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Il terriccio è ancora bagnato quando io e Lily a tarda notte lo calpestiamo e il cielo è ancora scuro, caratterizzato da nuvole grandi e cariche di litri e litri d'acqua. Ha smesso di piovere da un'ora ormai e, ciò, facilità la nostra fuga notturna verso il capanno diroccato che si trova, esattamente, alla fine dell'immenso campo aperto, abbastanza lontano dall'edificio che ci ospita tutti, in modo tale da non destare alcun sospetto. La scelta è una conseguenza dettata dalla necessità, per alcuni di noi, di evadere anche per poche ore dalla realtà che ci circonda e tale decisione, infatti, non è stata approvata da molti. Questi ultimi credono che non sia il caso di organizzare feste e quant'altro nelle uniche ore di riposo concesse e inoltre definiscono queste decisioni irrispettose sia per il colonnello e sia per coloro che ogni giorno lottano per sopravvivere. Io, d'altro canto, non posso non affermare di essere totalmente d'accordo ma non posso nemmeno negare che una pausa possa far bene. Allenarsi costantemente causa spossatezza e stanchezza - oltre che malessere psicologico - e la routine a cui siamo sottoposti può, in un certo senso, incidere molto sulla nostra salute. È vero che non possiamo abbandonarci allo svago assoluto, tuttavia, mi trovo in disaccordo con le regole fin troppo rigide dell'accademia. Infatti, anche se non impazzisco per feste del genere, alla fine, trasgredisco lo stesso.

Il capannone non può essere di certo paragonato ad un locale vero e proprio, non ha né la forma e né la sostanza ma ci adeguiamo a quello che abbiamo. In primo luogo perché non possiamo uscire di qui senza un permesso speciale, tranne per le concessioni che danno ogni mese ad ognuno di noi. In secondo luogo perché è l'unico posto che si distanzia maggiormente dall'edificio e ci garantisce di poter fare quello che vogliamo senza essere scoperti dalle guardie notturne. In terzo luogo perché è praticamente nascosto da alberi molto alti, le cui radici sono vecchie di almeno duecento anni.

È capitato che qualche guardia si sia insospettita, sia per lo strano via e vai di persone che fingevano di raggiungere la propria camera per andare a dormire e sia per il silenzio tombale che avvolgeva l'intero edificio, quando - in sostanza tutti i giorni - nonostante il coprifuoco deciso da Marxwell, molti si allenavano nelle apposite palestre tutte le notti.

Fortunatamente, una delle guardie è appunto membro degli organizzatori e quindi riesce a raggirare coloro che sono all'oscuro soprattutto quando svolge il suo incarico.

Guardo alle mie spalle, per assicurarmi che nessuno ci sta seguendo, e affilo lo sguardo quando noto una delle guardie intenta a perlustrare la parte opposta dell'accademia. Lily, in quanto partecipante assidua, non si pone nessun problema e infatti cammina a passo spedito senza guardarsi dietro, come se ormai sappia che nessuna anima pia ci seguirà e probabilmente è così ma non si sa mai. Non sono abituata a queste trasgressioni.

« Puoi velocizzare? Di questo passo arriveremo domattina!» mi bisbiglia guardandomi per pochi secondi e scrutando davanti a sé la strada da dover prendere per arrivare al capannone.

Ruoto gli occhi al cielo e velocizzo il passo accontentandola.

« Sto solo controllando che nessuno ci segua, sai, qualcuno qui non si preoccupa» dico ironica meritandomi un'occhiataccia da parte sua.

« Sai bene che non siamo mai stati scoperti, smettila di fare l'uccello del malaugurio» borbotta.

Sbuffo, ruotando nuovamente gli occhi al cielo per il suo insulto indiretto e la seguo. Ovviamente la fuga consiste nel camminare in giro senza luce, perché potrebbero scoprirci, e senza sapere di conseguenza dove mettiamo i piedi. Potrei inciampare in una fossa e nemmeno me ne accorgerei ma sarebbe improbabile secondo miss biondina, conciata - nel vero senso della parola - per le feste.

« Poi spiegami dove hai trovato questi vestiti che indossi, anzi, che indossiamo.» dico.

Perché non basta partecipare a questo tipo divertimento, sotto costrizione, ma devo pure indossare abiti che non rientrano nel mio genere. Fortunatamente, dopo varie insistenze, l'ho convinta a non mettere quel pezzo di stoffa che lei chiama ' gonna ', a patto che indossassi almeno uno dei tanti top nascosti chissà in quale assurdo posto.

OLTRE I LIMITI DEL CUORE |HS|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora