satana per colpa di una stupida sospensione!" Finisce di raccontare, provocando in me una grossa risata.

Questa storia è ridicola quanto divertente.

"Dana la puttana se la vedrà con me non appena tornerò." Si mette le mani dietro la nuca e guarda verso l'alto sorridendo in modo furbo.

"Dana la puttana..." ripeto "Ha quel non-so-che di poetico!" Scherzo.

"Lo so." Si vanta ridacchiando "Tu ti sei divertito da Madison?" Chiede poi.

Faccio spallucce "Sì dai. Marco ha smesso di fare il cane da guardia." Me la rido anche io, anche se non c'è niente da ridere dato che l'ho lasciata quasi in lacrime a quella poverina, anche se la sua reazione sia stata esagerata.

Giselle ride a sua volta "Marco non cambierà mai! Sempre il tipico geloso che farebbe di tutto per sua sorella quasi quindicenne. Ricordo ancora quando si voleva mettere con me."

"Marco che si voleva mettere con te?" Spalando bocca e occhi per lo stupore "Scommetto che l'hai mandato a fanculo."

"Sfigato, mi sorprendi! Sai anche le parolacce!" Fa con sarcasmo "Questa fidanzatina ti sta cambiando in meglio!" Continua a sfottermi, guadagnandosi una pacca sul braccio da me per farla smettere.

"Madison è un angelo sceso in terra. Penso solo che mi sento più aperto del primo giorno, quando non parlavo con nessuno." Il mio tono cambia e diventa più serio "Se non ci fossi stata tu in mezzo a quei corridoi il primo giorno e poi come compagna di banco non sarei mai diventato così. Grazie Giselle! Sembra strano ma mi hai insegnato molte cose. Sei mitica." Sputo fuori la verità.

Per quanto possa odiare il suo carattere fin troppo scortese alcune volte la ammiro molto.

Scuote la testa e sorride "Tanto sfigato sei e sfigato rimarrai!" Sembra che non abbia dato peso alle mie parole di prima e un po' ci sono rimasto male. Ma tanto sto parlando con la queen Giselle, quindi non posso aspettarmi molto.

"E così rimani da tua zia per una settimana? Cioè, finché la sospensione non finisce?" Chiedo poi, ignorando le sue prese in giro.

Sfigato.

"Sì e mi vedrai spesso pulire i vetri, il giardino o badare alla piccola peste se mi vieni a cercare davanti casa sua. I miei hanno detto che se non ho voglia di studiare, almeno faccio qualche servizio dalla zia, che ultimamente non si sente bene e la sua malattia sta peggiorando sempre di più." Ammiro come dice sempre la verità su tutto, senza portarsi niente dentro.
Il suo sorriso si è spento da un po'.
E io non so cosa dire, mentre continuiamo a stare nel mio piccolo giardino a guardare il tramonto che piano piano lascia spazio alla luna e alle stelle.

Non dice nient'altro nemmeno lei.

Appoggia solo la sua testa sulla mia spalla e continuiamo a guardare il tramonto.

Sarà il nostro piccolo segreto che mai nessuno saprà.
O forse mi sto illudendo troppo?
Lei mi sta illudendo troppo.
E a me non deve fregare perché nemmeno a lei frega.
E allora perché siamo qui?

"Domani vuoi venire a fare colazione al bar con me?" Chiedo, ricordando sorridendo quando i primi giorni ci siamo incontrati per caso al bar "Offro io!" Aggiungo. Ecco, sicuro non può rifiutare dopo l'ultima frase.

"Vado già con Mike, mi dispiace Cameron." Mi dice alzandosi, lasciandomi lì seduto a terra "Ci vediamo domani, Cam." Sorride, mi scompiglia i ricci ribelli scuri e se ne va, lasciandomi lì a terra da solo.

Sono arrossito per la centesima volta, accidenti!

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora