Chapter one hundred and twenty

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Salve a tutte! Prima che iniziate a leggere tengo a precisare che questa FF non è la mia, però ho avuto il permesso dalla scrittrice di postarla. È stata scritta da Benedetta Antognoli, l'amministratrice della pagina facebook "One Love, One Direction" ( https://www.facebook.com/photo.php?fbid=477646562281408&set=a.477646538948077.103551.319318428114223&type=3&theater ) La potrete trovare anche su twitter: @imjustbi

Detto questo buona lettura!

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I giorni seguenti a quello stranissimo sogno furono nauseanti, stressanti, infinitamente lunghi.

Mi mancava la mia normale quotidianità che si stava pian piano disperdendo nelle mie giornate.

Ero abituata a impiegare il mio tempo con regolarità. Avevo sempre degli orari per tutto quanto. La mia vita dipendeva sempre da un orologio.

Invece in quei giorni niente aveva più un orario. Il negozio era chiuso per una settimana, le ferie dei proprietari.

Mi alzavo all'ora che volevo la mattina, mangiavo a orari assurdi e l'unico momento in cui avevo un orario era quando andavo alle prove al teatro. Per il resto regnava l'anarchia totale a casa nostra.

Una settimana però dalla partenza dei ragazzi da Londra era passata.

Questo stava a significare che pian piano il loro ritorno si stava avvicinando, da una parte, mentre dall'altra significava la partenza di Marti per Parigi.

Erano le 8.00 spaccate. Il grande orologio in casa nostra appeso in cucina segnava quell'ora precisamente.

"Bene cazzo datti una mossa. Faccio prima ad andarci a piedi fino a Heathrow altrimenti" urlò isterica

"Senti amica, guarda che puoi benissimo chiamarti un taxi eh!" dissi ridendo

"Dai che perdo l'aereo!" mi implorò

"Sono pronta!" dissi prendendo gli occhiali da sole

"Oh meno male, andiamo!" sospirò alzando gli occhi al cielo

Chiusi casa e scendemmo velocemente giù.

Caricammo le valige in macchina poi andammo dirette a Heathrow.

Mi dispiaceva un po' vederla andare via. Insomma sarei rimasta sola soletta a casina mia per 5 giorni prima che Harry e i ragazzi fossero tornati. Però lei non l'avrei rivista fino a una settimana e mezzo dopo, voleva fermarsi in Italia un po' di più.

"Bi che fai mi lasci andare da sola?" bofonchiò

"Occorre anche che ti accompagni dentro l'aeroporto?" dissi ironicamente

Fece qualche smorfia.

"Certo che vengo" dissi ridendo

Ovviamente eravamo in anticipo. Avevo la patente da non molto ma diciamo che non andavo proprio piano piano.

"Martol divertiti!" dissi abbracciandola

"E tu cretina non fare troppe cazzate. Insomma non dare fuoco alla casa se tenti di cucinare. Anzi non cucinare, che forse è meglio" disse ridendo

Le diedi una spintarella.

"Evita di lasciare tutto quanto in casino. Altrimenti quando tornerò a casa mi toccherà sistemare tutto e non è che l'idea mi piaccia molto. Ma soprattutto non ti ubriacare in mia assenza. Lo sai che amo vederti ubriaca, fai dei discorsi ancora più contorti di quelli che fai normalmente" disse ridendo

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