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| I commenti non sono collegati ai capitoli che leggerete. Purtroppo Wattpad ha stravolto tutto. Per evitare spoiler, vi consiglio di non leggerli. Semmai voleste scrivere, siete liberi di farlo|

Il clima non è come tutti gli altri giorni. Stranamente, il cielo è limpido ed il sole splende. Come d’abitudine, mi sono svegliata alle sei del mattino, - grazie ai fasci solari che penetravano dalla finestra -, estremamente stanca e spossata, la mia condizione fisica e mentale è giustamente una conseguenza della notte appena passata in bianco. I troppi pensieri dovuti all’incontro con Marxwell, le scoperte inabissate da anni e l’infiltrato che apparentemente Trevor non è riuscito ad acciuffare… Troppe cose continuano a frullare nella mia testa, portandomi quasi all’esasperazione. Esasperazione perché non riesco a dare un senso a tutto quello che sta accadendo in queste settimane e soprattutto in questi giorni, e perché le domande continuano ad aumentare sempre più provocando un caos generale che sfocia in rabbia verso me stessa e verso gli altri. Sapevo che la Siria nascondesse molte verità ma non pensavo che potesse adombrare un evento del genere; una storia meschina, oltre i limiti del normale.

Eppure è così e all’inizio non capivo per quale motivo tutti noi non eravamo a conoscenza di questi particolari. Tuttavia, dopo le varie spiegazioni abbiamo capito il motivo principale: Marxwell e Jeffrey lavorano in segreto, collaborano con altre organizzazioni apparentemente superflue e agganciano possibili soldati per rafforzare la potenza fisica. Tra i tanti ci sono Trevor, Drew, Paul, Tom e Liam e adesso le ultime aggiunte siamo noi quattro. Non ho idea di cosa intendeva il colonnello con le ultime parole riferite a noi ma evidentemente, se hanno scelto proprio noi, un motivo importante e serio c'è. Ammetto di aver qualità fisiche e in parte mentali, logica più che altro, ma oltre questo non mi spiego perché noi tra tanti. Ciononostante, non ho intenzione di tirarmi indietro. Non sono fatta così, arrivo fino in fondo nelle cose anche a costo di rimetterci le penne. Sin da piccola mi hanno insegnato ad affrontare la vita a testa alta, senza alcun timore e paure. Se mi colpiscono provocando una mia caduta, mi rialzo. Se mi afferrano per una gamba, scalcio affinché la presa si allenti ed in definitiva si tolga. E se gettano il guanto di sfida, lo afferro.

Mai arrendersi, mai gettare la spugna piuttosto combatto e continuo fino alla fine.

Ed è così che farò.

Il sudore imperla la fronte, luccica palesemente evidenziando la fatica e lo sforzo immane a cui è sottoposto il mio corpo. Mi sto allenando da almeno quattro ore e aspetto solamente che Trevor mi dia un cenno affermativo per iniziare il combattimento corpo a corpo. È da settimane che preferisce allenarmi senza poi affrontarmi, continua a dire che non sia pronta per uno scontro ed io, digrignando i denti a causa delle sue parole, ho lasciato perdere assecondandolo. Mi riprende continuamente ma sto in silenzio, detta ordini a raffica ma li seguo, mi insulta per gli esercizi fatti male ed io li eseguo nuovamente perfezionandoli sempre di più. Conto mentalmente per non urlargli contro di andare a farsi fottere e, fortunatamente, riesco nel mio intento. Controllo me stessa e tutto va per il verso giusto. Non ho molta pazienza eppure ho imparato a cercarla sotto cumuli di istintività e avversione. In un certo senso mi sento orgogliosa di ciò che sto facendo, fino a qualche mese fa non avrei mai pensato di lavorare sotto la stretta osservazione di qualcuno eppure mi sono abituata.

Abitudine, una parola che non potrebbe essere inserita nel mio vocabolario ma che adesso raggiunge il primo posto in classifica, come la pazienza.

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