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I miei occhi sono chiusi e la mia mente è beatamente immersa nel sogno, finché mia madre non irrompe in casa accendendo quella maledetta lampada gialla.

"Gisellina! Auguri! Oggi compi tredici anni!" Fa con il suo solito entusiasmo.

Mi rigiro tra le coperte senza guardarla mentre storco il naso naturalmente per il soprannome ridicolo che mi ha affibbiato Byanca.
Spero che andando avanti con gli anni se ne scordi.

"Svegliati, piccola Gi!" Mi viene vicina, togliendomi le coperte.

"Mamma, non devo andare a scuola. Siamo ad agosto!" Sbraito con la freddezza pari a quella di una strega "Lasciami dormire..."

"Giselle, non devi perdere tempo nel tuo letto anche il giorno del tuo compleanno!" Sbuffa mia madre. Faccio perdere l'entusiasmo addirittura a lei, che è la felicità fatta persona.

"E cosa hai intenzione di farmi fare? Non hai mai fatto niente il giorno del mio compleanno, se non quelle feste banali in famiglia la sera." La guardo finalmente negli occhi. È ben vestita e truccata. Ma perché? Di solito la vedo sempre in "divisa" da casalinga.

Mi sorride e viene a sedersi sul letto affianco a me "Ti porto a conoscere la famiglia che si è appena trasferita qui affianco. Hanno un figlio della tua età! Penso che ti farà bene conoscere nuova gente."

"Mamma, vai a dormire. Vai." Faccio un sorrisetto ironico.

***

Come non detto, sono davanti al giardinetto di questa schifosa villetta rosa, insieme a Byanca e mia madre contro la mia volontà.

"Salve. Piacere, Giulia." Dice mia madre, non appena una signora mora sulla quarantina ci apre la porta "Sarò la vostra vicina di casa e sono qui per darvi il benvenuto." Continua raggiante.

La signora si presenta e ci lascia entrare.
Noto subito un gran caos dentro quella casa.
Si vede che si sono appena trasferiti.
Ad un tratto sbuca da una delle stanze un ragazzino molto alto e con i capelli scompigliati.

"Piacere, Lorenzo."

Stranamente io e Lorenzo abbiamo continuato a vederci tutti i giorni dopo quella volta. A tredici anni ero una bambina molto più scontrosa e fredda di quanto lo sia ora. Anzi, non ero fredda e scontrosa. Ero solo asociale e non riuscivo a fare amicizia con nessuno.
Ma con Lorenzo non fu così.
Mi stava simpatico.
Era il ragazzo che ognuna avrebbe voluto: bello, spiritoso, felice, e che nascondeva anche un velo di mistero.
Arrivai addirittura ad innamorarmi di lui.
Esattamente.
Lorenzo fu la mia prima cotta.
Una vera bruciatura, altro che cotta.

Ormai io e Lorenzo ci conosciamo da un mese.
Siamo buoni amici.
Mi sento sempre bene quando sono con lui, perciò ci passo tanto tempo insieme. Dalla mattina fino alla sera. A volte rimango addirittura a mangiare a casa sua o lui rimane a casa mia.
Ma io provo qualcosa di più.
E dopo questo mese sono disposta a dichiararmi.

Sta al telefono, come al solito, ed è preso dai suoi messaggini.
Mi avvicino a lui e gli pizzico una guancia, attirando la sua attenzione.
Mi guarda con il suo faccino perfetto.

"Ehi, tu. Esisto!" Gli dico decisa.

Si gira verso di me e sorride "Sono tutto per te, sciocchina." Mi fa la linguaccia guardandomi per un secondo per poi tornare sul cellulare e io alzo gli occhi al cielo.

"Leva quel cellulare se non vuoi che te lo butti dalla bellissima finestra di camera mia. Magari se abbiamo tempismo finisce pure in testa a qualcuno quell'iPhone 5s." Sibilo con un velo di ironia, togliendogli il cellulare dalle mani e non perdo l'occasione di sfiorargliele.

Avete presenti le farfalle nello stomaco? Ecco.

"Devo dirti una cosa." Mi metto il suo telefono al mio fianco per non farglielo prendere e intanto lo sfido con lo sguardo "Una cosa seria." Aggiungo.

Sembra che sia più teso "Dimmi, Giselle. Ti ascolto."

"Io... credo di essere innamorata di t..." non faccio nemmeno in tempo a parlare che il display del suo cellulare si illumina con un messaggio da "Amore mio❤️".
Che banalità i cuori rossi!

Mi viene da piangere.
E infatti piango davanti a lui per l'accaduto.
Mannaggia il tempismo!

Lui rimane interdetto, ma mentre me ne sto per andare senza dire niente lui mi prende per un fianco e mi riporta a sedere a terra a gambe incrociate al suo fianco.
Cosa vuole ancora? Ho già capito tutto, purtroppo.
E io che pensavo che innamorarsi fosse una cosa bella.
E invece ti fa solo soffrire.
"Giselle. Per prima cosa, sono già fidanzato. Seconda cosa, domani parto per la Germania e probabilmente non tornerò più qui e non potrebbe funzionare a prescindere. Io ti ho vista sempre e solo come un'amica, non avrei mai immaginato ci potesse essere qualcosa di più grande..."

"Non sono abbastanza." Lo interrompo, poi serro le labbra per non piangere di nuovo davanti a lui. Mi sono ridicolizzata già fin troppo.

"Sei abbastanza e vali tanto, Gi. Ma per me no. Mi dispiace."

"È un rifiuto?" Le lacrime escono ancora. Dannazione! Non riesco a realizzare che io mi sia innamorata per la prima volta per poi venire anche rifiutata!

Che schifo l'amore.

"Possiamo continuare a sentirci almeno come amici?" Sussurro.

"Dimenticami."

"Addio, Lorenzo." Me ne vado indignata.

Non risponde nemmeno, ma mi dà un'ultima occhiata non appena varco la porta della sua camera.
Non posso sopportare di non vederlo più.

Ma ora eccolo qui, davanti ai miei occhi.
Mi devo prendere una vendetta.
Non provo più niente per lui, se non lo schifo.

"Ciao Giselle, da quanto tempo!" Mi saluta sua madre abbracciandomi.

Faccio un sorriso falso ad entrambi, poi guardo Lorenzo.
È diventato ancora più bello.
Bello e dannato.
Il sorriso da scemo sempre presente sul suo viso, i capelli tagliati sempre all'ultima moda, il viso da sedicenne ancora con i lineamenti da ragazzino tredicenne, quel ragazzino che sbagliai a conoscere tre anni fa. Dopo la mia dichiarazione non gli rivolsi più la parola, seppur avendo ancora il suo numero di cellulare. Chissà se lui aveva il mio...

"Ragazzi, dai entriamo! Voi andate pure a farvi un giro per contro vostro, sicuro avrete qualcosa da dirvi dopo tutti questi anni!"

Oh sì... molto da dire e molto da fare.

Fredda come la neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora