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Cameron

"E così l'hai lasciato per sempre?"

Il cigolio dell'altalena del vecchio parco è l'unica cosa che si sente oltre alle nostre parole.
Ho chiesto a Giselle di fare una semplice passeggiata dopo la scuola e lei, stranamente, ha accettato.

"E così hai deciso di farti i cazzi miei? Da quando in qua?" Scende dall'altalena saltando e atterrando in equilibrio sul suolo terroso, mentre mi fissa con il solito sguardo di ghiaccio.

"Da quando siamo amici!" Imito il suo gesto e scendo anch'io dall'altalena.
Mi gira un po' la testa.

"Cameron, io e te non siamo amici." Iniziamo a camminare per il parco. Sarebbe una bellissima atmosfera se Giselle non mi stesse trattando male come al solito.

"E allora cosa siamo? Perché finiamo sempre per parlarci e passare un po' di tempo assieme come degli amici?" Voglio spiegazioni "Giselle, io non ti capisco."

"Nessuno mi capisce."

"Potrei capirti, se solo me lo permettessi."

Mi guarda torva.
Non sa che rispondere e si vede.
Dopo qualche secondo di silenzio la vedo sorridermi "Non mi capiresti nemmeno con un manuale di istruzioni, lo sai?"

"Come se potesse esistere un libro di nome Come capire Giselle." Ridacchio "Tu comincia a spiegarmi cosa siamo. E cosa saremo."

"Cosa siamo? Per me non sei niente, Cameron."

Questa sua affermazione mi spiazza e mi lascia un po' deluso, anche se me lo aspettavo.
Giselle non riserva parole dolci a nessuno.
E noi due davvero non siamo niente, conoscendoci a malapena.

"Ora ti metti a piangere, sfigato?" Mi provoca.

"Non piango per queste cose." Cerco di apparire forte e non do a vedere il mio dispiacere.

"Stai cercando di fare il duro ma non lo sei per niente." La vedo alternare lo sguardo tra me e il verde che ci circonda. Si intona benissimo con i suoi occhi colore del ghiaccio. Una vera dea della natura.

"Anche tu hai l'aspetto di una dura. E lo sei, Giselle."

"A differenza tua."

Rimaniamo in silenzio per un po'.
Questo discorso ha preso proprio una brutta piega.

"Quindi non siamo niente? Niente di niente?"

"No."

"Ripeto. Perché allora continuiamo a parlarci e a frequentarci?"

Cela un sorriso, ma con scarsi risultati.
Assume un'aria da bambina innocente quando sorride così.
Sembra una bambina che ha appena combinato una marachella ma non vuole ammetterlo.

"Penso che fai troppe domande."

Tutto d'un tratto la sua espressione cambia.
Sembra triste, arrabbiata, infastidita... un uragano di emozioni che non promette nulla di buono.
Sarà perché avrà appena visto Mike insieme ad Helene adagiarsi su una panchina di questo parco.
Quale tempismo!
Lui le accarezza una coscia con la mano e sorride mentre lei lo guarda intimidita ma sorridente. Intanto Giselle stringe i pugni e i denti.
Non ci voleva!

"Luridi stronzi." Dice sottovoce e a denti stretti.

E in un attimo scappa via.

"Ehi! Aspetta!" La inseguo. Ha tutte le ragioni per correre via indignata,  ma non voglio lasciarla sola proprio in questo momento.

Le starò vicino anche se lei mi tratta di merda.
Le starò vicino anche se ha voglia di mandarmi a fanculo. Mi ci mandi pure a fanculo! Io sarò sempre lì a sorridere per lei e a farla sorridere.
Le starò vicino anche se è una dura e sicuramente mi dirà che non avrà bisogno di me.

Non devo pensare a ciò.

Devo starle vicino.
Infondo le voglio bene e mi sento legato a lei in qualche modo.

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora