2. Ragazzo misterioso

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Quella mattina mi sveglio con un peso addosso, quasi in ansia. Non so quale sia il motivo di quest'agitazione, che mi ha accompagnato anche durante il sonno, per tutta la notte. Ricordo di aver fatto uno strano sogno oggi. Ero al lago con mio fratello, e c'era anche mia madre, che prendeva il sole sull'erba. Andai più vicina all'acqua, accarezzando un cigno che si era avvicinato alla riva. Sentivo la voce di mia mamma che mi richiamava, e che mi diceva di non accarezzarlo, mi diceva che poteva mordermi. Ma io non potevo non accarezzarlo. Aveva degli occhi, che mi avevano completamente ipnotizzata. E quei fottuti occhi, avevano qualcosa di famigliare, come se li avessi già visti prima d'ora. Così, incantata dagli occhi verdi del cigno bianco, lo accarezzai. In quel momento, in quell'esatto istante, il sogno si trasformò in un incubo.

Si sa che nei sogni le cose non sono reali, tutto può succedere, anche qualcosa che nella realtà è impossibile. Infatti, il cigno mi portò con sè sul fondo del lago. Io non respiravo, non ero mai stata brava con l'apnea. Alzai lo sguardo verso il cigno al mio fianco. Guardai ancora quegli occhi verdi, e lì capii dove avessi già visto quei dannati occhi: erano gli occhi di quel ragazzo, quello della sigaretta.

Lì mi svegliai, ero sudata e mi ci volle un'oretta prima di addormentarmi di nuovo. Perchè avevo fatto questo sogno, in cui c'erano i suoi occhi?

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Sono in auto con Zayn e appena arrivo a scuola, il misterioso ragazzo è all'entrata, poggiato contro un muro. Mi avvicino all'entrata e gli passo accanto, quando i suoi occhi incontrano i miei. Quando guardo davanti a me percorrendo il corridoio della scuola, sento ancora che mi sta guardando, senti che i suoi occhi sono ancora su di me e mi guardano. Mi giro un attimo, e ne ho la conferma, ma continuo a camminare. Quando i suoi occhi hanno incontrato i mei, di nuovo quel sogno si è fatto spazio nella mia mente.

Più tardi, concluse le prime lezioni della giornata, mi dirigo al circuito di corsa per la lezione di educazione fisica. Non so perché ho scelto questo corso, me ne pento già. Non sono una ragazza molto atletica. Da piccola ho fatto qualche corso di nuoto e prendevo lezioni di danza, niente di più.
Quando arrivo al circuito da corsa, dove c'è il campo di atletica della scuola, la coach dice a me e i miei compagni di andare a cambiarci negli spogliatoi. Dopo essermi cambiata la maglietta e le scarpe, e dopo aver messo un paio di pantaloncini corti, esco dallo spogliatoio e torno verso il campo. Ci ho messo più degli altri a cambiarmi, infatti sono l'ultima e quando arrivo tutti sono già lì. Quando raggiungo i miei compagni, noto ormai un viso familiare... Lui.
Mi guarda, proprio come gli altri, visto che stavano aspettando tutti me. La coach ci dice che faremo un breve test di corsa, un test di velocità.
Perfetto, penso tra me e me.

"Vi dividerò in coppie, queste coppie si sfideranno, chi fa il miglior tempo vince. Lo scopo comunque non è quello, io voglio solo valutare il tempo che impiegate nel percorrere quei metri. Ricordate che è un test di velocità, quindi date il massimo."

Inizia a scegliere le coppie. Le coppie sono formate o tutte da maschi o tutte da femmine, il problema è che, alla fine, gli ultimi due a non essere stati chiamati siamo io e il ragazzo dagli occhi verdi.

"Ragazzi, voi due dovrete gareggiare contro. So che non è giusto, infatti ho creato coppie tutte al femminile o tutte al maschile, però non possiamo farci niente. Tanto, ripeto, non è una vera gara, ognuno di voi prenderà un voto in base alla velocità con cui correrà, e non in base alla vittoria o alla sconfitta."

Alzo gli occhi al cielo per essere capitata proprio con quel ragazzo che si è mostrato così antipatico e che però mi incuriosisce.

Ci avviamo tutti verso la pista e iniziano a correre le coppie, una alla volta.

"Sei pronta?" Chiede, con un ghigno dipinto sul viso. È incredibile, o non sorride mai, o fa quel sorrisetto da stronzo.

"Certo." Mi limito a rispondere.

"Sai, sono abbastanza bravo nella corsa." mi stuzzica "Non penso tu riesca a battermi."

"L'hai sentita la coach? Non è quello lo scopo." Ribatto.

"Mh, per me sì." Ridacchia, con quel suo solito sorrisetto.

Quanto tocca a noi e sento il suono del fischietto, inizio a correre. Quando raggiungo il traguardo, noto che quel ragazzo è arrivato prima di me.

"Ci hai provato." Dice, facendomi l'occhiolino. Mi sta chiaramente prendendo in giro.

Mi limito a guardarlo male senza replicare, e lui sembra soddisfatto di avermi lasciato senza parole. In realtà dovevo riprendere fiato dopo la corsa e non riuscivo ad occuparmi anche di litigare con un bambino, perché si, si sta comportando da bambino.

Mi siedo per terra, con la testa tra le mani, riprendendo fiato. Nel frattempo, sento dire alla coach che abbiamo fatto tutti un ottimo lavoro e che pubblicherà i risultati a breve. Poi ci congeda, permettendoci di andare negli spogliatoi a lavarci.

Sento i passi dei miei compagni che si allontanano. Quando alzo lo sguardo, però, vedo quel ragazzo che mi tende la mano, per aiutarmi ad alzarmi.

Non afferro la sua mano, facendocela da sola. Non voglio una mano da lui.

"Che caratterino." dice.

"Mai quanto il tuo." Replico, dirigendomi verso lo spogliatoio. Riesco a sentire la sua risata, anche se breve, e forse è la prima vera risata che sento fuoriuscire dalla sua bocca.

Half a heart ||H.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora