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La famosa chiacchierata con Marxwell è il motivo principale per cui, al momento, mi ritrovo a percorrere il medesimo tragitto che mi porterà direttamente nel suo ufficio. Stupore a parte, legato alla diversità di questa parte di edificio e l'altra, mi ritrovo ad osservare con sguardo consapevole la porta blindata, - con tanto di impronta digitale e codice di riconoscimento -, i due uomini dietro le apposite scrivanie che, come sempre, non sollevano gli occhi dallo schermo del PC ultra moderno, ed i vari ingressi che riesco perfettamente a distinguere grazie alle sigle affisse sulle porte. All'inizio ero rimasta affascinata da tutta questa compostezza, serietà e asetticità ma ad oggi non riesco più a guardare questo posto alla stessa maniera. Forse, il sistema o meglio dire l'organizzazione, è molto più lineare rispetto alla nostra e ciò lo posso ben dire anche dalle piccole cose non concesse a tutti noi. Tuttavia, capisco per quale motivo si tende a rendere impeccabile questa parte di edificio; quest'ala è semplicemente il cervello dell'accademia. Se non mi avessero resa partecipe di questo piano, che tra non molto verrà attuato, probabilmente non avrei mai capito quale fosse la funzione principale di tutta questa gente e di tutti questi marchingegni che parte della popolazione a malapena conosce.
Lancio un'occhiata all'uomo rigido di postura e concentrato sul suo lavoro ma non mi avvicino alla scrivania. So per certo che sappia chi sia e cosa ci faccia qui, ed il fatto che continui ad ignorarmi conferma la mia idea.
Gli uomini e donne in divisa non mi degnano di una sola occhiata, non che me ne freghi qualcosa dopo tutto ma non sono abituata ad un atteggiamento così professionale.
Busso due volte alla porta di Marxwell e non appena ottengo un cenno di assenso entro dentro.
« Colonnello»
Lo sguardo che mi riserva, non appena varco la soglia, è indecifrabile. La sua postura è rigida, i suoi occhi scuri fissano la mia figura senza battere ciglio e le sue mani si intrecciano in un movimento spontaneo ma allo stesso tempo calcolato. Tutto ciò che fa sembra meditato, studiato nei minimi particolari, come se comportarsi in questa maniera lo possa mettere in una posizione di vantaggio. Ti guarda, e l'intensità con cui lo fa ti mette, in automatico, in soggezione, a disagio. Con me non succede mai, però; forse perché non sono in tipo che si lascia intimorire da qualche occhiata o comando, o magari perché la mia indole ribelle mi porta ad azionare quel meccanismo di difesa e di attacco che molte volte mi costa qualche ammonimento.
Non riesco a controllare il mio temperamento se qualcosa non va come di regola deve andare, e tanto meno non riesco a tener a bada la mia impulsività. Tutte queste irregolarità potrebbero essere un problema, in effetti, ma non posso di certo stravolgere il mio carattere per sottostare ai bacchettamenti degli altri.
Il mio sguardo di sufficienza, e a tratti anche impertinente, lo porta quasi subito a sospirare pesantemente.
Il motivo per cui mi trovo qui è ovvio e lo sa molto bene anche lui.
Aderisce allo schienale della sedia ed i suoi gomiti, dapprima poggiati sulla scrivania, si appoggiano in automatico sui due braccioli.
Con un cenno del capo mi invita a sedermi su una delle due sedie e senza ribattere lo faccio, assumendo la sua stessa posizione.
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OLTRE I LIMITI DEL CUORE |HS|
AçãoCOMPLETA (DA REVISIONARE!) Arabella Nelson è una giovane ragazza di appena vent'anni, con un passato difficile alle spalle e tante insicurezze celate dietro ad una maschera di indifferenza e apatia. Finita la scuola, decide di arruolarsi insieme all...