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Non sono mai stata il tipo di persona che si abbandona alle frivolezze, che ama il divertimento e che ama perdere la testa fino a non ricordare più nulla il giorno dopo. Tanto meno non amo condividere il mio tempo con persone del genere. Non per niente, appunto, mi trovo fuori da quello spazio – fin troppo piccolo e pieno di teste vuote – appena dieci minuti dopo aver varcato la soglia. La convinzione che molta gente non capisca il vero significato della loro esistenza, infatti, è palpabile. Credo sia lecito lasciarsi andare a questi piaceri terreni, qualche volta, come l'alcol o semplicemente il sesso di una notte o poco più, ma è anche vero che tutte queste cose, alla fine, si perdono. Semplicemente arrivano, si afferrano e poi si molla la presa, lasciando così un vuoto che non si riempirà più. E non parlo di un vuoto di memoria dettato dal troppo alcol ingerito, bensì di un vuoto interiore, profondo. Alcuni mi considerano troppo impostata per i ragionamenti che la mia mente partorisce e tanti altri, invece, pensano che non mi goda davvero la vita, che seguo un percorso unidirezionale, senza piccole scappatoie che potrebbero, in un certo senso, aiutarmi. Io non do molto peso alle loro parole perché, fortunatamente, riesco ad indossare quella maschera di indifferenza che tutti temono. Parto dal presupposto che le critiche provengano da individui superficiali, che non badano troppo alla sostanza bensì all'apparenza. L'apparenza, di fatti, è ciò che mi premuro di curare di più. Non mi interessa che gli altri conoscano la vera me e ciò che sono davvero. Non voglio che tutti sappiano cosa ho passato, cosa mi ha resa tale ed il motivo per cui sono così troppo impostata e fin troppo fredda e apatica. Mi basta solo che mi stiano lontani perché sto bene da sola, chiusa in quella bolla costruita da me stessa in tutti questi anni.
Le feste non fanno per me, non ho bisogno di affogare i miei dispiaceri nell'alcol perché oltre ad annebbiarti i sensi non ti lascia nulla. Solo un immenso vuoto in più aggiunto a quello che già possiedi. Un puntino nero che via via si trasforma in una vera e propria voragine.

Inoltre, se avessi la testa in completa perdizione, non potrei penetrare oltre la superficie. La caratteristica che mi rispecchia di più, infatti, è la mia indole coltivata sin da piccola: osservare minuziosamente e curiosamente tutto quello che mi circonda, sperando e cercando di ottenere quel particolare che fa la differenza, che distingue l'essere da tutto e da tutti. Amo il particolare, l'inusuale, quella caratteristica fuori dal comune, l'insolito.

E non è qualcosa di molti. Non tutti si fermano davvero a guardarti e a chiedersi se l'immagine che dai e che rifletti al mondo sia autentica, vera. È una dota di pochi, di coloro che si distanziano da quel tipo di mondo fatto di futilità, estrema leggerezza e vacuità.

Ed è ciò che accade in questo momento. La mia indole sale a galla, spingendo via – furiosamente –  la razionalità che mi intima ad arretrare e pensare ai fatti miei. Eppure non riesco, l'istinto vince su tutto, e per questo motivo – invece di nascondermi e tornare dentro – affilo di più lo sguardo ed espongo il mio viso.

Osservo la figura alta e slanciata, senza farmi beccare, che riesco a riconoscere immediatamente e che probabilmente riuscirei ad individuare tra tanti. Trevor si trova esattamente a qualche metro di distanza dalla mia figura nascosta mentre, per mia sorpresa, tiene tra le dita una sigaretta quasi del tutto consumata. Il suo corpo è poggiato totalmente al sostegno dietro di lui, con una gamba piegata in modo tale da far combaciare la pianta del piede con l'esterno del capannone, le braccia incrociate ed il viso rivolto verso l'alto, incorniciato dai suoi ricci e dal suo ciuffo ribelle che di tanto in tanto si sposta a causa della brezza.

Gli occhi sono rivolti al cielo privo di stelle, quelle piccole porzioni di luci che accompagnano la vita notturna, e sembrano persi in chissà quale pensiero. Il suo profilo è poco illuminato dal bagliore che emana la luce all'interno del luogo, eppure risulta essere esattamente bello quasi come tutte le volte che ho avuto la possibilità di vederlo in viso. Se non conoscessi il suo carattere simile al mio – se non peggio – direi che in questo momento sembra essere infinitamente frangibile, indifeso. Perso nel turbine di pensieri nascosti e cupi che solo egli stesso potrebbe esternare. Perché in fondo conosco quello sguardo: uno sguardo che non ammette aiuti esterni, che non ammette alcun tocco di speranza.

OLTRE I LIMITI DEL CUORE |HS|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora