| I commenti non sono collegati ai capitoli che leggerete. Purtroppo Wattpad ha stravolto tutto. Per evitare spoiler, vi consiglio di non leggerli. Semmai voleste scrivere, siete liberi di farlo|
Le goccioline d'acqua si infrangono al suolo a ritmo regolare. Un rumore non troppo fastidioso che abbraccia il mio udito, inducendolo a concentrare tutta l'attenzione su di esso. I miei occhi, come ipnotizzati, fissano senza battere ciglio la pioggerella che sgorga dalla tubatura intaccata e che, pochi secondi dopo, scivola giù schiantandosi sul cemento sotto ai miei piedi. Un soffio d'aria gelida fa svolazzare i miei capelli, che racchiusi in una coda alta schiaffeggiano con poca potenza il mio viso. L'aria che si respira è putrida, corrotta da un odore pungente proveniente da chissà dove, o meglio dire cosa, la quale pizzica le mie narici istigando il mio naso a storcersi. Non ho idea di quanto tempo sia passato, forse minuti o addirittura ore. L'unica cosa di cui sono consapevole è il posto in cui mi trovo al momento; quel tunnel che ci ha condotti all'interno dell'edificio e che in teoria avrebbe dovuto aiutarci a tornare in accademia. Il piano prevedeva questo all'inizio: perlustrare il luogo nemico e allo scadere del tempo tornare alla base, ovviamente evitando di menzionare gli imprevisti che avrebbero potuto rallentarci, o meglio causare problemi. Avevamo calcolato tutto, nei minimi dettagli, dalla nostra partenza al nostro ritorno ma si sa, la fortuna non gira sempre dalla parte giusta. Conoscevamo i rischi, i pericoli di questa missione e, purtroppo, anche il poco tempo a disposizione ma non immaginavamo che dietro ad un insulso edificio - vigilato da fin troppe guardie - si nascondessero misteri del genere. Iabo non è solo un uomo frustrato che detiene il controllo di molti paesi e che ama il potere ma è anche uno squilibrato che uccide uomini per assurdi esperimenti, di cui non si conosce nemmeno lo scopo principale e quello, immagino, anche secondario. Abbraccio le mie gambe portandole al petto, intrecciando le dita tra di loro e appoggiando il mento sulle ginocchia. Distolgo lo sguardo puntandolo dinnanzi a me, osservando senza alcuna espressione le crepe che si prorogano in diverse direzioni, come se fossero davvero interessanti ma di cui, in realtà, non mi importa proprio nulla. La poca luce che illumina questa galleria si riflette in alcuni punti, ombreggiando i visi dei ragazzi seduti al mio fianco che, come me, si lasciano avvinghiare dal silenzio totale. Dopo la fuga nessuno ha aperto più bocca, eccetto Drew che dovette avvisare Paul ed i ragazzi della scomparsa di Trevor, di cui non si hanno più notizie.
Sembra essersi volatilizzato nel nulla.
Tentai di riaprire quel varco, sotto lo sguardo rammaricato degli altri, ma dopo minuti interminabili di colpi mi arresi all'evidenza. Non esisteva alcun modo per recuperarlo e a questa constatazione mi lasciai cadere a terra, sentendomi improvvisamente priva di forze.
Aspettai che le voci ed i rumori volgessero al termine, attesi che quel varco si riaprisse nuovamente ma, oltre al silenzio che calò qualche istante dopo, non accadde nulla. E fu proprio in quel preciso momento che mi resi conto della mia impotenza. Fu in quell'esatto istante che tutto il coraggio, tutta la mia determinazione e tutte le mie parole sfumarono, come sabbia avvolta dalle onde del mare. Sentirsi impotenti di fronte al male è letale, micidiale, quasi come la consapevolezza di non aver potuto soccorrere e portare in salvo l'unica persona che, ormai, credo fortemente di amare. Forse amare è una parola grossa, probabilmente ne disconosco il significato ma sento di provare qualcosa di forte per lui, e la fitta che percepisco all'altezza del petto, quando penso a lui, è così dolorosa da fare male.
Deglutisco rannicchiandomi su me stessa, nascondendo la faccia tra le mie braccia e chiudendo gli occhi, provando a trattenere le lacrime che affrettano a sgorgare. Le blocco, sebbene senta perfettamente la gola bruciare.
Credevo di essere forte, eppure in questi mesi tutto ciò che pensavo di possedere e di essere si è trasformato in pura convinzione; perché sì, tendevo a convincermi che fossi tutte queste cose, quando in realtà - dentro di me - predominano solo fragilità e cumuli di incertezze, avvolte in un guscio luccicante ma internamente vuoto.
Promisi a me stessa che qualora le cose fossero andate male, avrei fatto di tutto per rimediare. Promisi di salvaguardare sia la mia persona che i miei amici ma alla fine non ho mantenuto nessuna di queste promesse, forse la prima, e adesso sento solo di essere egoista. Non so dove si trova, se sta bene o se, in casi estremi, è stato scoperto ma confido in lui, nelle sue capacità e abilità. Trevor è furbo, riesce a cavarsela, io so che è così e continuerò a convincermi di questo perché se mi abbandonassi alla negatività non saprei come uscirne, perché se pensassi a Trevor, ferito e fustigato, una parte di me morirebbe.
Un singhiozzo abbandona le mie labbra ma copro la mia bocca affinché nessuno se ne accorga, sento le ciglia inumidirsi ma stringo i denti sperando di non crollare, non davanti a tutti loro. E sebbene stia cercando di crogiolarmi nel mio silenzio, percepisco perfettamente un dolce calore depositarsi sul mio ginocchio. Non sento il bisogno di sollevare la testa per capire a chi appartenga questa mano, perché riuscirei a riconoscere il tocco anche tra mille mani. Lily stringe la presa, sperando di infondermi quel coraggio che mi manca e serro le palpebre, acciuffandolo per non cedere.
STAI LEGGENDO
OLTRE I LIMITI DEL CUORE |HS|
AcciónCOMPLETA (DA REVISIONARE!) Arabella Nelson è una giovane ragazza di appena vent'anni, con un passato difficile alle spalle e tante insicurezze celate dietro ad una maschera di indifferenza e apatia. Finita la scuola, decide di arruolarsi insieme all...