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Cameron

Mi sono reso conto di una cosa.
Una cosa che non riesco a credere nemmeno io.
Mi piace Giselle.
Ma so già che con lei non potrebbe funzionare a prescindere.
Insomma, la bulla della scuola che si mette con quello sfigato che passa i compiti anche a chi non merita?
Siamo troppo diversi.
Ma tentar non nuoce.

E da oggi il Cameron dolce e timido andrà via.

Penso questa frase ogni giorno ma so già che non succederà mai.
Pensarla ma non applicarla per mancanza di coraggio.

***

Eccola lì all'uscita della scuola.
La fissano tutti come se fosse chissà quale dea.
Li uccide tutti con quelle occhiatacce di fuoco che ucciderebbero anche il più duro.

È troppo per me.
O sono io a essere troppo per lei?

"Giselle!" Trovo il coraggio di chiamarla "So che ti sto per chiedere una cosa che non potrà mai essere accettata, ma..."

"No, non ti faccio di nuovo da Cupido! Te lo puoi scordare." Sbotta incazzata.

"E infatti non volevo chiederti quello." Mi aggiusto gli occhiali sul naso ma quelli fanno fatica a rimanere su di esso, poiché sto sudando dalla testa ai piedi "Allora? Ho bisogno di dirtelo in privato." Abbasso la voce con quest'ultima frase, non voglio destare gossip di nessun tipo.

"In privato, certo. Non perdo tempo... muoviti, non penso che devi dirmi chissà quale segreto." Incrocia le braccia al petto mentre lancia un'occhiataccia alla madre che continua a suonare il clacson senza sosta.

"Devo scappare, scusa. O quella continua a rompere. Ciao sfigato!" Fa un sorrisetto falso e se ne va.

A volte è proprio antipatica... ma a me piace così com'è e non la cambierei per nulla al mondo. Forse è vero che l'amore rende ciechi.

Giselle

"Mamma stai zitta con questo clacson!" Esclamo mentre butto via la borsa sui sedili posteriori e mi allaccio la cintura di sicurezza.

La mamma mi guarda di sottecchi "La cintura di sicurezza? Addirittura? Tesoro non dobbiamo fare i chilometri per arrivare a casa!" Mi prende in giro.

"Rompi sempre le scatole con la cintura di sicurezza e ora non devo metterla?!" Dico esasperata alzando gli occhi al cielo.

"E smettila di alzare gli occhi al cielo che prima o poi diventerai strabica a ripetere il gesto!" Ridacchia lei, mentre mette in moto la sua vecchia macchina dal motore che fa più rumore di un trattore. Non possiamo nemmeno permetterci una macchina nuova.

"Mamma, di solito non mi vieni mai a prendere dato che non ce n'è bisogno e abito a cinquecento metri dalla scuola. Perché oggi sei qui?" Chiedo perplessa mentre mi aggiusto i capelli nello specchio retrovisore. Davvero ho avuto questi capelli semplicemente da capra per tutto il giorno? D'ora in poi mi dovrò portare uno specchio a scuola, non importa cosa potranno pensarne gli altri.

"Perché andiamo in un posto speciale." Mi annuncia con un sorriso. Sorride più lei che ha quarant'anni che io che ne ho sedici.

"Fammi indovinare... andiamo dai nonni a mangiare una doppia porzione di lasagna?" Chiedo contrastando il suo entusiasmo con il mio tono piatto. Mi chiedo come mia madre sia sempre così carina, dolce e sorridente con tutti. Perché non ho preso questo ciò da lei? Nella mia famiglia sono tutti così, poi ci sono io, fredda come la neve...

Ridacchia "No! Andiamo in un posto che ti piace tanto."

"Cioè?" Inarco un sopracciglio "Sbrigati a dirmelo, dannazione!"

"Gisellina mia, stai calma! Ti sto portando al centro commerciale. E ci sarà anche una persona a te molto simpatica!"

"Nessuno mi sta simpatico." Rispondo atona, incrociando le braccia al petto.

La mamma sospira e intanto continua a guidare in silenzio.

***

La mamma parcheggia nel grande parcheggio del centro commerciale, mentre io mi guardo intorno.
Vorrei urlare dalla gioia.
Da quando non mi facevo un giro nel centro commerciale più grande della regione?
Mi ricordo ancora quando ci venivo spesso con Helene e sua madre in terza media e, dato che non capivo niente all'epoca, spendevo le venti euro che mi dava mamma solo in stronzate da Tiger.

"Come mai oggi siamo venute qui? La mamma stanca versione casa l'hai lasciata ai pascoli?" Chiedo sarcasticamente, mentre lei toglie le chiavi dalla macchina e ridacchia.

"Voglio solo divertirmi con mia figlia e con un'amica di vecchia data con suo figlio sedicenne. Giselle, ti ricordi di Lorenzo?"

Oh no.
Tutti i ricordi salgono di nuovo alla mente.

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora